Buongiorno,
vi propongo una nuova intervista. Questa settimana la protagonista è Barbara Fettuccia, autrice del libro “Il paese della Jacaranda” pubblicato da “Scatole Parlanti”.
Per recuperare anche la mia recensione, potete cliccare tranquillamente qui.
Intervista
1 – Come è nata l’idea di scrivere il tuo libro “Il paese della Jacaranda”?
Innanzitutto, volevo ringraziarti per l’opportunità che mi stai dando. È un piacere per me poter parlare del mio lavoro e di questo libro, in particolare.
Ho sempre letto molte autrici sudamericane, dalla Mistral alla Allende, e sono rimasta affascinata da quella cultura che strabordava da ogni rigo o parola letta.
Il periodo storico che attraversa il mio romanzo, Il paese della jacaranda, mi ha da sempre colpito. Si parla spesso di dittatura, di fascismo, ma sempre riferendosi ad un periodo molto lontano nel tempo. Da ragazzina, avevo forse sedici o diciassette anni, mi capitò di guardare un documentario con mio padre sulle dittature che si erano susseguite nei paesi del Sud America e fu come una doccia fredda. Cominciai a leggere di più, a cercare notizie sull’argomento e credo di non aver mai smesso. Le abuelas de Plaza de Mayo sono state per me una fonte di ispirazione, sempre. La loro forza, esplosa nelle piazze, dovrebbe essere ricordata ogni giorno, per insegnarci che il coraggio di pochi può sconfiggere la violenta paura di molti.
2 – Mi descriveresti il tuo romanzo con tre aggettivi?
Confesso che questa domanda mi ha messo un po’ in crisi. Credo non sia facile riassumere in tre parole ciò che questo lavoro ha rappresentato per me. Direi, sicuramente, dalla parte delle donne, delicato, pieno di colori.
3 – Ci puoi indicare un pregio e un difetto di Viviana e di Abril?
Viviana è determinata. Ha imparato a sopportare in silenzio, ma reagisce in maniera attiva, ribellandosi all’ipocrisia che la circonda e ascoltando ciò che le batte dentro. Sarà la sua premura di mitigare le sofferenze, di risolvere i dolori, a tradirla. Imparerà a sue spese che ogni ferita ha bisogno di bruciare, prima di essere medicata.
Abril, invece, è una donna che si è scavata una vita, nella vita. Come acqua del fiume, si lascia trasportare dai giorni e dagli ordini di chi crede di possederla. Ma l’acqua è impavida, testarda, forte; scava solchi profondi ed è salvifica. Abril saprà ridare un senso alla storia, riscoprendosi coraggiosa e ostinata.
4 – Quali sensazioni hai provato mentre scrivevi il romanzo?
Difficile rispondere a questa domanda. La prima parola che mi viene in mente è libertà. Può sembrare scontato, ma credo sia stato liberatorio disegnare con le parole queste donne, le loro storie che in parte mi assomigliano e in parte vorrei mi assomigliassero.
5 – Ci racconti qualcosa del titolo e della copertina?
Il titolo è arrivato alla fine. Ho visto i fiori di Jacaranda e me ne sono innamorata. Sono diventati il leitmotiv dei quadri di Marta, perché, attraverso i suoi occhi, ho dipinto anche io. La copertina mi è stata suggerita dalla mia casa editrice Scatole Parlanti e mi è subito piaciuta molto: è nostalgica, come gli occhi di chi guarda il passato attraverso il vetro della memoria.
6 – Scaletta sì o scaletta no e come ti sei organizzata per la stesura?
Non ho uno schema. Credo che la scrittura sia libera, le idee vanno e vengono, si modificano, rinascono, maturano. Altrimenti è matematica.
7 – Ci puoi raccontare, se c’è, un aneddoto sul tuo libro?
Ho iniziato a scrivere questo romanzo durante il lockdown. Le mie figlie, Vittoria e Margerita, avevano cinque e due anni e non era sempre facile trovare il tempo per raccogliere i pensieri e scavare un angolo di silenzio in casa. Fu così che mi inventai la capanna: con una vecchia tenda colorata ho costruito nella loro stanza una sorta di rifugio, un angolo tutto per loro che divenne presto il loro gioco preferito. Passavamo lì le nostre giornate: io accucciata in un angolo con il portatile e i libri, loro al mio fianco giocavano a travestirsi da principesse pellerossa nel loro tipì. È passato molto tempo, ma il baule dei travestimenti è ancora una delle attività più apprezzate da loro, nonostante il rifugio non ci sia più.
8 – Come ti descriveresti con tre aggettivi?
Testarda, appassionata, polemica.
9 – Quali sono le tue passioni e hobby?
Amo leggere. Mi piace immergermi nelle storie degli altri e farle mie, trovare un’emozione e viverla attraverso le parole. Questo è il motivo per cui adoro viaggiare, scoprire nuove culture e vite e trovo ispirazione in ogni angolo di mondo. Durante i miei viaggi, non mi stacco mai dalla mia Reflex, per imprimere ogni colore e sguardo in una fotografia, per sempre.
10 – Infine una curiosità: qual è stato il tuo ultimo libro che hai comprato e/o letto?
Ho appena finito di leggere Nel blu tra il cielo e il mare, di Susan Abulhwa, che consiglio per l sua delicatezza e la sua forza, e, proprio oggi ho acquistato I pazienti del dottor García, di Almudena Grandes.
Biografia
Mi presento: sono nata a Varese, nel dicembre del 1986.
Una vita come tante: dopo aver conseguito la maturità Classica, mi sono iscritta all’Università Statale di Milano, in Scienze Politiche. Le mie giornate si dissolvevano fra studio, lavoro, amici, sogni, delusioni e speranze. Una vita come tante, appunto. E la vita, se la sai ascoltare e accogliere, ti investe, sempre.
Nel 2015 mi sono trasferita, con mio marito Marco e i nostri due gatti, negli Usa, più precisamente a Dover, New Hampshire. È stata un’esperienza entusiasmante e unica, soprattutto perché ci ha regalato la cosa più sconvolgente delle nostre vite: la Vitto e la Marghe, otto e cinque anni, le nostre figlie, le nostre estensioni infinite.
Siamo rientrati in Italia dopo quattro anni, prima a Varese, poi ad Aosta, dove ci siamo fermati per due anni. Attualmente viviamo in provincia di Pavia.
Scrivo da sempre, ma solo negli ultimi anni ho iniziato a pubblicare i miei lavori con case editrici e riviste letterarie. Ho partecipato a tre antologie di racconti brevi, edite da Giulio Perrone editore, mentre il mio primo libro, Opera Omnia di un cuore, è uscito nel 2019 con Albatros.
Il paese della jacaranda è il mio primo romanzo, pubblicato da Scatole Parlanti nel gennaio del 2022.
Grazie di aver partecipato all’intervista.
Alla prossima!
Gabrio