Buongiorno a tutti voi !!!
Ho il piacere di proporvi l’intervista a Massimo Lapolla, autore del libro “La volta buona” edito “Scatole Parlanti”.
Se avete voglia di leggere la mia recensione, la trovate qui.
Biografia
Massimo Lapolla (Torino, 1978) vive e lavora a Bruxelles, dove si occupa di affari europei. Organizza eventi culturali e fa politica a livello marciapiede. Nel 2014 ha pubblicato il suo primo romanzo, “Quasi come sembra” (Ed. La Gru) con il quale ha vinto il primo premio “Laphroaig” per l’opera più controversa, nell’ambito del Premio Augusta 2016.
Nel 2019 è uscito il suo secondo romanzo, “La volta buona” (Ed. Scatole Parlanti – Gruppo Alter Ego). Il suo racconto “In pasto alle iene” è stato pubblicato sul n.6 della rivista Carie Letterarie. Scrive per non dimenticare, quando non si dimentica di scrivere.
Intervista
1 – Come è nata l’idea di scrivere il tuo libro “La volta buona”?
Mangiavo una frittata alle erbette e questa mi ha fatto tornare in mentre Sostiene Pereira, e la capacità di Tabucchi di raccontare storie di persone “normali”, apparentemente insignificanti. Da lì è scattata una sfida personale. Riuscire a raccontare vite quasi vuote, concentrandomi sulla qualità della scrittura e cercando comunque di mantenere alto il livello emotivo del racconto e l’attenzione di chi legge.
2 – Mi descriveresti il tuo libro con tre aggettivi?
Delicato, minimo, tenace
3 – Un pregio e un difetto di Cesco?
Il suo pregio è anche il suo difetto principale. Cesco non ha condizionamenti sociali. Cresce e vive in un piccolo mondo separato da tutto il resto. Questo fa di lui un ragazzo naif, ma libero da sovrastrutture.
4 – Quale messaggio vorresti arrivasse ai tuoi lettori?
Mi piace l’idea che possano pensare: se c’è riuscito Cesco, posso farcela anch’io. Poco importa come e cosa. Si possono sempre innescare piccole o grandi rivoluzioni interiori, che ci fanno crescere. A ognuno la sua.
5 – Quali sensazioni hai provato mentre lo scrivevi?
Come sempre, mi affeziono ai personaggi. E anche in questo caso, durante il periodo della scrittura, mi occupavo e preoccupavo dei protagonisti. Le mie emozioni erano spesso legate a loro. Per Cesco ho provato tenerezza, anche se a volte mi faceva arrabbiare. Pinin mi calmava l’anima e mi dava conforto. Mentre con Catalina mi sono sempre fatto grandi risate. Insomma, le ho provate quasi tutte!
6 – Puoi anticiparci se hai in progetto un altro libro?
Mi piacerebbe tanto rispondere sì, ma purtroppo mentirei. Qualche storia gira in testa. Ma sono ancora nel periodo in cui detesto la scrittura. Tutto sotto controllo, mi succede spesso.
7 – Come ti descriveresti con tre aggettivi?
Vorace, irrequieto e curioso.
8 – Ci puoi raccontare, se c’è, un aneddoto sul tuo libro?
Chi scrive lo sa bene: le storie che hai in testa, a volte prendono strade diverse quando finiscono sul foglio di carta. Catalina doveva apparire in un solo capitolo, un cameo buffo e niente più. Dopo mezza pagina, ho capito che sarebbe finita diversamente. E ha vinto lei: si è presa il palcoscenico e io ho dovuto stravolgere tutto. Non ti dico la fatica! Ma ne è valsa la pena.
9 – Quali sono i tuoi autori e libri preferiti: puoi citarmene un paio?
Adoro Calvino, Saramago, Pennac e Queneau. Sono maestri a cui non potrei rinunciare.
10 – Infine una curiosità: qual è stato il tuo ultimo libro che hai comprato e/o letto?
Comprato, ma ancora da leggere “Canto della pianura” di Kent Haruf. Lo inizierò appena avrò finito “Kitchen Confidential” di Anthony Bourdain. Lo so, niente di devastante a livello letterario, ma sono un onnivoro. E lui, tutto sommato, era un gran personaggio, anche se non certo uno scrittore.
Ti ringrazio di aver partecipato alla mia intervista
A presto!
Gabrio