Titolo: Oceano
Autore: Francesco Vidotto
Editore: Minerva Edizioni
Collana: Narrativa Minerva
Pagine: 190
Prezzo: € 15,00
Uscita: 27 giugno 2014
Recensione
“Oceano”, firmato dalla casa editrice “Minerva”, non è il primo libro che leggo di Francesco Vidotto, infatti sul blog trovate “Siro” (per leggere la mia recensione potete cliccare qui) e anche due libretti molto graziosi “Il grande cucciolo” e “Il cervo e il bambino” che ho riunito in un’unica recensione che trovate qua. Quindi la scrittura di questo autore la conoscevo già.
Sicuramente è un piacere leggere i suoi libri, sono parecchio gradevoli ed appassionanti, regalano la possibilità di estraniarci momentaneamente dalla nostra vita quotidiana.
La sua penna è molto poetica, dolce, tenera ed arriva direttamente al cuore.
I suoi libri, secondo me, vanno letti lentamente per gustarsi ogni minimo passaggio, per farsi conquistare dalle sue parole. Infatti, anche “Oceano” mi ha colpito positivamente. La copertina fa già partire la lettura alla grande per la dolcezza che trasmette, ma è poi la storia al suo interno che ci permette di apprezzare questo romanzo.
I passaggi da sottolineare, tra quelli che colpiscono maggiormente, o quelli di cui si ha poi il desiderio di rileggere, devo ammettere che sono diversi.
L’atmosfera e il ritmo che Francesco Vidotto dona al libro sono magnetici, dolci e si crea una sorta di limbo in cui si resta durante tutto il corso delle pagine.
“Oceano” si legge tutto d’un fiato, è pieno di vita, di storia di una persona che prima di andarsene ha il desiderio di raccontarsi, di lasciare traccia di sé. Infatti decide di narrare all’autore la sua esistenza.
“Mi chiamo Oceano, sono boscaiolo e non ho mai visto il mare. Questa è la mia storia”
La storia è a tratti anche commovente, scivola tra le pagine e lascia il segno. La scrittura di Francesco Vidotto è semplice, ma, sotto alcuni punti di vista, è anche particolare e conquista, però occorre restare un po’ distaccati per non farsi ferire e coinvolgere troppo.
Oceano ha avuto una vita che si discosta da molte altre fin dalla nascita e, man, mano che si racconta spedito, ci emoziona spesse volte. A tratti forse è tutto un po’ troppo e la penna dell’autore si spinge molto in là, ma sono scelte e gusti personali. Per quanto mi riguarda ho preferito “Siro”, seppure comunque “Oceano” è i grado di lasciare un bel segno indelebile una volta che si arriva all’ultima pagina. Segna parecchio dentro, forse troppo.
Se vi piacciono le storie biografiche, ricche ed intense di sentimenti ed emozioni, allora “Oceano” è il libro per voi che, forse, vi farà anche versare qualche lacrima.
Qui sotto vi propongo l’incipit:
“Se hai fantasia e tempo a disposizione, la scrittura è una meravigliosa occupazione.
Ho vissuto a lungo in città. Prima l’università di economia e commercio, poi uno studio commercialistico ed infine l’azienda. Tutti lavori d’ufficio a stretto contatto con i numeri e l’organizzazione. Chi mi conosce bene sa che, in quanto ad organizzazione, faccio acqua da tutte le parti e poi c’è un altro fatto: io dimentico le cifre. Spariscono. Le leggo, le osservo, mi sforzo di ricordarle, sollevo lo sguardo e sono scomparse. Solitamente questo non è un problema. Lo può invece diventare quando il tizio che scorda i numeri è il tuo consulente di bilancio. Scrivo invece e lo faccio dai tempi del liceo. Con la medesima velocità con cui un numero sbiadisce, una storia si crea e mi invade e devo raccontarla…”
Trama
Un volume che lo salva dall’oblio di se stesso perché lui si sta dimenticando. Invecchia, la sua memoria svanisce e queste pagine gli sopravvivono. Raccontano una storia che ha la forza del fulmine quando squarcia l’abete e lo rompe a metà. Oceano viene abbandonato e affidato a due genitori tutti nuovi provenienti dalle Dolomiti. Il suo cammino incrocia quello della dolce Italia, di “Sandrino e Basta”, di nonno Giusto e di Giovannino.
Invecchia lavorando fino a non sentir più le mani, falciando i prati in quota e incontrando l’amore, quello vero, negli occhi di una persona del tutto inaspettata. Gli capita di inciampare anche nella sua lapide, mentre una mattina di mezza estate ritorna, dopo una guerra che non voleva fare. Cammina, cade, si rialza, ma non la smette di sorridere con le sue gengive senza più un dente. Segue il sentiero della sua vita fino in fondo e, solamente alla fine, a quasi cent’anni, scopre la più evidente di tutte le cose e, forse per l’ultima volta ancora, sorride felice.