Intervista all’autore: Massimiliano Ungaro

Buongiorno a tutti voi lettori e lettrici,

oggi per l’intervista  ho il piacere di avere Massimiliano Ungaro autore di “Circles – Un messaggio d’amore da Atlantide”, “Altromondo editore”

Per leggere la mia recensione potete cliccare qui.

Biografia

Massimiliano Ungaro vive a Padova ed è operatore in Discipline Bio-Naturali, L.R. Regione Lombardia nr. 2/2005, e ricercatore spirituale.

Scrittore, Circles – Un Messaggio d’Amore da Atlantide è il suo primo romanzo, è anche speaker in una radio storica di Padova e compositore musicale e polistrumentista:  con etichetta discografica Defox Records ha in pubblicazione l’album dal titolo Cowboy Soul.

Per saperne di più la sua pagina facebook: Massimiliano Max Ungaro.

Intervista

1 – Come è nata l’idea di scrivere il tuo libro “Circles – Un messaggio d’amore da Atlantide”?

 Diciamolo subito, sono un tipo un po’ romantico. E l’idea di un incontro che non si è mai realizzato, di un’Anima Gemella che di Vita in Vita il protagonista non ha riconosciuto, dovendo rinascere per cercarla ancora e ancora, mi stuzzicava molto. Atlantide è la base di partenza perché è uno dei miti che mi ha sempre affascinato. Come del resto il tema Vite Passate. Unendo a tutto questo un pizzico di esperienza personale e di magia alchemica ne è nata una fiaba dal sapore un po’ mistico ma anche tanto reale.

2 – Mi descriveresti il tuo libro con tre aggettivi?

 Petalos…, ahm: intrigante e originale, sono i termini usati dall’editore nella mail in cui mi comunicava l’intenzione di pubblicare Circles. Io aggiungo: ispirato.

 3 – Ci puoi raccontare, se c’è, un aneddoto sul tuo libro?

 A dire il vero ce ne sono tanti. Uno di quelli che più mi fa piacere ricordare riguarda la copertina. Circles era già nelle mani della casa editrice, impaginazione e quant’altro. Un periodo di riposo per me, dunque. Stavo andando a trovare un caro amico che vive in periferia, in una zona molto verde e ricca di ampi spazi. Ero un po’ in anticipo così ho preferito fermare l’auto in una piazzolina sassosa e aspettare un po’. Era maggio e sì stava proprio bene. E a me piace immergermi negli spazi verdi e solitari.

Sono sceso dall’auto ma il mio pensiero continuava ad andare a Circles, al suo essere un po’ originale e fuori dagli schemi. Mi chiedevo se ci sarebbe stato qualcuno che l’avrebbe letto, se sarebbe stato compreso, quando in lontananza ho visto un aquilone che si librava molto in alto. Era così lontano da me da essere piccolo piccolo e volava liberamente in quel cielo primaverile, turchese e senza nuvole. L’ho preso come un bel segno: in Circles l’aquilone è fondamentale, un punto importantissimo, ma poi sai, l’ho accantonato lì. Un messaggio positivo a cui poi non ho più pensato.

Poi è arrivato Natale, il libro era pronto per la pubblicazione, solo che i tempi tecnici non permettevano una copertina. La casa editrice stava per chiudere per via delle festività e di mettersi a studiarne una se ne sarebbe parlato solo a inizio anno. Un vero peccato, quale momento migliore del Natale per fare uscire il libro (a proposito di aneddoti o coincidenze: il protagonista è uno scrittore e quando gli viene chiesto: “quando uscirà il tuo prossimo libro?” la sua risposta è:”a Natale.”)?

Così ho chiamato in velocità Denis, un amico che lavora nel mondo della fotografia e della grafica, era un sabato sera ed ero fuori città: avevo a disposizione solo cinque giorni per abbinare una copertina al libro o la pubblicazione sarebbe slittata. Molto gentilmente mi ha ascoltato, e in cinque minuti gli ho detto giusto le quattro cose che ritenevo focali in merito alla trama e poi ho trattenuto il respiro per tutti i restanti giorni.

E’ stato un vero piccolo miracolo.  Non so come ma non solo è riuscito a prepararla in tempo, e dire che si sviluppa fronte-retro, ma anche a inserire dettagli fondamentali della trama che non gli avevo detto. E sai cosa? La cosa più importante? Nel centro della copertina ritrovai proprio quell’aquilone,  quello visto librarsi solitario nel cielo di maggio, sei mesi prima. A Denis non avevo detto che era dei colori dell’arcobaleno, eppure è uguale identico.

4 – Un pregio e un difetto del protagonista?

