Titolo: Nostalgia di cartapesta
Autore: Maria Caterina Basile
Editore: Augh! Edizioni
Collana: Frecce
Pagine: 82
Prezzo: € 9,90
Uscita: 20 settembre 2018
Recensione
Leggere il nuovo lavoro (e per me primo libro) dell’autrice Maria Caterina Basile è stato davvero un piacere. Pur essendo molto breve è altrettanto intenso e costruttivo. Sono molti i messaggi che l’autrice vuole inviarci raccontando la storia di Salvatore che vive a Lecce e lavora con lo zio Enzo (da cui viene considerato come un figlio) producendo oggetti di cartapesta. Il ragazzo si dedica a questa attività con passione anche per evadere dai suoi vari problemi familiari e perché non si sente all’altezza di affrontare la vita di tutti i giorni, mentre quel luogo è per lui come un nido.
Salvatore è una persona molto sensibile, altruista e gentile che si “è semplicemente adagiato sul cammino dell’esistenza” e, per questo suo carattere, viene preso in giro da un altro zio che si dimostra essere una persona molto sgarbata, maleducata e saccente.
Durante la storia, grazie ad Enzo ed al suo ottimo carattere e desiderio di godersi la vita, si assisterà a una crescita interiore del ragazzo e di come cercherà di reagire prendendo in mano la sua vita e la tragica situazione familiare, cercando di aiutare anche il fratello tossicodipendente. Inoltre avrà la fortuna di incontrare, sul suo cammino, Maria Elena, che gli permetterà di ritrovare la fiducia in se stesso e quella voglia di vivere che sembrava ormai sopita.
“Nostalgia di cartapesta” è un breve, ma grande libro che mi ha scaldato il cuore. All’interno c’è davvero molto, infatti ci propone la vita con i suoi lati malinconici e nostalgici, le difficoltà familiari e i suoi drammi, la paura di affrontare le varie situazione pensando di non essere in grado e personaggi che si dimostrano alcuni buoni ed altruisti, mentre altri arroganti, menefreghisti, ancorati al passato e che giudicano con una mentalità chiusa e retrograda: “…ci sono momenti nella vita, in cui tutta l’ottusità dei nostri simili si presenta a noi in forma più assurda e volgare che esista…”.
Risulta, comunque, un inno alla vita con la sua voglia di rivincita e di ritagliarsi il proprio posto di meritata serenità. Ed è infatti ciò che farà Salvatore uscendo lentamente dal suo nido.
Maria Caterina Basile scrive in modo molto toccante, inteso e profondo, infatti ci sono davvero diversi passaggi da assaporare e sui quali fermarsi a riflettere. Inoltre affronta temi ed argomenti importanti senza banalizzarli, ma usando le parole più adatte.
Un libro che consiglio a tutti, una storia da leggere e rileggere. Sono certo che ne resterete sorpresi positivamente.
Qui sotto trovate uno dei vari passaggi che ho sottolineato durante la lettura:
“…è questo l’aspetto che amo di più del mio lavoro: l’essere responsabile e partecipe del sorriso infantile che si dipinge sui volti dei clienti, del loro senso di stupore, del ritorno all’innocenza. Per pochi attimi siamo di nuovo tutti bambini…”
Trama
Salvatore ha raggiunto i trent’anni e il fulcro della propria esistenza si trova in via Arte della Cartapesta, nel cuore di Lecce. La toponomastica non è casuale: lì si trova la bottega dello zio, mastro cartapestaio che per il ragazzo è a tutti gli effetti un vero padre. Quello reale fa parte di un quadro familiare difficile, dove spicca la presenza di un fratello schiavo della tossicodipendenza. In quel mondo semplice e artigianale, a contatto con lo zio, Salvatore si è rifugiato per anni senza riuscire mai a spiccare il volo agli occhi del resto della famiglia e di una società frenetica che mette le apparenze al primo posto. Un nuovo arrivo in città gli permette di guardare al futuro con rinnovata fiducia, per cercare di raggiungere un equilibrio tra la propria forte interiorità, scossa dalle avversità della vita, e la leggerezza necessaria per apprezzare la semplicità delle cose belle.