Un saluto a tutti e bentornati a leggere una nuova intervista.
Oggi è Gabriella La Rovere, autrice del libro di racconti “Alice e altre storie” pubblicato dalle edizioni “Augh!” a rispondere alle mie domande.
Se volete leggere la mia recensione la trovate qui.
Biografia
Autrice di teatro, medico e giornalista. Collabora con il sito “Per noi autistici”. Ha scritto alcuni libri: L’orologio di Benedetta (Mursia, 2014), Hello Harry! Hi Benny! (Mursia, 2016), Pedagogia della lettura ad alta voce (Armando, 2018), Alice e altre storie (Augh! 2018), Mi dispiace, suo figlio è autistico (Gruppo Abele, 2019)
Intervista
1 – Come è nata l’idea di scrivere questo libro di racconti e come è avvenuta la stesura?
Era da poco morta mia madre e stavo attraversando un momento di forte depressione. Dormo molto poco e in quel periodo le mie alzatacce notturne non producevano alcunché di creativo, non riuscivo a studiare, né a scrivere. Una notte mi sono chiesta cosa fosse successo il giorno in cui ero nata (1 febbraio 1959). Mia madre mi aveva raccontato che era da poco finito il festival di Sanremo e in sala parto una radio trasmetteva la canzone di Domenico Modugno che aveva vinto: Piove (più nota come ciao, ciao bambina). Non solo. Non si aspettavano una bambina e quando fu chiaro che ero l’ennesima femmina della famiglia, non sapevano come chiamarmi.
Mia nonna prese il giornale, lo sfogliò e trovò un articolo che parlava del fidanzamento tra Gabriella di Savoia e lo Scià di Persia (fidanzamento che fu ostacolato dalla Chiesa perchè lui aveva da poco ripudiato la sua prima moglie). E da lì è uscito il mio nome. Sono andata perciò nell’archivio storico de La Stampa a leggermi le notizie del 1° febbraio 1959 e da lì ho continuato a leggere. C’erano alcune notizie, piccoli trafiletti in quinta, sesta pagina, che raccontavano storie di dignità. Era un’Italia che veniva fuori dalla guerra, che stava lentamente riprendendosi. Era un peccato non dare a queste persone la possibilità di avere una nuova vita, di essere ricordate nel Terzo Millennio. E così sono nati molti dei racconti presenti in Alice e altre storie.
2 – C’è un racconto a cui sei più legata e perché?
E’ il racconto che dà il titolo alla raccolta: Alice. La storia di questa donna è l’insieme di tante storie ascoltate. Da cinque anni conduco un laboratorio di lettura ad alta voce rivolto a pazienti psichiatrici in carico al Centro di Salute Mentale di Marsciano (PG). Ho perciò raccolto i ricordi e le emozioni di questa umanità fragile. Alicenasce come monologo teatrale, poi trasformato in forma letteraria. Ho fatto perciò il percorso inverso rispetto a quello che viene normalmente fatto.
3 – Mi descriveresti il tuo libro con tre aggettivi?
Intenso, diretto, profondo.
4 – Hai scritto vari libri di diversi tipi. C’è un genere che preferisci ?
Preferisco scrivere racconti e adoro leggerli. Molti anni fa rimasi folgorata da Lo scialle andaluso di Elsa Morante, che ha rappresentato il mio spartiacque e ho tratto ispirazione dal suo modo di strutturare la storia. Non mi piace appesantire il racconto di parole, ho uno stile scarno, essenziale che forse deriva anche dalla mia formazione in medicina
5 – Come è nata la tua passione per la scrittura?
Ho iniziato a scrivere alle elementari quando mi cimentavo con le favole e per stimolare la mia sfrenata fantasia mi regalarono Fiabe Italiane di Italo Calvino. La mia vena creativa ha subito uno stop alle superiori per poi riprendere come un fiume in piena ai 40 anni. Da quando ho imparato a leggere (con il maestro Manzi in tv!), non ho mai smesso. La mia scrittura ha bisogno della lettura come l’assetato nel deserto
6 – Puoi anticiparci se hai in progetto un altro libro?
In realtà sto portando avanti due progetti: un romanzo e un saggio che va ad analizzare la commistione tra letteratura e neurodiversità.
7 – Ci puoi raccontare, se c’è, un aneddoto sul tuo libro?
Il racconto Burocrazia è un racconto molto breve che ben si presta a spiegare il laboratorio di lettura ad alta voce rivolto a persone con disagio psichico e/o relazionale. Non è il semplice leggere, ma diventa un vero setting terapeutico che facilita la relazione. In una presentazione mi è capitato che l’intervistatore mi chiedesse cosa fosse, se lo potessero fare tutti. Ho perciò iniziato a leggere. Ho una innata capacità ad entrare in empatia con il mio prossimo, a percepire le emozioni e, mentre leggevo, sentivo un’onda emotiva avvolgermi. Quando ho alzato lo sguardo tutti avevano gli occhi lucidi, erano commossi nel profondo. In qualche maniera la storia aveva portato a galla ricordi, profumi, visioni, emozioni.
8 – Oltre alla scrittura quali sono le altre tue passioni?
La lettura e il teatro. Quando ero piccola, vigeva la regola “A dormire dopo Carosello” Potevo rimanere alzata il sabato per vedere Studio Uno e gli altri varietà e il martedì per il teatro. Lo adoravo, ho visto tanti bei lavori e, quando sono stata adolescente, mio padre mi regalò l’abbonamento ad un circuito teatrale a Roma. Ancora adesso il profumo (per me è tale) della polvere all’apertura del sipario mi suscita emozioni profonde e vengo catturata dalla storia
9 – Quali sono i tuoi autori e libri preferiti: puoi citarmene un paio?
Amo tutti gli scrittori russi, Kent Haruf, Saramago, Yehoshua (ho una foto insieme a lui, ricordo che non mi sembrava vero!)
10 – Infine una curiosità: qual è stato il tuo ultimo libro che hai comprato e/o letto?
Ieri ho comprato Parlarsi di Eugenio Borgna mentre ho da poco finito di leggere Vite ai bordi, un libro coraggioso di Annamaria Zito che è stata ospite a Marsciano nell’ambito della rassegna Tuttaltrilibri.
Grazie della tua disponibilità
Alla prossima.
Gabrio