La vita di chi resta

Titolo: La vita di chi resta

Autore: Matteo B. Bianchi

Editore: Mondadori

Collana: Scrittori italiani e stranieri

Pagine: 252

Prezzo: € 18,50

Uscita: 31 gennaio 2023

Recensione

Matteo B. Bianchi ci propone il suo ultimo libro dal titolo significativo: “La vita di chi resta”. Il romanzo, pubblicato da “Mondadori”, tratta un tema scottante e che, ai nostri giorni, è ancora un tabù: il suicidio, “un’altra scelta di vita”. Il dramma è, appunto, di chi resta e di come farà ad andare avanti. In questo caso la storia è ancora più intima e personale perché il protagonista che resta è proprio l’autore che scrive, dopo un certo periodo dalla morte del suo ex compagno.

Indubbiamente scrivere un libro di questo genere non è assolutamente facile, ma Matteo B. Bianchi, con grande forza e coraggio, riesce a portarci un romanzo struggente, ma non scritto per far commuovere i suoi lettori; infatti, ci arriva tutta la sua sincerità e la sua vera sofferenza.

Durante la lettura, inoltre, le domande alle quali cerca di rispondere sono molte e sono quesiti che, indirettamente, vengono posti anche a noi lettori.

La sua penna è parecchio incisiva, i capitoli sono brevi e potenti, si indaga, si analizza, si torna al passato, tutto è pieno di vita, di momenti belli e meno piacevoli, si parla di vita e si affronta la morte, con grande tatto e con molto rispetto. Ho divorato le pagine, una dopo l’altra, e le mie alte aspettative, che avevo su questo libro, sono state assolutamente confermate.

“La vita che resta”, dalla copertina splendida e molto significativa (leggendo il libro capirete meglio), ha, al suo interno, molte riflessioni e diversi passaggi profondi ed intensi che ho adorato e che mi hanno fatto, appunto, anche riflettere.

Ho amato questo libro perché è ricco di spunti, di aiuti anche per chi si trova nella sua situazione, affronta un tema molto forte e scottante, ma, a mio parere è adatto anche a chi subisce un lutto improvviso, perché la vita di chi resta è pure in questo caso, la sofferenza è la stessa, seppure in modo diverso.

Il ritmo del romanzo è dosato nel modo migliore, i capitoli sono brevi, a volte brevissimi e ciò non ci fa fermare durante la lettura, si ha il desiderio di saperne di più, di affrontare insieme allo scrittore, la storia presente e passata, di avere più elementi e scoprire un po’ di più sull’intera vicenda.

“Se scrivo questo libro a frammenti è perché dispongo solo di quelli. Dovrei chiamarli cocci, per tenere fede alla metafora della civiltà sepolta usata poco fa. O reperti. Cose a pezzi, comunque”

Ho adorato “La vita di chi resta”, sia per la storia, che per la sua schiettezza, per come è stato narrato e per la grande trasparenza delle parole incisive di Matteo B. Bianchi. La sua penna scivola sulle pagine tra i ricordi e le sue personali riflessioni, tutto ha una certa potenza che emoziona non solo lui (e ciò lo si percepisce parecchio), ma ovviamente anche noi che lo leggiamo.

Come si fa ad andare avanti dopo un avvenimento così drammatico? Durante la lettura si cerca di capire, di affrontare l’argomento. Nel corso del libro, inoltre, troviamo delle citazioni significative, ovviamente attinenti al dramma raccontato e la situazione che sta vivendo lo scrittore. Egli, inoltre affronta il tema del tempo, del dolore e della sofferenza, lo smarrimento, i ricordi, le decisioni da prendere, il cambiamento che ovviamente avviene in chi subisce un dolore così forte e di questo genere, tanti “se e ma”, la consapevolezza che a molte domande nessuno potrà mai rispondere e, quindi, il dover vivere senza alcune risposte che potevano, magari, essere di aiuto per superare il dolore.

Matteo B. Bianchi ci propone il suo percorso per affrontare un lutto così potente, dopo uno smarrimento iniziale. Nel corso delle pagine si leggono le sue azioni, le sue decisioni e ciò che compie per smuovere un po’ il dolore in cui si trova, tra cui cercare anche la salvezza tra i libri (seppure difficile in questo caso).

“Non si guarisce.

Non si smette di soffrire.

Non ci si perdona.

Non ci si salva.

Si sceglie di.”

Vi consiglio vivamente la lettura de “La vita di chi resta” e di lasciarvi catturare dalle parole dello scrittore che saprà coinvolgervi con tatto e sincerità, senza mirare alla lacrima facile. Questo romanzo è, secondo me, strepitoso e rientra tra i libri che leggerò nuovamente, perché molti passaggi meritano di essere assimilati al meglio.

Ed ora vi propongo l’incipit:

“Qualcuno ha chiamato l’ambulanza. Il portinaio, un vicino, non ho idea di chi si sia preso la briga di farlo.

Lo capisco perché sento le sirene spiegate, le sento avvicinarsi e fermarsi a tutto volume sotto la mia finestra, prima di spegnersi con quel suono intubato.

So che è inutile, che non ci sono tentativi estremi di rianimazione, che tutto è già definitivo.

Mi affaccio alla porta.

Alle finestre, sui ballatoi, decine di persone che guardano nella mia direzione. Fuori, sul pianerottolo, un gruppetto di vicini. Non dicono nulla, hanno sguardi allarmati e confusi. Sento le voci dei paramedici sulle scale, i loro passi concitati. Il mio appartamento è al quinto piano. Quando i tre uomini in camice bianco arrivano al pianerottolo reggendo la barella, hanno il fiatone e sono sudati…”

Trama

“Quando torni io non ci sarò già più.” Sono le ultime parole di S. a Matteo, pronunciate al telefono in un giorno d’autunno del 1998. Sembra una comunicazione di servizio, invece è un addio. S. sta finendo di portare via le sue cose dall’appartamento di Matteo dopo la fine della loro storia d’amore.

Quel giorno Matteo torna a casa, la casa in cui hanno vissuto insieme per sette anni, e scopre che S. si è tolto la vita. Mentre chiama inutilmente aiuto, capisce che sta vivendo gli istanti più dolorosi della sua intera esistenza. Da quegli istanti sono passati quasi venticinque anni, durante i quali Matteo B. Bianchi non ha mai smesso di plasmare nella sua testa queste pagine di lancinante bellezza. Nei mesi che seguono la morte di S., Matteo scopre che quelli come lui, parenti o compagni di suicidi, vengono definiti sopravvissuti. Ed è così che si sente: protagonista di un evento raro, di un dolore perversamente speciale.

Rabbia, rimpianto, senso di colpa, smarrimento: il suo dolore è un labirinto, una ricerca continua di risposte – perché l’ha fatto? -, di un ordine, o anche solo di un’ora di tregua. Per placarsi tenta di tutto: incontra psichiatri, pranoterapeuti, persino una sensitiva. E intanto, come fa da quando è bambino, cerca conforto nei libri e nella musica. Ma non c’è niente che parli di lui, nessuno che possa comprenderlo. Lentamente, inizia a ripercorrere la sua storia con S. – un amore nato quasi per sfida, tra due uomini diversi in tutto -, a fermare sulla pagina ricordi e sentimenti, senza pudore. Ecco perché oggi pubblica questo libro, perché allora avrebbe avuto bisogno di leggere un libro così, sulla vita di chi resta. Ma c’è anche un altro motivo: “In me convivono due anime” scrive, “la persona e lo scrittore”.

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