 Quello che più mi piace è la sua tenacia. Crede talmente tanto nella sua ricerca, nel suo voler a tutti i costi incontrare Aya, la sua anima gemella, da spingersi a infrangere le barriere, persino di tempo e di spazio. E se almeno inizialmente viene aiutato dai Maestri che incontra nella prima parte del Viaggio, poi di volta in volta prende sempre più coraggio, si fida, crede così tanto in se stesso e nel suo Cuore che questa sua speranza lo porta ad iniziare un percorso oltre il sé, anche attraverso le dimensioni dell’inconscio, sovvertendo gli schemi, guardando solo a ciò che sente nel suo animo. E dove altri vedrebbero soltanto burroni, lui getta ponti e supera gli orizzonti, inseguendo il suo sogno.

Credo che in fondo sia la missione di ognuno di noi. Quando riconosciamo l’Amore, quando ci batte veramente il cuore, per qualcuno o qualcosa che ci rappresenta, come un progetto o un sogno da realizzare, saper seguire quel faro e non cedere alle paure è una gran bella prova. Un suo difetto? Beh, come spesso gli viene ironicamente fatto notare tende a essere un po’ troppo impulsivo e a fare tante domande. Mi assomiglia.

5 – Quale messaggio in particolare vorresti che arrivasse al lettore?

 Bella domanda. Essendo Circles un viaggio alla ricerca di sé, una sorta di intrigo esistenziale, spesso le persone che lo hanno letto poi mi contattano per dirmi che si riconoscono in qualcosa. Qualcuno dei punti toccati da Circles riflette qualcosa anche della loro intima esperienza.

Credo, da questo punto di vista, che l’intento con cui mi sono approcciato allo scrivere questo libro sia riconducibile al post Avvenimento. E’ una parolona grossa, lo so, cerco soltanto di girare attorno al problema. Il fatto è, e mi si perdoni l’eventuale esistenzialismo generico, che nella vita di ognuno di noi, purtroppo, certi tsunami sono inevitabili. Arrivano. E nel mio piccolo, anche se come spunto metaforico fiabesco, condividendo e partendo dalla mia esperienza personale, ciò a cui più di tutto ho voluto dare spazio è la voce della speranza. Esiste sempre, in qualche modo, una possibilità di rinascita. C’è vita oltre alle macerie. Se Atlantide è mai esistita, in fondo, noi tutti siamo qui a dimostrarlo.

6 – Puoi anticiparci se hai in progetto un altro libro?

 Certamente. Sto per dare in pasto al mio editore il mio secondo libro. Non è un romanzo, ha molto più a che vedere con i racconti brevi e con l’aspetto motivazionale, sempre in tema spiritualità. Sto inoltre portando avanti la scrittura di un secondo romanzo.

Nel frattempo però ho realizzato due sogni per me molto importanti: sono diventato speaker in una radio storica di Padova, dove conduco un programma settimanale che ho intitolato Il Bosco dei Sogni, in cui lascio spazio a persone che si raccontano nel loro inseguire o aver trasformato in obbiettivo i loro sogni. E a breve, come Max Ungaro, verrà pubblicato tramite etichetta discografica, il mio primo album autoprodotto, un EP di tre brani genere rock indie, in inglese, che prende il titolo dal mio primo singolo: Cowboy Soul. Un misto di contenuti e anima rock. Entro l’estate ne verrà realizzato anche un video.

7 – Come ti descriveresti con tre aggettivi?

 Per Paolo Fox lo scorpione è l’indagatore per eccellenza e io avendo sia luna che ascendente in questo segno evidentemente unisco la curiosità tipica del gemelli, mio segno base, alla sete di approfondimento. Non c’è niente che mi sfugge… soprattutto quando mi piace o attira qualcosa.

Un piccolo esempio, quando in tv c’è qualche film o fiction non in lingua italiana che mi piace, switcho spesso il canale audio per sentire come sono le voci originali e capire così la qualità del doppiaggio italiano, cosa che io adoro, anche se ultimamente, rispetto al passato, sta perdendo colpi. Mi affascina lo scoprire le piccole differenze, i dettagli. Happy Days nella nostra versione ha molta più profondità e intimità; Guerre Stellari, la prima trilogia, idem. In lingua originale Darth Fener è un vero e proprio robot, ma grazie al doppiatore italiano ha acquisito delle sfumature di colore davvero interessanti. In Animal House poi, non si sa perché ma molti brani musicali durante il film sono diversi: da un rock stile anni 60 della versione originale, nella versione italiana, o europea, si passa ad un sound più anni 80.

Il mio preferito comunque rimane il doppiaggio di HAL 9000. Persino Kubrik, da perfezionista maniacale quale era, si complimentò per la versione italiana. Quindi, ricapitolando, sono curioso ed esploratore. Dicono però che io sia anche molto ironico. In ogni caso sono grato che il primo incontro televisivo con Fonzie, avvenuto nella mia infanzia, sia stato attraverso gli schermi italiani e non in lingua originale…

8 – Come è nata la tua passione per la ricerca spirituale?

