Una storia vera

Titolo: Una storia vera

Autrice: Angela Mogano

Editore: Scatole Parlanti

Collana: Voci

Pagine: 176

Prezzo: € 15,00

Uscita: 21 marzo 2022

Recensione

Angela Morgano ha scritto un libro, il suo primo romanzo, che merita di essere letto. Il titolo è “Una storia vera” ed è stato pubblicato dalla casa editrice “Scatole Parlanti”.

Già dalle prime pagine l’autrice ci cattura con la sua scrittura intensa, oserei quasi dire struggente, incisiva ed assolutamente coinvolgente.

I due protagonisti iniziali, ossia la bambina di nome Maria e suo nonno materno, sono il fulcro della vicenda per la prima parte e ci tengono compagnia per le varie pagine. Ho trovato l’uomo particolarmente insopportabile e con un carattere arrogante e terribile, egli ha ricoperto la figura negativa e pessima della storia. Ma, nel corso delle pagine, Maria ci presenta anche molti altri personaggi che animeranno i capitoli e daranno vita quasi ad una saga familiare. Infatti, veniamo a conoscenza della nonna, dei genitori della ragazzina ed insieme a loro riaffiorano i ricordi, i vari momenti che si trovano nella sua memoria.

Tutto ciò è scritto e riportato da Angela Morgano con grande delicatezza e con tatto, tutto scorre in modo da diventare come una specie di diario dei ricordi e delle vicende della sua famiglia.

Inoltre, il libro è condito pure da un po’ di storia dato che è ambientato negli anni che vanno dal Novecento alla fine degli anni Settanta e riguarda le vite di ben tre donne, tre generazioni. Tutte e tre non hanno avuto una vita facile e tranquilla, infatti si ritrovano segni sulla pelle e nel cuore. Il cuore è anche quello del lettore che viene coinvolto durante la lettura di “Una storia vera” dalla quale non può restare insensibile. Per quanto mi riguarda ho trovato diversi passaggi , che mi hanno colpito e che ho sottolineato, come delle frecce che arrivano dritte a noi e che ci scuotono senza pietà.

“Nei tre anni in cui sono rimasta in quel collegio, non ricordo un giorno in cui sia stata almeno serena. D’inverno le nostre giornate erano scandite dal solito tran tran: sveglia al crepuscolo, messa mattutina, colazione, lezioni, pranzo, compiti, cena, preghiere, qualche gioco in veranda al freddo e finalmente a dormire…”

Angela Mogano ci conquista con questo suo primo romanzo e si dimostra molto talentuosa con la sua penna, facendoci provare varie forti sensazioni ed emozioni, specialmente di dolore e di tristezza. Il romanzo, al suo interno, presenta anche delle frasi in dialetto che, a volte, ho trovate abbastanza chiare, altre volte, invece, un pochino meno. Con questo utilizzo, l’autrice ha reso, secondo me, tutto più vero e profondo, ogni tanto, però mi sono distratto un po’ dalla lettura, ho perso la mia concentrazione e il mio coinvolgimento.

Nel corso del libro scopriamo meglio le varie donne protagoniste, i loro caratteri e i loro pregi. Angela Mogano non è avara di descrizioni, ma anzi le troviamo ben dettagliate e precise.

Ho gradito “Una storia vera”, ma nel corso della lettura ho provato molta tristezza e solitudine. L’autrice, da parte sua, è stata parecchio brava e precisa in ogni dettaglio; infatti, la narrazione risulta curata in tutti i suoi particolari.

Alla fine del libro troviamo delle foto che arricchiscono sicuramente la lettura e donano un’ulteriore veridicità a tutta la storia. Ne consiglio la lettura a chi ama il genere storico, a chi ama le saghe familiari, a chi piace leggere i romanzi con vicende toccanti e malinconiche, a chi vuole un libro con delle donne protagoniste che sanno lasciare il segno e far affezionare a loro i lettori, a chi desidera leggere una storia scritta con un tono triste e coinvolgente da arrivare dritto al cuore.

Concludo con l’incipit:

Era una tiepida mattina di maggio, i rintocchi delle campane si intrufolavano in casa insieme alle voci confuse degli ambulanti che invitavano le donne a verificare la bontà della merce. I miei fratelli si rincorrevano, zigzagando tra le sedie della cucina, mentre io cullavo il fazzoletto che avevo avvolto a mo’ di bambolina in fasce, quando mia madre entrò nella stanza senza il solito grembiule. Era scura in volto e si mordeva in continuazione il labbro inferiore. Aprì lo sportellino del focolare per controllare che ci fossero ancora ciocchi di legna, poi, senza nemmeno voltarsi, ci chiese di lavare bene viso e mani e di indossare il vestito buono, anche se non era domenica, perché saremmo andati a trovare il nonno Vincenzo. «E chi è ‘stu nonno Vincenzo?» domandò Carlo, sbucando con la testa da sotto il tavolo da pranzo. «Mio pa-dre» sillabò lei. «Mo’ muviteve però!».

La notizia ci sorprese. Era la prima volta che sentivamo parlare di lui. lo ero contenta di conoscere il nonno materno, dato che quello paterno era morto qualche giorno dopo la nascita di mio padre a causa di una ferita riportata durante la Grande guerra. Un suo dagherrotipo dominava il varco antistante alla camera da letto e a me faceva tanta paura, ma non osavo dirlo, perché papà lo venerava come un santo…”

Trama

In una tiepida mattina di maggio, la piccola Maria conosce il nonno materno di cui non aveva mai sentito parlare. Ma l’incontro sarà per lei un’esperienza scioccante che le farà scoprire la tragica storia della sua famiglia, a partire dal matrimonio della nonna Luisa con un uomo violento e dissoluto.

Attraverso uno struggente flashback, la madre di Maria, Ermelinda, mette insieme i pezzi della sua vita fino all’incontro con il marito tornato in Italia dopo lunghi anni di prigionia in un campo di concentramento. Qui si innesta il toccante e delicato racconto di Maria: l’infanzia fugace, la malattia, il collegio, la passio[1]ne per il lavoro da sarta e la necessità di quello in fabbrica, le ingiustizie del padrone, i soprusi, la lotta di classe e infine l’amore. Una storia vera ripercorre, dagli inizi del Novecento alla fine degli anni Settanta, le vite di tre donne che hanno conosciuto differenti forme di violenza, tre donne di cuore, cucitrici, madri instancabili che hanno provato sulla propria pelle il significato della parola rinuncia.

Un romanzo sul tempo, quello perduto e quello ritrovato, sul[1]la forza di volontà e sulla bellezza che esiste, nonostante tutto.

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