Intervista all’autore: Luigi Arbore

Ciao a tutti e a tutte!!!

Vi propongo una nuova interessante intervista. Il protagonista è Luigi Arbore, autore del libro “Come una pecora sparsa” pubblicato da “Pathos Edizioni”.

Per recuperare maggiori informazioni potete cliccare tranquillamente qui.

Intervista

1 – Come è nata l’idea di scrivere il tuo libro “Come una pecora sparsa”?

È il mio secondo libro. Chissà se smetto. Ironia a parte, avevo bisogno di dare una forma a tutta una serie di aforismi che ho scritto negli anni, a partire dal 2009. Mi ci sono svegliato una mattina, di due anni fa, e mi sono reso conto che avevo gettato qua e là, su quaderni, ritagli di carta, post su Facebook e storie su Instagram, tutta una serie di pensieri estemporanei, un’accozzaglia di elucubrazioni mentali, e in special modo, emotive. Un bel minestrone di sonetti, versi brevissimi, esternazioni, pensieri; dai temi più disparati. Infanzia, Famiglia, Origini, Italia, Storia, Politica, Costume; e, ovviamente, Vita, che passa per Amore, Dolore, Gioia.

2 – Me lo descriveresti con tre aggettivi?

Ah, questa è molto facile. Disfunzionale, dissacrante, ironico.

3 – Come ti sei organizzato per la stesura e come è avvenuta?

La stesura ha preso un anno e poco più: in primis, sono andato a spulciare tutto il materiale scritto dal 2009 al 2021. Letto, riletto, trascritto tel quel, o sistemato, migliorato, spero, sfumato. Successivamente, e in parallelo, ho scritto altri pensieri nuovi. Ma non chiedetemi quali siano i vecchi e quali i nuovi, perché non lo so. Scusatemi.

4 – Ci racconti qualcosa del titolo?

È un detto Barese, si definisce così, nel nostro dialetto Coratino, una Persona spaiata, dissonante, scanzonata, distaccata dal “gregge”, smarrita, un po’ persa, scollata. “Sei proprio una pecora sparsa” mi diceva sempre mia Nonna da bambino. È un po’, forse anche più di un po’, aveva ragione da vendere.

Siamo così oggi, per lo più disfunzionali. Pensiamo in un modo e agiamo in un altro. Siamo come stream of consciousness fatti di carne e ossa; non più solo dentro le nostre teste, ma fuori, reali, per strada, in giro per il mondo. Storti, confusi, smarriti, sparsi proprio come una pecora sparsa al pascolo, staccata dal resto del gregge, seppure col gregge a mezzo metro di distanza. Schizoidi, psicotici, scollati, con così tanti filtri digitali apposti sulle nostre foto, che di filtri non ne abbiamo sulla nostra lingua, nelle relazioni, nelle dinamiche interpersonali. Forse ci mancano anche dei bravi “Pastori”?

5 – Che cosa si intende per poesia disfunzionale?

Ovviamente, la mia non è Poesia, sarei troppo ambizioso e non oggettivo, oltre che in imbarazzo, con presunzione eccessiva, verso i veri Poeti. “Come una Pecora sparsa” è una raccolta di pensieri estemporanei, apparentemente senza né capo né coda. Pensieri brevi, pipponici sì, tanti, non tutti, ma pur sempre brevi; come fossero versi poetici. Anche perché di sicuro non è prosa. Volevo poter realizzare qualcosa di moderno, fresco, facile, agile, veloce. Ed essendo il tutto assembrato editorialmente senza un ordine logico narrativo, ma puramente con una consecutio casuale, mi è sembrato qualcosa di disfunzionale. Ecco fatta nel mio piccolo, piccolissimo, la Poesia disfunzionale. Come lo siamo tutti noi, oggigiorno, chi più, chi meno.

6 – Quali sensazioni e messaggi vorresti arrivassero al lettore? .

Si ride, si sorride, ci si commuove, non credo che si pianga, ci si irrita, non si capisce qualcosa; ecco le reazioni che spero, e che volevo, inscenare in coloro che sono riuscito a irretire e incuriosire.

7 – Ci puoi raccontare un aneddoto in particolare?

Vado di aneddoto semplice e forse un po’ sciocco, sono Barese, ma non mi piacciono le cime di rapa con le orecchiette…

8 – Hai qualche passione e hobby che svolgi nel tuo tempo libero?

Sono un Uomo curioso, dinamico, ottimista, energico, empatico, che ama il cinema, il teatro, la musica. Che sarebbe già morto se non viaggiasse in giro per il mondo con costanza. Sono sportivo, in particolare modo pratico equitazione fin da bambino. Ah, ho conosciuto Beyoncé; vale ?

9 – Come ti descriveresti con tre aggettivi?

Oltre agli aggettivi utilizzati nelle risposte precedenti, l’auto-consapevolezza conquistata scalandomi in questi quarantadue anni di Vita, sento, voglio, vedermi come un Uomo generoso, permaloso, insicuro, ed empatico. Dai, scusami, ve ne ho dati quattro, anziché tre.

10 – Infine una curiosità: qual è stato l‘ultimo libro che hai comprato e/o letto?

Leggo almeno due o tre libri al mese. L’ho imparato da mio Padre. Ho risposto a questa intervista mentre ero in viaggio di rientro da Istanbul. E con me avevo il romanzo dal titolo 25 di Bernardo Zannoni. Ve lo consiglio, se vi piacciono le Vite graffiate dalla Vita stessa. Io impazzisco per le Vite sbucciate, per via delle loro cadute di percorso.

Ah, ci tengo a precisare una spiegazione, le maiuscole delle iniziali per alcune parole. Per me mettere la maiuscola anche dove non ci vorrebbe serve a dare importanza a quella data Parola, rispetto alle altre. Perché più valevole. Perché vorrei si potesse fare anche con le Persone; se così fosse, forse, sarebbe un mondo migliore.

Biografia

Luigi Arbore, 42 anni, Pugliese doc e dop, esattamente nato a Corato, a nord di Bari, con circa altre quarantotto mila anime.

Innestato a Milano da più di venti intensi anni. Ho buttato la valigia di cartone tempo fa nel cassonetto, della differenziata tranquilli voi e Greta.

Marketing Director in una Multinazionale Italiana, famosa per le supposte. Ho detto tutto.

Dislessico. Ma sempre col massimo dei voti.

Arbore sì, avete letto bene, come Renzo Arbore. E sì parente alla lontana, dicono; ma io sono stonato come una campana.

E di bell’aspetto. Editoria è Cultura, e Business… E un bel viso come un bel sorriso aiutano anche. Sorriso Durbans.

Figlio di due Genitori, di quell’Italia, che con la Crisi Economica, Politica e Sociale dell’ultimo decennio, ha perso tutto! E intendo tutto: casa, fabbrica, proprietà, risparmi… Tutto tranne la Dignità Umana.

E mi descrivo connotato da una Passione da sempre, che è quella di esprimere, di creare, di sentire, di comunicare, di toccare Cuori e Cervelli. Di lasciare un piccolissimo Segno. Di In-segnare appunto.

E l’ho fatto anche con questo mio secondo Libro. Come con tutto ciò che faccio quotidianamente. Ci provo. Presuntuoso. Quel pizzico.

Concludo asserendo che l’Ironia ci può salvare. Con me l’ha fatto.

Grazie mille di aver partecipato all’intervista!!!

Alla prossima

Gabrio

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