 Questa domanda non poteva che essere la numero otto. In realtà penso che ognuno di noi abbia le sue propensioni, le abbiamo già nel nostro bagaglio genetico e animico. In ogni caso nel momento in cui ciò che ti circonda non basta, non ne trovi il senso, allora ti spingi a cercare altrove. E se, parlando della mia personale esperienza, almeno inizialmente la spinta è verso l’esterno, verso una conoscenza più ampia e approfondita del mondo esteriore, poi ci si accorge che ciò che è dentro ognuno di noi è già la risposta. Basta solamente mettersi nelle condizioni di accettarsi e vedersi. Il resto viene da sé.

9 – Quali sono i tuoi autori e libri preferiti: puoi citarmene un paio?

 I libri sono entrati a far parte della mia vita molto presto. Avevo circa sette anni quando mio nonno mi chiamò in disparte per darmi il mio primo libro. È sempre stato un uomo di cultura, ne aveva la casa piena, librerie che occupavano pareti intere. Per me i libri erano un qualcosa di ostico, di noioso.

Ma guardandomi dall’alto in basso mi disse che a farsi crescere i muscoli sono bravi tutti, ma non sarei mai stato un vero uomo se non avessi costruito il mio personale bagaglio culturale. E per non deluderlo, forse anche un po’ intimorito, iniziai a leggere. Credo fosse un Twain o un Verne. E da lì in poi è sbocciata una grande passione. Spesso i libri hanno sopperito a ciò che molte persone non riuscivano a darmi. Anche la musica, del resto. Questo per dirti che come lettore penso sia impossibile mettere in evidenza un qualcosa che va avanti sin dalla mia infanzia. Diciamo piuttosto che, come scrittore, forse, posso fare una piccola eccezione.

Quando andavo alle superiori più di tutto facevo due cose in particolare: leggevo libri a non finire e ascoltavo tanta musica. In tempi non sospetti, perché adesso vedo che va tanto di moda, avevo una sorta di ossessione per Stephen King, il suo senso del ritmo, l’inventiva e la capacità di stupire. Ne ero così follemente innamorato da leggere e rileggere i suoi libri ad infinitum e questo in qualche modo mi ha messo nelle condizioni di apprezzare e amare l’idea di scrivere.

Mi spiego meglio. Mentre tutti gli altri libri mi appagavano come lettore, con il suo stile immediato e musicale, quasi visivo direi, visto che per molti versi sembra di ritrovarsi dentro a un film, King è riuscito a mettermi la voglia di scrivere, di imitarlo, a rendere accessibile l’idea di provarci. La stessa cosa mi è successa con la musica. Mentre i miei musicisti preferiti, Pink Floyd e Led Zeppelin per dirne un paio, con le loro architetture sonore mi sembravano Déi viventi, irraggiungibili, Kurt Cobain (quando questo accadeva era ancora vivo) con il suo messaggio ed il suo modo così diretto e incisivo fino all’anima di fare musica mi ha trasmesso la fiducia necessaria per prendere la chitarra e fare il mio tipo di musica, senza aspettative ma con tanta passione.

Una sorta di filtro, o di chiave di volta da cui partire e che ha reso tutto il resto più facile. Da questo punto di vista perciò, tra gli autori che prediligo e che mi hanno insegnato molto, e i cui libri, nonostante passi il tempo, quando li rileggo mi continuano ad appassionare, spicca Stephen King senza dubbio. Fino al Miglio al Verde… quanto meno. Penso che uno dei suoi libri che amo di più sia La Lunga Marcia, un’emozionante, toccante, sincera metafora della Vita. Senza dilungarmi troppo un altro autore che sicuramente mi ha insegnato molto, è che è stato un vero e proprio amore a prima vista, è S.S. Van Dine.

Nella sua prima apparizione, e siamo negli anni 20, Philo Vance dice: Se una qualunque cosa, anche infinitesimale, si potesse veramente cancellare, l’universo cesserebbe di esistere, il problema cosmico sarebbe risolto, e il Creatore scriverebbe sul firmamento vuoto: “Come volevasi dimostrare.” La vita è questa, amico mio. E’ solamente perché non possiamo mai cancellare nulla, che continuiamo a vivere. Filosofia, psicologia, ironia, cultura e amore per l’arte, suspance: i suoi gialli per me rimangono immortali.

Infine includo anche, come mia grande ispirazione Richard Bach e Richard Matheson. E, tra i miei libri preferiti di sempre, Qualcuno Volò Sul Nido Del Cuculo. Uno di quei rari casi in cui sia il libro che il film che ne è stato tratto sono magnifici e donano qualcosa l’uno all’altro.

10 – Infine una curiosità: qual è stato il tuo ultimo libro che hai comprato e/o letto?

 Alla Ricerca del Libro Perduto, di O. Gingerich. L’autore, un astrofisico, parla della sua ricerca durata trent’anni nelle biblioteche di tutto il mondo del libro che Copernico scrisse nel 1500 e in cui contestava le teorie Tolemaiche e della Chiesa parlando per la prima volta di eliocentrismo.

Un libro molto affascinante e dal sapore avventuroso. Chissà… forse anche questo autore ha qualcosa dello scorpione. 🙂

Grazie di aver risposto alle mie domande

A presto!

Gabrio

 

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