Buongiorno a tutti,
oggi come protagonista dell’intervista troviamo Luca Maletta, autore del libro “I racconti del disagio” edito “Caravaggio Editore”
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Biografia
Luca Maletta, nato a Roma nel 1993, è scrittore e artista. Ha conseguito la laurea triennale in Scienze della Comunicazione presso La Sapienza di Roma (con una tesi sulle opere di Faulkner) e ha tenuto seminari sia presso alcuni licei che all’università. Dopo aver partecipato, a diciannove anni, al primo talent televisivo per scrittori (Masterpiece, Rai 3, 2013), è stato coautore del Goal più bello: manuale di fairplay e nel 2018 ha pubblicato su Amazon il suo primo romanzo, Quindici milioni di parole.
Nel 2020 ha intrapreso l’inedita carriera di traduttore, curando per la Caravaggio Editore una nuova edizione del racconto di Mary Wollstoncraft Shelley «Cambiamento».
Intervista
1 – Come è nata l’idea di scrivere il tuo libro “I racconti del disagio”?
Innanzitutto, grazie per l’opportunità di questa intervista. Ho apprezzato molto la tua recensione e è sempre un piacere poter aprire uno spioncino sul mio lavoro alle persone.
I Racconti del Disagio sono nati in maniera abbastanza spontanea. Ho sempre avuto l’abitudine (malsana) di non sapermi sfogare in maniera costante. Le cose che vedo e che percepisco e che vivo mi si accumulano dentro fin quando non riesco a trattenerle. Lo sport un tempo mi aiutava ma una spirale di problemi fisici ha a un certo punto tagliato dalla mia vita quella possibilità: mi restava solo il disagio, e la possibilità di vomitarlo quando ne avevo bisogno.
Trovarvi coerenza è stato solo il passo successivo.
2 – Mi descriveresti il tuo libro con tre aggettivi?
Anche se cerco sempre di essere sintetico, questa è un’impresa anche per me! Direi: Distorto, Destabilizzante e Denso.
3 – C’è qualche racconto a cui sei più legato?
Certo, questo assolutamente. Anche se i miei racconti sono tutti un po’ come dei figli, per me, non ti nascondo che ce ne siano stati alcuni la cui realizzazione sia più impressa in me, o la cui nascita mi abbia fatto sentire meglio. Immagino che dovrei risponderti «La Società che Indossi».
4 – Mi racconti qualcosa circa l’originalità del tuo libro pubblicato come se fosse una “bozza”?
L’idea di questa impaginazione particolare è stata di Enrico De Luca, che ringrazio infinitamente per avermi supportato e sostenuto durante la pubblicazione. Ci era sembrato che una possibile dimensione incompiuta ben si adattasse al testo, al suo significato complessivo, e poi alla mia personalità, sempre fremente, e insoddisfatta, e che mi spinge a scrivere e riscrivere senza riuscire a accontentarsi. I miei quaderni sono veramente lo specchio del libro!
Ovviamente, devo poi ringraziare Michela Pollutri della Caravaggio Editore per aver messo il cuore nel progetto – e aver sudato sette camicie per realizzarlo in piena pandemia. Ci sono stati giorni in cui le inviavo decine di scritte da inserire: credo di averla estenuata!
5 – Quali emozioni hai provato mentre lo scrivevi?
Ho provato un intero arcobaleno di emozioni (e di disagi). Per questo la stesura dei Racconti del Disagio è stata per me un’esperienza catartica, e di crescita, perché mentre da una parte alleviavo alcune sofferenze (paura, incertezza, solitudine, rabbia, tristezza), dall’altra, mettendomi nei panni di altre persone, provando le loro stesse emozioni riuscivo anche a capire meglio me stesso. Credo che, in questo senso, il racconto «Il Disagio» sia esemplificativo.
6 – Puoi anticiparci se hai in progetto un altro libro?
In questo periodo di difficoltà economica e incertezza, devo certamente riuscire a fare un passo in avanti verso la realizzazione del mio sogno, ovvero ottenere una stabilità facendo lo scrittore. Per riuscirci, sto variando molto, e colgo in questo un’occasione di crescita artistica. È da poco uscita la mia prima traduzione, conto presto di pubblicarne altre e realizzarne di nuove; ho in cantiere un testo scritto a due mani, che magari sarebbe simpatico pubblicare per Natale, e poi, per il resto, mi basta conservare sempre la libertà di sperimentare e di crescere. Dentro e fuori le pagine di un testo.
7 – Come ti descriveresti con tre aggettivi?
Non ne ho idea. Immagino dovrebbero essere tre aggettivi in contrasto tra di loro, e quindi: Determinato, Distaccato, Deluso. Sempre tutto con la D.
8 – Ci puoi raccontare, se c’è, un aneddoto sul tuo libro?
Probabilmente potrei parlare del numero dei racconti. L’idea era di pubblicarne 24+1, come la mia età al tempo della consegna, ma in realtà non era questo il progetto originario!
Amo inserire nei miei testi riferimenti al passato; alle opere dei grandi che prima di me hanno inseguito (e raggiunto) la perfezione della lingua. Mi ero allora deciso a creare una raccolta enorme, di 99+1 racconti, come… Avrai capito! Una serie di problemi di salute però (e soprattutto la fermezza di alcune mie convinzioni, legate alla scrittura) mi ha impedito di dilungarmi troppo. La cosa bella è che, con l’attuale numero di racconti, ho mantenuto il riferimento a quello scrittore che venero, potenziandone al tempo stesso il parallelismo. Si è capito di chi parlo?
9 – Quali sono i tuoi autori e libri preferiti: puoi citarmene un paio?
Tra gli autori, non posso non citare Poe, Joyce, Svevo, Dostoevskij, Kafka, Proust, Orazio. Un po’ più complicato è darti dei titoli. Un grande significato lo hanno per me The Sound and the Fury di Faulkner, The Grapes of Wrath di Steinbeck, ma anche Gente di Dublino e il Gabbiano Jonathan Livingston, tutti per ragioni differenti. È questa, credo, la magia della lettura.
10 – Infine una curiosità: qual è stato il tuo ultimo libro che hai comprato e/o letto?
Comprato, alcuni saggi sui testi scritti a Villa Diodati e sulla storia dei vampiri. Per quanto riguarda i libri letti, invece, sto partecipando al mio primo GDL, organizzato da unasemplicelettrice e bookcloudgazer. Assieme ai miei compagni e compagne di lettura sto amando David Copperfield di Dickens.
Ti ringrazio molto di aver partecipato all’intervista
Alla prossima
Gabrio