La fuga dei corpi

Titolo: La fuga dei corpi

Autore: Andrea Gatti

Editore: Pidgin Edizioni

Collana: Ruggine

Pagine: 374

Prezzo: € 16,00

Uscita: 15 settembre 2021

Recensione

“La fuga dei corpi” è il primo romanzo scritto da Andrea Gatti e pubblicato da “Pidgin Edizioni”.

Indubbiamente ricorda un altro libro famoso, ma qui lo scrittore interviene con la sua penna per rendere il suo lavoro diverso e farlo diventare un romanzo di formazione assai intenso e profondo che lascia il segno in chi legge.

Al primo posto c’è sicuramente il senso di libertà che i due protagonisti, Vanni e Daniel, ambiscono e desiderano finalmente conquistare per uscire da un modo di vivere troppo soffocante ed impostato.

La meta da loro scelta è Cala Bruja, ossia una spiaggia nel deserto andaluso. I due giovani ragazzi sono grandi amici, quasi come fratelli, pur essendo diversi sotto alcuni punti di vista. Partono insieme, senza sapere, però, che cosa li attende e come reagiranno al grande cambiamento che li aspetta.

Ciò che colpisce, secondo me, è la loro sete di libertà, il desiderio di tornare a respirare e a vivere in modo più consono sia alla loro età, che al loro periodo. Si troveranno ad affrontare situazioni per loro completamente nuove e a cui non erano abituati, conosceranno persone e dovranno anche far i conti con il loro stesso rapporto di amicizia.

Il ritmo del romanzo varia parecchio nel corso dei diversi capitoli, ma è sempre abbastanza presente e vivo. Ci sono passaggi assai più intensi di altri e momenti che portano il lettore a riflettere intensamente. Sicuramente al centro di tutto c’è il mutare del rapporto di Vanni e Daniel che ci porta anch’esso a pensare e a farci delle domande, come se le pongono pure loro.

Andrea Gatti è stato molto bravo, con la sua penna, a rendere il romanzo assai movimentato e a raccontare, con interessanti descrizioni e dialoghi particolari, tutta una storia di amicizia e di cambiamento. Inoltre ha inserito vari colpi di scena ed azioni che hanno dato vita a momenti di agitazione e di frenesia, passando da attimi di tranquillità, a quelli conditi da azioni più forti e crudeli, a scene forse un più violenti di ciò che ci si aspettava, in tal modo è riuscito a sviare i lettori. Infatti nulla, secondo me, è prevedibile e ciò è un punto a favore de “La fuga dei corpi” perché così tutto è reso più spettacolare e privo di noia.

Indubbiamente il romanzo presenta varie sfumature e sorprende non poco i suoi lettori, sia come stile di scrittura, che per i suoi contenuti molto moderni e movimentati.

Un elemento assai presente e che lega i due protagonisti è sicuramente la musica che, però, ha anch’essa le sue sfumature nel corso della storia. Ho trovato davvero interessanti le varie descrizioni riguardanti i caratteri di Vanni e di Daniel e ciò che si scopre di loro man, mano che si procede nella lettura. Infatti, si fanno conoscere meglio, sia nei pregi, ma anche nei loro difetti.

Il titolo “La fuga dei corpi” è molto significativo e ciò lo si intuisce durante la lettura del romanzo che lascia spesso il lettore stupito e carico di domande e, in alcuni punti, anche perplesso.

Tutto è in movimento, tutto varia e muta velocemente e ciò rende il libro assai godibile nel suo essere letto e riesce, secondo me, nell’intento di intrattenere, seppure anche con passaggi particolari, i lettori che ne restano conquistati sotto tutti i punti di vista e a volte pure stupefatti.

“La fuga dei corpi” è un romanzo frizzante, schietto, movimentato, con una scrittura moderna e fresca che riesce a sbizzarrirsi e a coinvolgere i lettori, a volte anche stupendoli, senza mai essere banale, né prevedibile.

Qui sotto trovate l’incipit:

“Mi sveglio con questa domanda in testa, in questa casa che non conosco ma che qualcuno una volta deve aver abitato, perché i letti sono sfatti e le pentole ancora nel lavandino, coperte da uno strato di polvere gommosa che fa passare la voglia di mettersi a cucinare. E Daniel dorme anche adesso che il sole è entrato. Lo sento russare al di là del muro. Stanotte ha detto mangia mangia capelli, o pancia pancia cappelli, non capivo bene.

Mi sono alzato in punta di piedi e sono andato nella stanza dove dormiva, rannicchiato nel sacco a pelo e con la bocca aperta, come quando si meraviglia delle cose; coi denti storti che sporgono all’infuori e quel pomo di Adamo che potrebbe usare come arma contro il mondo – e spesso lo fa, con quel suo parlare incessante, ma non se ne rende conto. Gli ho detto: Ehi? Non ha risposto. Spera vo dicesse anche qualcos’altro… “

Trama

Vanni e Daniel decidono di tagliare ogni legame e di mettersi in viaggio lungo la costa del Mediterraneo per fuggire da uno stile di vita preimpostato e soffocante. La loro destinazione è Cala Bruja, una spiaggia nel deserto andaluso che si dice ospiti una comunità autosufficiente dedita all’esplorazione di qualunque forma di piacere. I due amici attraversano le città come fantasmi, suonando agli angoli delle strade con i volti mascherati, protetti da un cerchio magico che disegnano a terra con un gessetto.

Il loro è un percorso di iniziazione reciproca, una prova per dimostrare a se stessi di poter ottenere tutto ciò che vogliono. Ma la condivisione del tempo e dello spazio diventa totale, assoluta, morbosa: presto i desideri personali dei due ragazzi iniziano a collidere, il rapporto si incrina e il cerchio che li unisce – e che li separa dal resto del mondo – si infrange. Nel naufragio della loro amicizia, Vanni e Daniel si abbandonano ad azioni di estrema violenza, che suonano come una ribellione brutale ma, allo stesso tempo, come l’unico, atroce modo per esprimere tutta la frustrazione del loro disinganno.

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