Ciao lettrici e ciao lettori,
oggi ho il grande piacere di proporvi l’intervista a Chiara Zaccariotto, autrice del libro “Senza suonare il campanello” pubblicato da “Augh! Edizioni”
Vi invito anche a recuperare la mia recensione, la trovate cliccando qui.
Intervista
1 – Chi è Chiara Zaccariotto e che tipo di scrittrice sei?
Sono una persona curiosa e convinta che nel mondo ci siano sempre nuove passioni da scoprire. Oggi mi occupo di Marketing e Comunicazione, ma in passato ho fatto l’istruttrice di equitazione e non saprei dire cosa farò in futuro!
Sono una giornalista, leggo e scrivo tanto, e amo la nostra lingua: mi piace prestare attenzione, oltre che al contenuto, anche alla forma, su cui quando scrivo spesso torno più volte. In merito alle tematiche il mondo dei media e dello spettacolo mi appassiona da sempre, così come quello dello sport, anche se negli ultimi anni mi sono dedicata più ad argomenti attinenti all’ambito diversity & inclusion. Scrivo di quello che mi appassiona, e ho la fortuna di avere una vita che mi regala continue nuove passioni!
2– Come è nata l’idea di scrivere il tuo libro “Senza suonare il campanello”?
Premessa: scrivo da sempre, ma non avrei sinceramente mai pensato di pubblicare un libro. Certo, l’idea mi affascinava da sempre, ma lo sforzo che richiede lavorare a un libro mi sembrava incompatibile con la mia vita e con il mio processo creativo – faccio molta fatica a scrivere “a comando”.
Questo libro è nato in modo curioso, la sua genesi è davvero la dimostrazione che può nascere del buono anche nei momenti negativi e che le occasioni arrivano quando meno te le aspetti. Nel 2011 mi sono laureata in Scienze Umanistiche all’Università degli Studi di Milano con una tesi proprio su Sandra e Raimondo, sul loro percorso artistico e sul ruolo che hanno avuto sull’immaginario collettivo. Un estratto di quella tesi è rimasto nelle maglie del web per tutti questi anni – io me n’ero ovviamente dimenticata – finché un editore di Viterbo (Augh! Edizioni) mi ha contattata dicendomi che l’aveva letta e l’aveva trovata molto interessante, e che se ero disponibile avrebbe voluto farne un libro per una nuova collana dedicata ad arte e spettacolo.
Era l’inizio di agosto 2022, ovviamente accettai con sorpresa ed entusiasmo la proposta, riproponendomi di trovare in qualche modo il tempo per lavorarci nei mesi successivi. Quell’estate, durante un viaggio in Giordania, una brutta caduta mi ha provocato fratture multiple ad un piede, costringendomi ad una sostanziale immobilità per i successivi 3 mesi, in cui ho dovuto mettere in pausa o perlomeno a rallentare qualsiasi attività – lavorativa, sportiva, sociale. Una sfortuna, indubbiamente, che però mi ha dato l’opportunità di dedicare tempo ed energie a questo progetto, riprendendo quanto avevo fatto dieci anni prima, facendo ulteriori ricerche, modellando lo stile, per dare infine vita a questo libro.
3 – Mi descriveresti il tuo romanzo con tre parole?
Poliedrico (come erano Sandra e Raimondo), divertente (ci sono un sacco di aneddoti fantastici!) e curato nel suo linguaggio.
4 – Mondaini e Vianello hanno lasciato un ottimo ricordo di loro, mancano parecchio, secondo te come mai sono ancora così amati?
Mancano come artisti, come personaggi e anche – molte testimonianze contenute nel libro lo raccontano – come persone, per chi ha avuto la fortuna di conoscerli.
Sono stati artisti poliedrici, capaci di adattare il proprio talento al teatro, alla radio, alla televisione e persino al cinema.
Erano moderni, insieme e separatamente. Sandra è stata una delle prime donne dello spettacolo a proporsi come figura comica senza rinunciare alla sua femminilità, al suo essere donna a modo suo, con una cifra diversa rispetto a quella che negli anni ’60 andava per la maggiore – quella di primadonna sensuale, fatale. La modernità di Raimondo si declina invece nell’intelligenza che ha avuto nel proporre un tipo di ironia unica nel panorama dei media italiani e non semplice, addirittura con incursioni nel macabro o in temi difficili quali la morte. E funzionò.
Erano estremamente moderni anche come coppia: con l’indimenticabile “Casa Vianello” hanno mostrato con schiettezza e sincerità che la vita coniugale non è tutta rose e fiori, ma è una strada impervia da percorrere insieme, un cammino che alterna momenti sereni e litigi, da affrontare insieme con un pizzico di leggerezza. Moderni infine anche come coppia artistica: sempre spalla l’uno dell’altro, artisti alla pari, capaci di mantenere la propria individualità senza eclissare l’altro ma anzi, potenziandola e trovando nuove dinamiche.
Erano personaggi dello spettacolo ma erano vicini al loro pubblico, non si atteggiavano e non avevano quell’aurea di superiorità che rendeva distanti altri artisti loro contemporanei.
E poi si sono impegnati in moltissimi progetti sociali, dal sostegno all’AIRC alle attività con i bambini meno fortunati.
