Buongiorno,
ho il grande piacere di proporvi l’intervista a Roberta Zanzonico, autrice del libro “La bellezza rimasta” pubblicato da “Morellini Editore”
Per saperne di più sul libro, oltre alle sue interessanti risposte, trovate proprio qui il mio articolo in cui c’è pure la trama
Intervista
1 – Come è nata l’idea di scrivere il tuo libro “La bellezza rimasta”?
Volevo raccontare del desiderio di rimanere fermi in un momento nel tempo in cui si è stati, o si è pensato di essere, felici. L’idea è nata quando avevo diciannove anni: dopo la fine di un amore mi trovai a pensare che non avrei più voluto andare avanti, che avrei voluto tornare indietro e fermare il tempo.
Negli anni ho sviluppato questa idea soprattutto grazie alla mia formazione come medico e poi come psichiatra. Ho avuto il privilegio di ascoltare le storie di tante vite. La sindrome di cui soffre la protagonista è qualcosa che ho incontrato nella mia esperienza clinica. Ma oltre ai casi clinici più eclatanti, ho anche visto persone sole cercare rifugio nella nostalgia per non affrontare il presente.
2 – Mi descriveresti il tuo romanzo con tre parole?
Una fiaba realistica e dolceamara
3 – Quali sensazioni hai provato mentre scrivevi il romanzo?
Io in genere mi emoziono con i personaggi e le sensazioni loro diventano le mie, e viceversa. Mi sono commossa, anche arrabbiata, mi sono sentita di nuovo innamorata, e poi anche delusa, e poi di nuovo ispirata. Nel romanzo c’è una commistione di sensazioni diverse, ci si commuove davanti ai fallimenti dei singoli personaggi, si prova tenerezza per i loro slanci e per i loro difetti. Nei personaggi rimane una sensazione dolceamara, mentre la voce narrante sembra guardare alle vicende con gli occhi clementi di una nonna che non sa provare rancore.
4 – Scaletta sì o scaletta no e come ti sei organizzata per la stesura?
Scaletta no. Ho iniziato scrivendo la prima scena: Chiara che si spoglia davanti a uno specchio, senza sapere cosa sarebbe accaduto dopo. Poi sono venute altre immagini in mente, altri personaggi, e poi gli eventi sono andati delineandosi da soli. Quando ormai avevo quasi tutto il romanzo, ho messo ordine e ho lavorato sulla scaletta.
5 – Che cosa potresti dirci per invogliare me e i lettori a leggerlo?
E una lettura veloce ma che tocca tematiche profonde e invita all’esplorazione di sé. Si prova tenerezza per i personaggi, ci si riscopre nelle loro vulnerabilità. Non è l’umanità perfetta dei social media quella di Filaccione, ma una irrisolta e vulnerabile, che si ritrova davanti alle proprie bugie senza capire come affrontarle. Spero ci si senta capiti nel leggere il romanzo. Penso di aver trattato temi importanti usando anche episodi divertenti e punte di grottesco, ma senza banalizzazioni.
6 – In copertina: “Quando l’oblio porta la felicità”: cos’è per te la felicità ed esiste davvero?
La felicità a cui aspirano i personaggi del libro, e a cui fa riferimento la frase in copertina, è sicuramente illusoria. Io credo nella contentezza più che nella felicità. Penso che esista un modo di sapersi contentare con quel che si ha, che spesso è un misto di cose piacevoli e meno piacevoli. La felicità può esistere in alcuni momenti, ma non penso sia uno stato. Penso l’aspirazione più grande sia invece la contentezza.
7 – Ci puoi raccontare, se c’è, un aneddoto sul tuo libro?
Quando avevo diciannove anni mi innamorai e poco dopo vidi quella breve relazione finire. Un giorno entrai in un bar, ancora scossa dalla fine recente di quell’amore, e il cameriere al bacone mi chiese “sola oggi?” (implicando che non ero con il giovane uomo con cui mi aveva visto fino a pochi giorni prima). Per un momento ho pensato che avrei potuto mentire e rispondere che non ero sola, che lui mi aspettava fuori, che non era cambiato nulla, che quell’amore non era finito, che io ero rimasta ferma ai giorni felici. Non riuscii a dire nulla, ma fu in quel momento che ebbi quest’idea che poi ho ripreso nel romanzo, ossia che se c’è anche solo una persona che crede ancora in una realtà (seppure perduta), allora quella realtà può esistere nuovamente anche per qualcun altro.
8 – Come ti descriveresti con tre aggettivi?
Determinata, curiosa, coraggiosa.
9 – Quali sono le tue passioni e hobby?
Le mie passioni sono tre: la medicina, la scrittura e la musica. Sono un medico psichiatra e passo molto tempo a leggere e studiare, la mente mi affascina e non smetto mai di imparare. Suono il pianoforte, per un po’ ho suonato anche il sassofono. Negli ultimi anni ho cominciato anche a cantare. Passo buona parte del mio tempo ad ascoltare musica dal vivo e creare playlist su Spotify.
10 – Infine una curiosità: qual è stato il tuo ultimo libro che hai comprato e/o letto?
“Ines dell’anima mia” di Isabel Allende, un libro meraviglioso su una donna che ha fondato il Cile. Mi piace la penna dell’Allende e ho scoperto la storia vera di una donna eccezionale che era andata dimenticata.
Biografia
Roberta Zanzonico (Velletri, 1986) è una psichiatria originaria di Rocca Di Papa (Roma). Dopo aver conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia nel 2010, si trasferisce a Boston, dove consegue la specializzazione in Psichiatria dopo un periodo di ricerca al Massachusetts General Hospital/Harvard Medical School. Completa una Fellowship in teoria psicoanalitica al Boston Psychoanalytic Society and Institute nel 2017.
Nel 2018, si trasferisce a Los Angeles per una Fellowship in Consultation and Liaison Psychiatry presso la University of Southern California. Nel 2020, diventa Clinical Instructor presso la UCLA, dove insegna nella facoltà di Medicina e nel Dipartimento di Psichiatra. Oltre alla medicina, le sue passioni sono la musica e la scrittura. Ad Aprile 2019, pubblica il suo primo romanzo con Edizioni Ensemble: Blu Stanzessere. Sempre per Edizioni Ensemble, pubblica due racconti: Agnese e l’Azione nel 2020 e El Niño nel 2021.
Ti ringrazio di aver partecipato all’intervista!
Alla prossima!
Gabrio