Titolo: La sottrazione
Autore: Alia Trabucco Zeran
Editore: Edizioni Sur
Collana: Sur. Nuova serie
Pagine: 186
Prezzo: € 16,50
Uscita: 9 settembre 2020
Traduzione: Gina Maneri
Recensione
Ho avuto la possibilità di leggere “La sottrazione”, il libro d’esordio di Alia Trabucco Zeran e pubblicato dalla casa editrice Sur. Vi segnalo subito che questo romanzo è stato finalista al Man Booker International Prize.
I protagonisti sono principalmente tre: Felipe, che ha la particolarità di vedere i cadaveri e ne è quasi ossessionato, infatti gli appaiono ovunque; Iquela, una ragazza molto chiusa, che fa la traduttrice; Paloma è, invece, una amica d’infanzia che ritorna per dare la giusta sepoltura a sua madre, ma la bara non arriva e ciò crea ovviamente un problema movimentando tutta la vicenda.
Come si può facilmente immaginare, l’atmosfera, in cui è avvolta tutta la storia, è molto cupa e particolare. La politica, inoltre, entra prepotentemente in gioco. Posso anche affermare che la morte è la quarta protagonista de “La sottrazione”, infatti è ben presente all’interno dei vari capitoli.
Il libro è uno scorrere di passaggi, di riflessioni, di azioni compiute dai protagonisti e tutto ciò cattura la nostra attenzione colpendoci anche profondamente. Non sono presenti molti dialoghi, quindi il ritmo è abbastanza tranquillo, a mio avviso, e rende il romanzo ancora più introspettivo. Alia Trabucco Zeran non si risparmia con le descrizioni, infatti ne troviamo molte e ben dettagliate.
“La sottrazione “ è , sicuramente, un libro molto profondo ed intenso che ci porta a ragionare, ma in cui si respira anche tanta sofferenza, tristezza e dolore. La scrittura è quasi magnetica, attira il lettore a sé tenendolo incollato alle pagine nonostante la storia sia a tratti lugubre.
L’autrice, alla sua opera prima, non si risparmia, infatti la sua penna è molto precisa ed incisiva, tutto scorre bene, con vari passaggi che colpiscono nel profondo. I tre protagonisti sono stati, secondo me, ben descritti caratterialmente e nelle loro particolarità.
A mio avviso non è un romanzo per tutti perché occorre essere pronti a tuffarsi nella storia che cattura e non ti molla, trasmettendoti parecchio in modo assai potente, quasi a succhiare le energie. Il fatto poi che i dialoghi siano pochi, rende la lettura profonda, obbligandoci a riflettere.
Una nota di colore e di sorpresa, da parte mia, è stata quella di scoprire che il famoso gioco “nomi, cose, città” è presente anche da loro, infatti i tre ragazzi, ad un certo punto, si mettono a praticarlo per ingannare il tempo.
Un’altra cosa singolare del libro (sapete che mi piace anche notare, durante la lettura, i vari dettagli) sono i titoli del libro che risultano numerati in modo particolare.
Per concludere posso affermare che “La sottrazione” non lascia indifferenti, ma riesce a colpire il lettore nel profondo già dal titolo che vi consiglio di tenere presente per tutto il corso della lettura.
Qui sotto vi riporto la quarta di copertina:
“E’ neve, anzi no, perché la neve è bianca, la neve è fredda e si squaglia e questa roba non si squaglia, no, questa che cade è un’altra cosa, questa che cade è cenere, è cenere, sta di nuovo piovendo cenere”
Trama
Felipe e Iquela, entrambi figli di ex militanti cileni, sono uniti indissolubilmente dalla storia di resistenza dei genitori, che incombe su di loro come uno spettro impossibile da scacciare. Lui è ossessionato dalle immagini di cadaveri che gli appaiono in ogni angolo della città; lei, traduttrice, è chiusa in una solitudine fatta di parole scritte, mai abbastanza precise da essere davvero affidabili.
In un solo giorno, due eventi turbano la loro vita: si svegliano in una Santiago avvolta in un manto di cenere, per scoprire che l’amica d’infanzia Paloma è appena tornata in Cile, dopo anni e senza preavviso. Cosa ha spinto Paloma a tornare? E perché?
Ben presto, i tre si ritrovano protagonisti di un surreale road trip attraverso le Ande, che riporterà a galla un passato difficile da affrontare: la militanza, i tradimenti, le sparizioni, gli anni di lontananza, l’attrazione mai confessata. Tra scene che ricordano l’immaginazione visionaria di Bolaño e Donoso, e un viaggio tra i fantasmi della storia cilena – sulla scia di Nona Fernández –, l’autrice intesse un romanzo di rara forza ed empatia, abitato da personaggi indelebili, unendo mirabilmente un’amara ironia e una brillante ricerca sul potere della memoria.