Titolo: La danza delle dita
Autore: Walter Scarpi
Editore: Augh!
Collana: Frecce
Pagine: 196
Prezzo: € 14,00
Uscita: 5 aprile 2019
Recensione
Un libro particolare che non saprei in quale genere inserirlo perché c’è molto al suo interno.
Una storia affascinante con cinque universitari alle prese con una avventura costruttiva ed affascinante. Essi si attivano per indagare l’intera storia dell’arte, alla ricerca di una forma espressiva originale. Il loro obiettivo è inventare un nuovo movimento artistico.
L’autore Walter Scarpi è straordinariamente bravo in questo campo, oltre a essere assai appassionato, infatti ci permette di entrare nel mondo dell’arte grazie alle varie descrizioni, ai moltissimi passaggi che la riguardano, tanto da farla diventare una delle protagoniste accanto ai ragazzi. Tra questi spicca Fratta per la sua intelligenza ed astuzia.
Come ho scritto sopra, c’è molta, moltissima arte all’interno del libro, ed è presente a 360 gradi, sotto vari punti di vista. Ciò ci permette di rinfrescare le nostre nozioni o di impararne di nuove attraverso anche gli occhi dei ragazzi e alle descrizioni dell’autore.
A mio avviso, pur avendo gradito abbastanza il libro, ma non essendo un appassionato di arte, ho trovato un pochino eccessiva la sua presenza all’interno del romanzo, sebbene sono consapevole che si tratti di una delle “protagoniste” e quindi, in un certo senso, non può essere messa ai margini della storia.
Indubbiamente, oltre ad essere un libro costruttivo sotto il punto di vista culturale, dato che ci mostra e ci propone diverse bellezze artistiche, penso lo sia anche per quanto riguarda la vita, vista grazie agli occhi di Fratta e al suo modo di agire e di reagire. Ho gradito l’affiatamento dei ragazzi che formano il gruppo, seppur ovviamente ogni tanto, come è giusto che sia, c’erano delle discussioni.
“La danza delle dita” è un libro assolutamente molto originale, a tratti potrebbe essere un inno alla vita, a reagire davanti alle avversità di ogni giorno, un inno all’amicizia ed all’unità. Inoltre risulta anche un incoraggiamento a rincorrere i nostri sogni cercando di realizzarli, dando forma alle nostre idee. A volte questo romanzo mi ha trasmesso l’idea di essere sofisticato nel suo modo di presentarsi ai suoi lettori durante i vari capitoli. Ciò è merito anche della scrittura elegante, curata e con nozioni serie e studiate, dell’autore.
Non credo sia un libro per tutti e che quindi possa piacere a chiunque lo leggerà. Sicuramente lo ameranno moltissimo gli appassionati dell’arte e della cultura. Inoltre lo consiglio a chi rincorre i suoi sogni e vuole scoprire come si muove un gruppo di ragazzi per provare a realizzare il loro.
Forza, determinazione, costanza e nozioni, sono alcuni dei termini che mi vengono da citare a proposito di questo libro.
“La danza delle dita” ci accoglie e ci propone, con occhi diversi, il mondo dell’arte attraverso cinque ragazzi.
Qui sotto un passaggio:
“Io non dico di copiare questo stile. Quello che possiamo imparare da qui, quello che ci serve, è: inventare uno stile riconoscibile. Un tratto originale, nostro. Qualcosa che possa estendersi a tutte le arti. Un segno che vada bene per le magliette come per le costruzioni. Qualcosa che si diffonda e venga invitato ovunque. Che diventi un fenomeno internazionale. Un segno riconoscibile che sia espressione dei tempi, della nostra epoca. Che faccia venire voglia di essere qui con noi, nella nostra Firenze d’oggi.”
Trama
Cinque studenti universitari di Firenze, colpiti dalla morte prematura e improvvisa di una loro compagna, artista promettente, ossessionati dall’urgenza e dal bisogno di non sprecare il proprio talento, reagiscono indagando l’intera storia dell’arte alla ricerca di una forma espressiva originale. Desiderano inventare un nuovo movimento artistico, guadagnarsi col proprio lavoro una notorietà che ponga basi solide per il futuro che sognano.
Uno di loro, Fratta, ha l’intuizione che porterà il gruppo a esplorare un continente sconosciuto: quello dell’arte tattile. Dopo i giorni dell’entusiasmo iniziale, il ragazzo sarà annientato da una doppia delusione sul piano artistico e sentimentale, ma riuscirà a superare i momenti di disperazione e a continuare con tenacia il proprio percorso sfidando il marmo, la stimolante prigione di figure eterne, come il David. “Quel giovane dio là dentro è vivo, e sarà ubriaco per sempre”.
Comments
anna paola maga
In effetti .... anche il titolo ..... non scherza con l'originalità