Titolo: L’ oblio
Autore: Philippe Forest
Editore: Fandango Libri
Pagine: 221
Prezzo: € 18,00
Uscita: 5 marzo 2020
Traduzione: Gabriella Bosco
Recensione
“L’oblio” è uscito il 5 marzo in tutte le librerie. La trama mi ha catturato immediatamente, mi ha colpito per la sua particolarità. Quindi, incuriosito, l’ho iniziato a leggere e devo ammettere che è veramente molto strano, perché pur essendo quasi privo di dialoghi, scorre bene, anche perché ha, al suo interno, una certa carica ipnotica che cattura e ci incolla alla storia.
La scrittura di Philippe Forest è abbastanza scorrevole, seppure qualche passaggio, forse, è più complicato, ma indubbiamente ci permette di seguire bene la storia. Occorre, a mio avviso, leggerlo con calma per cogliere al meglio ciò che l’autore, anche tra le righe, vuole comunicarci.
Non è un romanzo per passare il tempo, ma ci invita a riflettere su determinati argomenti e situazioni. Scivola dentro di noi, ci si attacca alla mente e ci obbliga a fermarci, ogni tanto, per assimilare ciò che leggiamo.
Indubbiamente l’argomento è diverso dal solito, molto originale e spesso ci si domanda dove l’autore voglia andare a parare. Tutto ciò è, secondo me, molto stimolante ed affascinante. Ogni tanto ho trovato dei passaggi più ostici di altri, ma forse è proprio questo il bello de “L’ oblio”: farci godere la lettura in modo costruttivo e far nascere in noi delle domande.
Viene posta molta attenzione sulle parole, sul loro significato e la loro importanza nella nostra vita. Oltre a ciò anche al fatto che magari, chissà, possono essere comunque sostituite in altro modo?
Il protagonista è una persona che riflette molto, si trova a porsi grande attenzione su diversi argomenti che hanno a che fare col dialogo e con la vita.
“La parola che avevo perso, mi sono messo a cercarla…Avevo letto da qualche parte che ricordarsi di qualcosa significa spesso risvegliarsi dall’oblio in cui quella cosa era caduta…”
Inoltre voglio segnalarvi un paio di capitoli che ho trovato stupendi perché trattano di libri e di una libreria. Al loro interno incontriamo dei passaggi molto interessanti ed assolutamente affascinanti che ci invitano a riflettere.
“Vendeva solo i libri che le erano piaciuti. Era la regola cui si atteneva. Poteva permettersi quel lusso, negato ai librai del continente… I suoi gusti alquanto originali spiegavano la merce piuttosto eteroclita – dove il peggio stava a fianco del meglio – che proponeva ai clienti. Certi libri erano in vendita. Altri non lo erano. Non si poteva mai sapere in anticipo quali. Bisognava chiedere…”
Vi assicuro che troverete diversi altri passaggi che vi cattureranno e vi piaceranno molto, anche per la loro profondità, oltre al fatto che, in diversi casi, forse, vi ritroverete.
Durante la lettura de “L’oblio” ho avuto momenti alti e bassi, ma indubbiamente questa seconda parte, in cui si affronta il tema dei libri, mi è piaciuta moltissimo, mi ha conquistato alla grande.
Mi sento, in tutta sincerità, di consigliare questo romanzo di Philippe Forest a chi non si spaventa delle letture profonde ed incisive. A chi ama riflettere su storie particolari e vuole gustarsi con calma un romanzo originale. Un libro che non dimenticherete facilmente.
Trama
Un uomo si sveglia convinto di aver perso una parola nel sonno, incapace di ricordarsi quale. Progressivamente, un’ossessione s’impadronisce di lui: che una alla volta tutte le parole lo abbandoneranno e che, perdendo il linguaggio, la sua vita si svuoterà. Rifugiatosi su un’isola al largo del continente, l’uomo si ostina a cercare questa parola mancante. La cerca nel vento, la cerca nella solitudine, sonda le nuvole, ascolta i silenzi.
La sua caccia alla parola perduta lo incita a lasciar passare i giorni, esponendosi incessantemente agli effetti della luce sull’oceano, riflessa anche dallo specchio della sua camera d’albergo. Presto, anche il quadro attaccato al muro, dipinto dal precedente e misterioso inquilino della stanza, sembra animarsi di vita propria, mutando in funzione dell’atmosfera, riempiendosi di nuovi tratti man mano che la mente del narratore si svuota di parole.
Il protagonista decide allora, invano, di catturarne giorno dopo giorno le metamorfosi con una vecchia macchina fotografica. Sarà dall’oceano o dal quadro, o da entrambi, che infine emergerà una donna in carne e ossa per restituirgli la voglia di abbandonarsi al piacere e svelargli il senso dell’oblio?