Buongiorno lettrici e lettori,
Dopo la pausa estiva tornano le interviste agli autori !!!
Il protagonista di oggi è Michele Bianco, autore del libro “La lezione di Mandelli” della casa editrice “Bookabook”
Se volete leggere anche la mia recensione potete cliccare qui.
Biografia
Michele Bianco nasce e cresce nella tranquilla provincia est milanese, dove non succede mai nulla e mai nulla succederà. Dopo il diploma di liceo linguistico, arrivano la triennale, la magistrale in Lettere e il primo romanzo pubblicato nel gennaio 2020 per la casa editrice Bookabook.
Intervista
1 – Come è nata l’idea di scrivere il tuo libro “La lezione di Mandelli”
È nata dall’incontro tra la volontà precisa di voler raccontare una storia e dal coraggio di usare la scrittura come strumento per farlo. Quando ho iniziato, non pensavo che sarei riuscito a pubblicare, ma più andavo avanti e più si alimentava quel piccolo barlume di speranza. Il resto l’hanno fatto gli studi e la lettura.
2 – Mi descriveresti il tuo libro con tre aggettivi?
Non è facile, ma userei giovane, prezioso e formativo.
3 – Un pregio e un difetto di Lorenzo?
Lorenzo è un personaggio che ha la capacità di ricordarci ciò che siamo e ciò che siamo stati in una fase della vita delicata come l’adolescenza. Il suo più grande pregio è la sensibilità, un modo di sentire diverso, più profondo e maturo rispetto ai coetanei, che paradossalmente è anche il suo più grande difetto.
4 – Quale messaggio, del libro, vorresti arrivasse per primo ai tuoi lettori?
Penso che questo dipenda dal lettore stesso e soprattutto dalla sua età. Mi piacerebbe che un genitore potesse leggere il romanzo e avvicinarsi al suo figlio adolescente, ricordandosi di quanto fosse complicato avere diciotto anni. Un giovane potrebbe leggere il romanzo e trovare una consolazione nel fatto che quello che gli sta accadendo sia già successo a tutti noi, ci siamo passati indenni e siamo qui per raccontarlo. romanzo e ritrovasse quelle
5 – C’è una “lezione”, in particolare, che hai imparato dalla vita e che ti va di raccontarci?
Col rischio di scivolare nello scontato, penso che non ci sia nulla di più importante della fiducia che riponiamo in noi stessi. Imparare a credere nelle nostre possibilità, anche e sopratutto se nessuno lo fa, è la chiave per mantenere saldo e definito un obiettivo. Nessuno crederà in te se non sarai tu il primo a farlo.
6 – Puoi anticiparci se hai in progetto un altro libro?
Ho delle idee, sì. Il periodo della quarantena mi ha dato la possibilità di scrivere tantissimo, come mai prima, e ciò che ne è uscito è un’interessante serie di racconti a cui mancano però una chiusura e una coerenza stilistica. È un lavoro stimolante anche perché lontano dall’uniformità di un romanzo, quindi nuovo per me.
7 – Come ti descriveresti con tre aggettivi?
Anche qui la situazione si fa complicata. Userei irrisolto, distratto e contemplativo.
8 – Ci puoi raccontare, se c’è, un aneddoto sul tuo romanzo?
Quando ho iniziato a scribacchiare le prime parole, in una notte dell’agosto 2013, ho finito per addormentarmi sulla tastiera. Una volta svegliato, qualche ora dopo, a quelle primissime piccole frasi stava seguendo una serie infinita di FFFFFFFFFFFFFF.
9 – Quali sono i tuoi autori e libri preferiti: puoi citarmene un paio?
Hemingway su tutti, poi la Beat Generation, Irvine Welsh e Nick Hornby. Uno dei miei libri preferiti è “Vite pericolose di bravi ragazzi” di Chris Fuhrman, un autore poco conosciuto e morto precocemente.
10 – Infine una curiosità: qual è stato il tuo ultimo libro che hai comprato e/o letto?
L’ultimo libro che ho comprato e letto è “Lezioni americane” di Italo Calvino, un piccolo capolavoro.
Grazie mille di aver partecipato all’intervista.
A presto
Gabrio