Titolo: Ritratto di donna
Autore: Cristian Mannu
Editore: Mondadori
Collana: Scrittori italiani e stranieri
Pagine: 125
Prezzo: € 18,00
Uscita: 19 aprile 2022
Recensione
Cristian Mannu, dopo aver vinto la ventottesima edizione del Premio Italo Calvino e la prima edizione del Premio Fondazione Megamark con il suo primo libro dal titolo “Maria di Ísili” (firmato “Giunti”), è tornato in libreria con un nuovo romanzo: “Ritratto di donna” pubblicato, questa volta, da “Mondadori” e con una cover, secondo me, splendida che conquista immediatamente la nostra attenzione e che trasmette molto.
Intanto vi propongo subito il bellissimo passaggio, molto poetico, presente in quarta di copertina,
“Vorresti chiederle se esiste davvero l’altra metà di se stesse, se lei ha trovato la sua; se esiste la formula magica per sentirsi intere, magari anche un poco sicure, e non solo frammenti spezzati di cose perdute che non si ritrovano mai”
Si tratta di una storia breve, divisa in tre parti (le prime due più ampie) in cui narra la storia di due figure femminili, madre e figlia e lo fa in modo schietto, sincero ed estremamente profondo. Tutto è davvero assai struggente, infatti la storia non lascia indifferenti, ma arriva al cuore e colpisce i sentimenti, specialmente di coloro che sono più sensibili e hanno un forte legame con la propria madre.
La scrittura di Cristian Mannu è, quindi, molto gradevole, oserei dire quasi poetica, delicata ed emozionante. Tutto scorre come un flusso di coscienza e arriva, a volte, a farci diventare gli occhi lucidi. Ammetto che nella seconda parte non è stato sempre facile seguire l’intera storia. Seppure sia un romanzo che conquista fin dalle prime pagine ed invoglia a leggerlo freneticamente per saperne di più, è meglio soffermarsi sui passaggi e godersi la soave scrittura di Cristian Mannu e magari, successivamente, rileggerlo una seconda volta per assicurarsi di non aver perso nessun concetto significativo che l’autore vuole trasmetterci.
La caratteristica di questa seconda parte è l’essere interamente scritta con un font in corsivo, rispetto a quello classico della prima e della terza sezione del romanzo.
“Ritratto di donna” è un libro che prende, coinvolge e a tratti è anche doloroso, quindi, forse, non è adatto a tutti, ma è splendido per la sua potenza lirica, per la sua tenacia nel raccontare il rapporto tra le due donne e con l’inserimento anche di altri personaggi della famiglia. Ci sono, inoltre, alcuni colpi di scena che risvegliano emozioni varie e, in qualche caso, scatenano un senso di tristezza e di desolazione.
La potenza della storia arriva al cuore grazie ad alcuni passaggi che lasciano il segno. I sentimenti delle due donne li si percepiscono in modo chiaro e netto.
Indubbiamente, a mio avviso, ci si affeziona alle due protagoniste anche se hanno caratteri diversi. L’autore è stato molto abile e bravo nel descrivere tutto con estrema precisione e ricchezza di dettagli tanto da rendere la storia e i personaggi affascinanti e parecchio incisivi.
Durante la lettura veniamo a conoscenza di molti ricordi, aneddoti, esperienze di vita e momenti quotidiani vissuti dalle due donne. Inoltre ci sono dei passaggi forti che, indubbiamente, lasciano il segno e commuovono parecchio, oltre a spingerci a voler abbracciare le protagoniste per dare loro un attimo di conforto.
Ammetto che alcuni passaggi sono anche tristi e assai delicati, ma ciò dimostra la bravura dello scrittore che non scrive mai per attirare l’attenzione e per far scendere la lacrima, ma si percepisce che ci ha messo il cuore e i suoi sentimenti per comporre “Ritratto di donna”. Un romanzo che conquista e cattura in modo toccante.
Personalmente mi è piaciuto davvero tanto e mi sento, quindi, di consigliarlo anche a voi. Ovviamente dovete tenere conto che è un libro intenso e profondo, con due figure femminili molto carismatiche che si aprono al lettore in tutta la loro potenza narrativa e di vita vissuta.
Ed ora è giunto il momento di proporvi l’incipit di questo gioiellino:
«C’è poco da fare, signora. La porti a casa. Meglio in famiglia che da sola qui in ospedale», così ti ha detto il giovane medico, gesticolando con le sue dita sottili, quando gli hai chiesto quale fosse la situazione dopo il malore che l’aveva colpita. E così hai fatto. L’hai riportata a casa. In questa casa che tu non hai mai sentito tua, ma che per lei è sempre stato l’unico luogo dove tornare, ogni volta, come se fosse un magnete dalla forza inspiegabile, il centro misterioso di un universo segreto.
Ed è qui, in questa casa, che adesso rimani ferma a osservarla: un viso che quasi non riconosci, senza trucco, appassito, una sagoma immobile e muta. Le tieni stretta la mano, non gliela vorresti lasciare. Di nuovo. Come in quella foto di tanti anni fa, quando eri ancora bambina: quel pezzetto di carta quadrato che tenevi dentro il tuo diario e che ora ti fermi di nuovo a guardare, sul suo comodino, per la prima volta a colori e ingrandito….
Trama
Due donne unite dal legame più intimo e complesso: quello tra madre e figlia. La figlia, ormai adulta e madre a sua volta, scrittrice affermata ma dalla vita personale irrisolta, cerca di ricostruire i frammenti del discorso amoroso che la lega alla madre anziana e alla Sardegna, la terra che ha lasciato anni prima e in cui ora è tornata. Come pezzi di conchiglie sparsi sul bagnasciuga i ricordi le pungono la pelle e le parlano di una remota bellezza, ma non riescono a unirsi in una forma dotata di senso. Com’è successo – quando, e perché? – che la madre sia diventata qualcuno da cui difendersi e scappare? Eppure, nella distanza, tutto sembrava più nitido: il dolore, i silenzi, le incomprensioni.
Più semplice attribuire ruoli e responsabilità. Ma le prospettive cambiano, man mano che si modifica la nostra esistenza. E quando la prospettiva del racconto si trasferisce alla madre, che nella seconda parte del romanzo diventa l’io narrante, ecco che il quadro si arricchisce di elementi: nuovi colori, profumi, forme. Finché l’incastro dei punti di vista e le rispettive rivelazioni sfociano in una visione dall’alto, che fotografa la nascita di un nuovo e inaspettato legame.
In un alternarsi continuo tra passato e presente, cullati dalla scrittura dolce e musicale di Cristian Mannu, poco alla volta assistiamo alla definizione di un quadro sempre più completo, ricco di dettagli e sfumature. Come se avessimo il privilegio di assistere alla composizione, pennellata dopo pennellata, e poi compissimo qualche passo indietro per ammirarlo nel suo insieme.