Poliestere

Titolo: Poliestere

Autore: Luca Bertolotti

Editore: Fandango Libri

Pagine: 216

Prezzo: € 16,00

Uscita: 23 gennaio 2020

Recensione

Un libro sicuramente importante, che racconta di una particolare condizione lavorativa in cui, purtroppo, può capitare di incorrere. I protagonisti, infatti, lavorano in una fabbrica di vernici in cui la situazione a livello di sicurezza per la propria salute è devastante, come pure il modo in cui si viene trattati e considerati.

“Poliestere” risulta essere una storia molto toccante, forte, potente, come un grido di aiuto che arriva al lettore. Una richiesta di ribellarsi a questo mondo, a volte crudele e violento, che non tiene conto che chi lavora è un essere umano e non un oggetto da sfruttare e, in alcuni casi, da mettere in pericolo.

 “Te l’ho già detto, vero, che quella cabina non è adatta per i lavori che facciamo?” disse Livio

La scrittura di Luca Bertolotti è assolutamente molto cristallina e diretta. Il romanzo scorre bene e conquista il lettore per la veridicità della sua narrazione. A volte ho avuto la forte sensazione di percepire proprio l’odore delle vernici, un fatto che non sempre capita. Infatti, leggendo questo libro, ho usato parecchio anche l’olfatto e trovo, quindi, che l’autore sia stato molto bravo con la sua penna dato che è riuscito a farmi arrivare anche questa sensazione.

I personaggi sono ben caratterizzati, alcuni forse un po’ meglio di altri, e riescono a trasmetterci le proprie sensazioni ed il proprio mondo interiore.

“Io comunque ho paura, Elia. Ogni tanto ho l’impressione che qua dentro possa succedere qualcosa di brutto”

Il protagonista Livio è una persona che tiene duro e che dimostra di possedere un carattere forte e di non essere disposto ad arrendersi. Ho apprezzato molto il suo modo di agire e di comportarsi. Oltre al lavoro ha pure da gestire la sua difficile situazione familiare.

Ho trovato molto interessante anche il particolare rapporto di amicizia che si incontra tra le pagine del libro. Esso è sicuramente da tenere presente ed è costruttivo porci qualche riflessione, inoltre ci vengono mostrati i tre amici ognuno col proprio carattere.

Luca Bertolotti ci mette davanti una vicenda delicata, toccante, facendoci aprire gli occhi, dandoci una scossa circa le precarie condizioni del mondo lavorativo. Spesso, infatti, mancano le condizioni di sicurezza, si è sottopagati e “usati” come oggetti, per un breve tempo e solo per realizzare determinati lavori, per poi essere lasciati a casa.

“Non ti affezionare, Livio, a me serve solo per queste notti, poi lo lascio a casa”

Non esce un quadro positivo della situazione, ma è giusto che sia così perché “Poliestere” deve far riflettere sulla situazione e non farci restare inermi. Occorre, infatti, reagire e non sottostare ad una situazione del genere.

Questo libro dovrebbero essere letto da tutti, per rendersi conto, chiaramente, di come è, in alcuni casi, la situazione lavorativa. Un racconto che arriva al lettore senza filtri, ma in modo preciso e dettagliato, tanto da far rabbrividire in alcuni suoi passaggi

Concludo con le prime righe

“Livio era rimasto a casa nel periodo peggiore. Da un giorno all’altro l’impero del mobile era crollato, lasciandosi dietro un Machu Picchu di esposizioni e capannoni sfitti. Crisi globale più crisi del settore, gli aveva detto il suo datore di lavoro poco prima di portare i libri contabili in tribunale…

Livio si era messo subito a cercare lavoro con ogni mezzo: in rete, per strada, comprando quotidiani locali disseminati di facce di morti che nonostante la vicinanza geografica non riconosceva. Lidia gli ripeteva spesso di andare al patronato e presentare domanda per l’assegno.”

Trama

Nella Brianza profonda delle fabbrichette lavora Livio Belotti che, come l’autore, è un operaio specializzato nella verniciatura dei mobili.

Con la crisi del 2008 l’azienda lo lascia a casa e Livio, rifiutandosi di chiedere il sussidio di disoccupazione, manda in crisi anche la sua storia con Lidia che ha avuto una figlia, Martina, con un uomo che è scappato come se, anziché avere messo al mondo un individuo, ne avesse uccisi dieci. A Martina la madre e Livio hanno insegnato a odiare il lavoro, che mangia il tempo e ti lascia stanco.

Ciondolando in piena disoccupazione, Livio rincontra Elia, compagno del liceo e di scorribande quando ancora Livio sognava di diventare pittore: l’amico diversamente da lui è diventato padroncino grazie a un buon matrimonio e ha preso con sé Danilo, l’ultimo angolo del loro terzetto giovanile.

A Livio sembra un segno del destino e presto viene catapultato nell’azienda di Elia, che ha tagliato i dreadlocks e indossa solo costosissimi maglioni in lana cruda. Ma l’offerta di lavoro che avrebbe dovuto risolvere tutti i suoi problemi si rivela ben presto una trappola di straordinari e di sicurezza precaria.

Quando un imprevisto scombinerà i piani di Elia, solo la loro vecchia amicizia offrirà a questo scalcagnato terzetto la possibilità di lanciarsi in una nuova avventura.

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