Titolo: Sonata d’inverno
Autrice: Dorothy Edwards
Editore: Fazi
Collana: Le strade
Pagine: 176
Prezzo: € 17,00
Uscita: 27 gennaio 2022
Traduzione: Francesca Frigerio
Recensione
“Sonata d’inverno” è l’unico romanzo scritto da Dorothy Edwards (morta suicida nel 1934) e pubblicato da “Fazi Editore”.
Pur non essendo un gran lettore di libri classici, a cui questo si avvicina molto, ho deciso di leggerlo perché sono rimasto colpito dalla trama.
Lo stile narrativo è assolutamente incantevole e delicato. La precisione della sua penna è invidiabile, tutto sembra scritto in modo perfetto e con grande cura.
La vicenda scorre abbastanza, seppure il ritmo, a mio avviso e per i miei gusti, è un po’ troppo lento. Ho però riscontrato che pagina, dopo pagina, questo andamento del romanzo mi ha permesso di gustare maggiormente la storia e i suoi personaggi. Tutto ruota intorno a loro e le descrizioni sono affascinanti.
“Sonata d’inverno” è una lettura che ci regala la possibilità di rilassarci, di estraniarci dalla nostra quotidianità assistendo alle vicende di questi uomini e donne presenti nei vari capitoli.
L’atmosfera è soft, quieta come la neve d’inverno attutisce ogni rumore e a tratti è, forse, pure un po’ malinconica.
La scrittura di Dorothy Edwards riesce nell’intento di rendere la lettura gradevole ed appassionante nonostante la mancanza di passaggi ad effetto, di colpi di scena memorabili. Nonostante tutto ciò si è invogliati a restare incollati alle pagine per partecipare agli avvenimenti quotidiani dei protagonisti, in particolare di due sorelle, due uomini e una ragazzina che, forse, è l’unica a regalare un po’ di “pepe” e di movimento al romanzo.
Durante la lettura, grazie alla bravura della scrittrice con le descrizioni, si riesce ad immaginare molto bene tutto ciò che viene narrato. Si percepisce la quiete, si sente il freddo dell’inverno, si intuisce la tranquillità del posto e, secondo me, l’insoddisfazione e il nervosismo di alcuni personaggi del romanzo. Sono tante le sensazioni che ci arrivano mentre leggiamo “Sonata d’inverno”. Personalmente ho trovato tutto così reale, a volte triste e malinconico, ma allo stesso tempo mi invogliava a continuare la lettura e mi rilassava, mi trasmetteva una strana sensazione di benessere, nonostante tutto.
A differenza di altri romanzi, non mi sono sorte domande, né mi ha fatto fermare a pensare, a riflettere su determinati passaggi, ma tutto è stato molto pacato e scorrevole, come se non avessi nulla intorno. Una sensazione davvero particolare e una volta terminato il libro, semplicemente lo si chiude e si passa ad altro.
“Sonata d’inverno” di Dorothy Edwards ha questo potere magnetico e seducente che intrattiene con garbo e delicatezza, nonostante la mancanza di ritmo e di colpi di scena.
Il passaggio migliore, che più mi è piaciuto, è proprio quello che “Fazi Editore” ha deciso di pubblicare in quarta di copertina e che vi riporto qui sotto:
«Ma la sera, dopo quella bella giornata, si alzò il vento e nel cielo fluttuavano grosse nuvole grigie. Violente raffiche irruppero nel villaggio squarciandone la quiete, abbattendosi su porte e finestre e facendo cozzare orribilmente i rami degli alberi gli uni contro gli altri.
Il vento soffiò a quel modo per tutta la notte, e al mattino le foglie dorate erano state strappate via dai rami spogli e giacevano sul duro terreno freddo e nelle strade, sotto gli zoccoli dei cavalli e le ruote dei carri. Il vento era gelido e pungente. Era arrivato l’inverno».
Trama
In un piccolo villaggio della campagna inglese che sa di Jane Austen quanto di Čechov, mentre l’inverno imbianca il paesaggio si dipanano le vicende sentimentali e sociali di una piccola comunità: due sorelle corteggiate a intermittenza, un cugino che non sa cosa fare di sé, una ragazzina ribelle che cerca di evadere da un contesto familiare soffocante, e il forestiero Arnold Nettle, giovane e cagionevole musicista trasferitosi in campagna per fuggire l’inverno cittadino.
Le lunghe serate trascorrono tra goffe conversazioni ed esibizioni musicali che sono le sole ad animare la calma che avvolge il paese. Tutti, in cuor loro, aspirano a qualche indefinito mutamento, sperano in un attimo epifanico che possa imprimere alla vita un corso più deciso, ma la voce dei protagonisti rimane in gola, così come il rumore dei passi si perde nel silenzio ovattato dell’inverno.
La solitudine della condizione umana è la grande protagonista di questa storia, tratteggiata con pochi tocchi delicati, simili a quelli che animano le corde del violoncello suonato nelle buie sere invernali.
Dorothy Edwards firma un romanzo quieto, intimo, nel quale lo stato d’animo dei personaggi prende corpo accordandosi con la musica e con il paesaggio, mentre si comincia a intravedere, in fondo alle strade innevate, l’inevitabile arrivo della primavera.