Titolo: La nostra folle, furiosa città
Autore: Guy Gunaratne
Editore: Fazi
Collana: Le strade
Pagine: 286
Prezzo: € 18,50
Uscita: 11 giugno 2020
Traduzione: Giacomo Cuva
Recensione
“La nostra folle, furiosa città” è un libro che sicuramente colpisce parecchio per il suo argomento principale e per il modo con cui è scritto. Inoltre si tratta dell’esordio editoriale di Guy Gunaratne, col quale è arrivato tra i finalisti del Man Booker Prize.
L’autore ci racconta, in modo assolutamente molto limpido, schietto e rigoroso, la violenza presente in una periferia degradata, con tutto ciò che essa comporta, la povertà e purtroppo l’odio razziale. Inoltre è anche un potente inno all’amicizia tra i tre protagonisti: Selvon, Ardan e Yusuf, tre ragazzi molto diversi, ma legati. Oltre a loro due conosciamo, nel corso dei capitoli, anche Caroline e Nelson.
Il tema dell’amicizia l’ho trovato splendido e molto costruttivo e mi ha fatto appassionare alla storia, seppure ogni tanto fosse parecchio “tosta” da leggere e da seguire. Ammetto che non è, secondo me, un libro facile perché occorre essere forti durante la lettura. A volte trasmette tristezza, ma è giusto che sia così dato l’argomento narrato e, inoltre, dimostra che l’autore è stato in grado e bravo nel raccontare ciò che troviamo all’interno del suo romanzo.
Ogni capitolo è affidato ad un personaggio e tutto ciò rende il ritmo vivace, scorrevole, invogliandoci a leggere con più curiosità per scoprire l’avvicendarsi della storia sotto vari punti di vista e di vita.
L’autore affronta il tema del razzismo, della religione (in questo caso si parla del Corano) e molto altro ancora. Guy Gunaratne ci propone, quindi, un libro denso di tematiche molto importanti ed estremamente attuali sulle quali riflettere, discutere e concentrare la nostra attenzione. A volte ci si stringe lo stomaco per la durezza di alcuni passaggi e per la violenza, infatti proprio per alcuni motivi non è, secondo me, una lettura di svago e neppure, forse, adatta a tutti, ma risulta comunque un libro importante che serve a capire, ad aprire gli occhi.
Ho apprezzato lo stile narrativo di Guy Gunaratne, la sua penna è ricca di descrizioni e di passaggi importanti, senza mai farci perdere il filo della storia, nonostante l’alternarsi dei personaggi. A volte i termini, che vengono utilizzati, sono molto ben studiati per rendere al meglio l’idea.
Le scene descritte si riescono ad immaginare bene in tutta la loro durezza e, a volte, sofferenza.
Per quanto riguarda il titolo mi sembra proprio appropriato perché riesce ,già in poche parole, a trasmettere, a noi lettori, il contenuto del romanzo.
“La nostra folle, furiosa città” è indubbiamente un libro ricco di personaggi, di tematiche serie. Sicuramente non lascia indifferenti.
Non lo consiglio a tutti, ma sicuramente a chi apprezza il genere e gli argomenti trattati. Personalmente mi ha colpito molto.
Concludo col primo passaggio che si legge aprendo il libro:
“C’erano cose che sin da ragazzino ho imparato a chiamare furia. Furia era un tamburo spaventoso, qualche famelico, irascibile spirito malefico, una follia che per tanto tempo non ci ha mai toccato ma i nostri corpi li ha seguiti a lungo. Londra. Questa città contamina i suoi giovani. Se eri di queste parti lo sapevi eccome. Le nostre facce, tutte, erano pizzicate dal disincanto, persino quello dei pochi ma buoni con cui avevo cominciato a muovermi. Eravamo tutti nati nella minaccia, dalla notte dei tempi. Erano queste le violenze nascoste. Morti lunghe un giorno intero che spazzavano via il nostro piccolo e limitato futuro…”
Trama
Per Selvon, Ardan e Yusuf, figli di immigrati, cresciuti nella periferia disagiata di Londra, estate significa quello che significa per tutti i loro coetanei: calcio, musica, ragazze. E amicizia, naturalmente; quell’amicizia totale come può esserlo solo un legame fra adolescenti, quasi una fratellanza, l’unico punto fermo in un mondo complicato dal quale non sembra esserci possibilità di fuga.
Quando un soldato bianco viene ucciso da un ragazzo di colore, la violenza sotterranea che da sempre abita la città e la ferocia che ne avvelena l’aria esplodono: nessuno è più al sicuro. Nonostante i ragazzi cerchino di restarne fuori, il mondo esterno finisce per travolgere anche loro, ricordandogli in modo brutale la loro drammatica condizione di stranieri nella nazione in cui sono nati: tanto diversi dai terroristi e dai fanatici religiosi, quanto estranei rispetto al popolo inglese purista e nazionalista.
Mentre attorno a loro la furia si scatena, Yusuf viene risucchiato in un altro vortice ancora più pericoloso: l’ondata di radicalismo che sta dilagando nella sua moschea e minaccia di trascinare con sé il problematico fratello Irfan.