Intervista all’autrice: Micol Mei

Un saluto e bentornati per il momento dell’intervista.

Oggi vi propongo quella con protagonista Micol Mei, autrice del libro “Il richiamo del dirupo” pubblicato da “Miraggi edizioni”.

Potete recuperare la mia recensione cliccando qui.

Intervista

1 – Come è nata l’idea di scrivere il tuo libro “Il richiamo del dirupo”?

Avevo in mente una storia composta da vari personaggi che avessero caratteristiche particolari, che veicolassero il messaggio dell’unicità, della solitudine, del desiderio di fuggire da tutto e da tutti per esistere semplicemente o anche solo mettere un nuovo punto alla loro vita.

Volevo rendere chiara l’idea del ‘L’Appel du vide’, il richiamo verso il vuoto che molti di noi avvertono nelle loro vite arrivati a un certo punto.

Ho fatto tantissima ricerca e arrivata a trovare le specificità di ciascuno ho tessuto una tela narrativa della ‘mise en abyme’, in modo tale da rendere la vicenda di cornice lo specchio di quella sotterranea, in un gioco di rimandi infiniti.

2 – Mi descriveresti il tuo romanzo con tre aggettivi?

Sperimentale, intimista, catartico.

3 – Un pregio e un difetto di uno dei protagonisti che preferisci?

Ammiro le riflessioni che fa Egon sul senso della sua arte. In questo mondo di esclusiva mercificazione lo stesso artista si sente complice di un meccanismo tarato a favore di alcuni e a discapito di altri, anche e soprattutto se la sua espressività artistica è sincera.

Detesto l’ipocrisia di Mila, che come molte donne che vivono la maternità con un attaccamento morboso formando una specie di competizione con i figli, felici di vederli preziosi e talentuosi ma fondamentalmente desiderose di spezzargli le ali per tenerli con sé per sempre e così facendo di fatto perdendoli.

4 –Hai trovato qualche difficoltà durante la stesura e se sì quali?

Ogni qualvolta mi pongo un obbiettivo letterario mi butto in un processo di totale immersione, perciò la precisione nei dettagli e la ricerca storica e socio-antropologica e culturale è essenziale per me. Questo mi richiede molto tempo per conciliarlo con la coerenza della storia che sto creando.

Parto dalla fine se così si può dire, con un titolo e un’idea precisa da veicolare e poi congiungo tutto il resto della libera narrazione su cui ho lavorato. Insomma un insieme di lunga ricerca analitica e spontanea creazione lirica.

5 –Ci racconti qualcosa della splendida copertina?

Da quando ho pensato per la prima volta al concetto di ‘Appel du vide’, il richiamo del vuoto, ho capito che il luogo in cui I personaggi sarebbero dovuti stare avrebbe dovuto rispecchiare questa reciproca natura: bellezza e stramberia, come può essere una villa vittoriana costruita su un dirupo a picco sul nulla, e desiderio di tendersi verso un abisso che ci ingolfi e ci porti altrove.

Tra le varie ricerche portate a termine ho scoperto la storia della Cliffhouse di San Francisco e ho capito che il mio luogo immaginario sarebbe dovuto essere quello. Una delle immagini da me trovate si è dunque trasformata nella copertina, con un aggiunto effetto RGB per donare un senso di disconnessione e contemporaneità.

6 – Ci puoi svelare, se c’è, un aneddoto sul tuo libro?

La struttura esterna del libro mi ha richiesto più di un anno per essere completata; il ‘cuore’ del libro meno di un mese. Non ho mai avuto la sindrome da blocco davanti alla pagina bianca: ogni volta che esco di casa mi porto dietro almeno tre quadernetti per buttare giù idee ogni volta che mi vengono. Il difficile è creare il contenitore nel quale inserirle.

7 –Cos’è per te la scrittura e che quali sensazioni provi mentre scrivi?

Io credo che la scrittura sia una vocazione, benedetta e maledetta al tempo stesso. Si scrive per auto-terapia, per sfogo, per necessità. Soprattutto si scrive per comunicare con gli altri, altrimenti basterebbe tenere un diario nel cassetto. Scrivere è creare un ponte, la gioia di raggiungere estranei con le proprie felicità, delusioni, esperienze è totalizzante, restituisce tutta la fatica che richiede questo mestiere.

8 – Come ti descriveresti con tre aggettivi?

Autentica, stramba, ironica.

9 – Quali sono le tue passioni e hobby?

Sono una cinefila accanita e perciò mi occupo molto di cinema nelle mie rubriche su Instagram, come di linguaggio, essendo interprete e traduttrice. Amo l’arte e ho lavorato nell’arte contemporanea, sono collezionista di antiquariato e bizzarrie dal passato dato che amo tutto ciò che è vintage. La musica per me è importantissima e spazio dall’opera al post punk. Adoro gli animali, il tennis, la sociopolitica, l’antropologia e la Scienza.

10 – Infine una curiosità: qual è stato il tuo ultimo libro che hai comprato e/o letto?

Sto preparando una recensione per la rivista letteraria per cui scrivo sull’ultimo romanzo di un’autrice che amo moltissimo, Amélie Nothomb con Primo Sangue. Sto leggendo in contemporanea un saggio molto complesso ma appagante, Gödel,Escher, Bach: un’eterna ghirlanda brillante di Douglas Hofstadter. Per intrattenermi leggo molti racconti dell’incredibile Shirley Jackson. Diciamo che ho almeno tre o quattro libri sempre sul comodino pronti per essere letti in momenti diversi!

Biografia

Ti ringrazio di aver risposto alle mie domande.

Alla prossima.

Gabrio

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