Ciao a tutti voi lettrici e lettori,
l’intervista di oggi è in compagnia di Stefano Iodice, autore del libro di racconti “Il fascino del Golgota” edito “Bookabook” . Ho avuto il piacere di conoscerlo dal vivo durante la festa di giugno organizzata dalla sua casa editrice.
Se volete leggere la mia recensione la trovate qui
Biografia
Stefano Iodice nasce a Milano nel 1988 da genitori napoletani. Svolge il lavoro di infermiere in un reparto di Rianimazione e quando riesce si dedica alla grande passione della lettura e della scrittura. Ha una bambina di quasi 3 anni e un po’ di spazio, nel suo libro di racconti, è riservato anche a lei. Oggi vive a Busto Arsizio insieme alla sua famiglia.
Intervista
1 – Come è nata l’idea di scrivere il tuo libro “Il fascino del Golgota”
L’idea è stata quella di dare valore a piccoli aneddoti ed esperienze che capitano nella vita di tutti i giorni. Così ho cominciato a scrivere brevi passi, pensieri, poi qualcosa di più strutturato e organizzato che può essere un racconto. Il risultato finale è stato questo libro.
2 – Mi descriveresti il tuo libro con tre aggettivi?
Ironico, riflessivo, pungente.
3 – Secondo te quali sono i tre elementi necessari per scrivere racconti?
La cosa più importante è essere ricettivi a ciò che accade intorno a sé. Poi ci vuole un’idea ben precisa, un tema sul quale sviluppare il racconto. Ci si deve focalizzare solo su quello per renderlo efficace. Infine uno stile concreto e riconoscibile per svilupparlo.
4 –Quanto tempo ci hai messo a scriverli e come ti sei organizzato?
Circa 1 anno. Tra i vari racconti però, ognuno di essi ha richiesto un tempo di stesura differente; “Gli errori ai quali mai rimedierò”, che vede un uomo ricoverato in terapia intensiva che fa i conti con il proprio passato, con i propri rimpianti e rimorsi, ha richiesto diverse riscritture. È un racconto più complesso rispetto agli altri, quasi teatrale.
“La vita che chiama”, che vede in scena un episodio drammatico segnato dalla casualità impercettibile della quotidianità, ha richiesto invece solo qualche ora di lavoro. È stata come un’idea fulminea da mettere giù sul foglio.
Si deve poi tener conto di periodi di maggior creatività e produzione, intervallati da altri di relativa inoperosità, ma che sono comunque importanti al fine di rendere bene. Svolgendo un lavoro su turni, non avevo uno schema preciso da seguire. Ogni momento della giornata poteva essere quello buono per scrivere.
5 – Ti piacerebbe scrivere un romanzo o preferisci i racconti?
I racconti hanno una forza che ai romanzi manca, e viceversa. Con un romanzo si ha la possibilità di solcare maggiormente alcuni aspetti che invece in un racconto, per motivi strutturali, devono essere tralasciati. Credo però che in un racconto il messaggio finale al lettore arrivi in modo più efficace.
6 – Puoi anticiparci se hai in progetto un altro libro?
Sì, sto continuando a scrivere e a raccogliere materiale per un futuro romanzo. Come detto prima, in un romanzo avrei più libertà strutturale, per questo voglio sperimentare un’altra forma creativa di narrazione che finora non ho ancora provato.
7 – Come ti descriveresti con tre aggettivi?
Mi piace utilizzare l’ironia per sdrammatizzare ed esorcizzare i piccoli e i grandi mali della vita. Questo comporta, da parte mia, una riflessione accurata degli eventi. In sintesi direi: ironico, riflessivo e nostalgico.
8 – Ci puoi raccontare, se c’è, un aneddoto sul tuo libro?
Aneddoti particolari non ce ne sono. Posso dirti che mi sono davvero divertito a scriverlo, soprattutto i racconti in prima persona, autobiografici. Mi hanno aiutato a rivalutare alcune situazioni passate e a rivedere le cose sotto un punto di vista più consapevole. In questo senso la scrittura può portare tanti benefici sia per chi scrive sia per chi arriva a percepire nella lettura le emozioni dell’autore.
9 – Quali sono i tuoi autori e libri preferiti: puoi citarmene un paio?
L’autore che ha segnato la mia giovinezza è stato Dostoevskij. Quando ho letto “Delitto e castigo” sono rimasto profondamente colpito dalla sua scrittura e dalla sua capacità di analizzare l’animo umano. Non ho più trovato alcun autore che mi facesse quell’effetto. Adoro la scrittura cruda e diretta di Bukowski.
Ho trovato sintonia con la scrittura di David Sedaris e in generale mi piacciono i suoi lavori. Mi piacciono anche le graphic novel. Le mie preferite sono “Gen di Hiroshima” di Nakazawa, che racconta l’esperienza di chi è sopravvissuto alla bomba atomica e Kobane Calling di Zerocalcare.
10 – Infine una curiosità: qual è stato il tuo ultimo libro che hai comprato e/o letto?
L’ultimo libro letto è stato “Homo deus” di Harari mentre l’ultimo libro comprato è stato “Il corso dell’amore” di Alain de Botton.
Grazie di aver risposto alle mie domande
Alla prossima
Gabrio