Credo che tutto questo li abbia resi indimenticabili.
5 – Quale parte del libro ti ha più emozionata scrivere?
Rileggere e rielaborare quanto avevo scritto oltre dieci anni fa è stato un tuffo nel passato e mi ha sicuramente emozionata.
Sono rimasta molto colpita nello scoprire quante altre iniziative in loro ricordo siano state fatte da allora – dediche, intitolazioni, incontri dedicati a ripercorrere la loro storia.
La parte che mi ha emozionata di più scrivere però è senza dubbio l’intervista a Ricky Tognazzi, che apre il libro. Ricky – che ringrazio – mi ha fatto entrare nella sua stanza dei ricordi, rievocando alcuni momenti della vita di Sandra e Raimondo e regalandomi preziosi momenti suoi, di suo padre e dei suoi “zii” – così li chiamava.
6 – Come ti sei organizzata per la stesura, per la ricerca del materiale e per le foto?
Come puoi intuire dalla genesi del libro, avevo già raccolto moltissimo materiale anni fa. Mi sono basata su libri a loro dedicati, ho fatto ricerche in biblioteca (la mia università ne aveva una interamente dedicata a media e spettacolo) e online, ho attinto alle teche e agli archivi della Rai, ho cercato video di loro interviste e programmi a cui hanno partecipato. Per raccogliere informazioni sulle iniziative dedicate a Sandra e Raimondo degli ultimi anni sono stati poi utilissimi gli archivi online dei giornali, anche locali.
Concretamente, per la stesura mi sono organizzata … sul mio divano! Come detto, non potevo praticamente muovermi da lì in quei mesi! Scherzi a parte, ho seguito un filo logico per cui ho raccontato parallelamente le loro origini (dalla nascita), il loro percorso di vita personale, singolarmente prima e insieme poi, e il loro percorso artistico, dagli esordi, attraverso i vari generi. Un capitolo è interamente dedicato al loro impegno nel sociale e alle tante iniziative a loro dedicate.
7 – Quali sono state le difficoltà durante la stesura?
Onestamente, posso dirti che non ho incontrato grandi difficoltà. Sicuramente adattare dei contenuti scritti per una tesi ad uno stile più saggistico non è stato semplice, ma è stato anche un processo che mi ha permesso di dare spazio ad un modo di scrivere più personale. Ho potuto esprimere anche l’“affetto” che provo – come tanti – per Sandra e Raimondo.
8 – Ci puoi raccontare un aneddoto sul libro e se ti è capitato di incontrarli di persona?
Purtroppo non li ho mai incontrati di persona, mi sarebbe molto piaciuto. Tieni conto che uno dei motivi che mi ha spinto a incentrare la mia tesi su di loro è stato il fatto che, essendo loro venuti a mancare nel periodo in cui stavo cercando un argomento (tra aprile e settembre del 2010), in quei mesi i media riproponevano spesso i loro programmi e le loro interviste. Questo mi ha spinto ad approfondire e fare ricerche – li conoscevo già, ovviamente, ma non pensavo mi sarei appassionata così tanto.
Un aneddoto divertente sulla stesura del libro riguarda l’intervista a Ricky Tognazzi. Come faccio sempre, ero pronta a programmare un momento in cui potessi essere tranquilla, concentrata e con il registratore pronto. Invece un pomeriggio, mentre mi stavo spostando in metro, mi ha chiamata al telefono e mi ha detto “Possiamo farla anche ora, se vuoi”. Non me la sono sentita di dire di no, ovviamente, ma non è stato semplice trascrivere senza la traccia che avevo preparato, nel caos dei mezzi di Milano, e poi mentre camminavo più in fretta possibile per arrivare a casa!
9 – Come ti descriveresti con tre aggettivi e quali passioni/hobby hai nel tempo libero?
Sono una persona curiosa, ottimista e molto pratica, concreta (penso derivi dal mio DNA veneto!).
Amo stare all’aria aperta, soprattutto in montagna. Lo sport è sempre stata una mia grande passione: per anni ho praticato equitazione, mentre durante il periodo del Covid ho scoperto l’arrampicata, che oggi è il mio sport del cuore! Ho un grande interesse per tematiche di diversity & inclusion, quando posso organizzo o partecipo a iniziative di sensibilizzazione. E poi … scrivo!
10 – Infine una curiosità: qual è stato l‘ultimo libro che hai comprato e/o letto?
Leggo tanto! Tra gli ultimi che mi sono più piaciuti ci sono “Cenere alla cenere” di Roberto Costantini (amo i thriller!) e “Al di là del fiume” di Alessandra Selmi, che racconta una bellissima storia italiana, quella della famiglia Crespi.
Biografia
Chiara Zaccariotto è nata a Pordenone nel 1988. Giornalista pubblicista, si occupa di comunicazione e marketing nel settore assicurativo e collabora con alcune riviste di settore. Laureata in Scienze Umanistiche per la Comunicazione, è appassionata di linguaggi e tecniche di scrittura per la televisione. Partecipa e collabora a progetti di sensibilizzazione in ambito di disabilità, coniugandoli nel tempo libero con l’amore per l’arrampicata sportiva e la montagna.
Ti ringrazio di aver risposto alle mie domande!
Alla prossima!
Gabrio