Intervista all’autore: Armando Bisogno

Buongiorno lettrici e lettori,

vi propongo una nuova intervista. L’ospite è Armando Bisogno, autore del libro “Terapie” pubblicato da “De Tomi Editore”.

Inoltre, se volete recuperare la mia recensione, potete cliccare qui.

Intervista

1 – Chi è Armando Bisogno e che tipo di scrittore sei?

Ho cinquant’anni e mi divido tra tre passioni: il lavoro come docente di storia della filosofia medievale all’Università di Salerno, che mi permette di condividere le mie riflessioni con gli studenti e i colleghi; il ‘clan’ delle persone che mi sono vicine, dalla famiglia agli amici, e che rappresentano la ‘rete’ che sempre mi sorregge; i tanti hobby che in questi anni ho accumulato e che alimento a singhiozzo quando ho tempo.

La scrittura ‘letteraria’ è stata da sempre una compagna del mio percorso biografico; pur avendo scritto sempre solo saggi scientifici e accademici, ho nel tempo collezionato una serie di esperimenti di scrittura, tutti rimasti rigorosamente nel cassetto ma ai quali sono molto affezionato.

Direi che sono uno scrittore al contempo incostante e ossessivo: incostante perché costruisco il libro in momenti diversi, riprendendolo e abbandonandolo di continuo; ossessivo perché, quando poi arriva il momento della scrittura, non riesco a pensare ad altro: butto giù la prima stesura, poi la rileggo, rivedo la punteggiatura, limo gli aggettivi, e così via fino a che non mi sembra che ‘suoni’ bene.

2– Come, o da dove, è nata l’idea di scrivere il tuo libro “Terapie”

‘Terapie’ è nato in un momento della mia vita nel quale avevo bisogno di prendermi cura di me, di creare uno spazio nel quale dedicarmi ai miei pensieri. Perché per me la scrittura è, prima di ogni altra cosa, una terapia rivolta a me stesso; è il modo con il quale do forma alle riflessioni che si accumulano e si sovrappongono e che, quando poi finiscono sulla pagina, riesco a ‘leggere’ in modo compiuto.

3 – Mi descriveresti il tuo romanzo con tre parole?

Ti dico le tre parole che mi piacerebbe usasse un lettore: scorrevole, divertente, interrogante.

4 – Un pregio e un difetto di Andrea Malversi e com’è in generale di carattere?

Il pregio è sicuramente la leggerezza, che non è superficialità ma è la capacità di relativizzare i piccoli problemi quotidiani senza trasformarli in drammi. Il difetto è la convinzione di poter vivere anche da solo; è un difetto perché lui per primo sa che non è vero ma costruisce un racconto di sé che va in quella direzione.

Penso che Malversi sia un personaggio simpaticamente cinico, al quale piace raccontarsi come poco incline alla affettività, alla socialità e ai luoghi comuni ma che poi rivela, messo alle strette, una dose di umanità molto tenera.

5 – Quali sono le tematiche trattate?

Il tema che attraversa tutto il libro è il tema che accompagna anche la mia attività di studio e di didattica negli ultimi anni: la fragilità umana. Una fragilità che si mostra talvolta in eventi dirompenti, come una malattia, ma che è sempre presente nel nostro quotidiano: quando non sappiamo come comportarci, quando non siamo sicuri di essere bravi abbastanza, quando dobbiamo decidere se fidarci o meno degli altri, quando subiamo la violenza della natura o degli uomini, e così via.

Proprio perché è una condizione ‘normale’, quotidiana, per raccontarla mi serviva un contesto normale: una piccola città della provincia del sud Italia, un commissario, i suoi collaboratori. Non ci sono superpoteri, non ci sono eventi tragici che sconquassano la scena: ci sono sogni, delusioni, rabbie, aspettative, tutti quei ‘luoghi’ nei quali ogni giorno si manifestano le nostre debolezze e la nostra capacità di agire di conseguenza.

6 – Cosa trovano all’interno i lettori e come è organizzato il libro?

I lettori trovano il racconto di quattro indagini nelle quali le storie di personaggi diversi, nella normalità delle loro vite, costringono chi legge a porsi le loro stesse domande, e a prendere posizione. Ogni indagine si conclude con una lettera (della quale non riveliamo il contenuto!) e con un QRcode che rimanda a una serie di playlist; perché Malversi è un amante del blues e tutto il romanzo è contrappuntato dalle sue scelte musicali.

7 – Qual è, secondo te, il punto di forza del tuo romanzo?

La sincerità. Ogni personaggio, ogni dialogo, ogni situazione è vero non nel senso che esiste realmente (tranne in qualche caso…!) ma perché potrebbe riguardare il nostro vicino, un nostro parente o una persona che vive nella nostra città e che ha una storia della quale abbiamo sentito parlare. E proprio questa sincerità rende le loro riflessioni reali perché ciascuno di noi, nella medesima situazione, si troverebbe a farle.

8 – Ci puoi raccontare un aneddoto in particolare?

In questi mesi, ho ricevuto diversi feedback da parte di amici, che mi conoscevano già ma che hanno ‘letto’ un lato diverso di me, e da parte di lettori per i quali invece sono solo l’autore di ‘Terapie’. La cosa più bella è aver sentito tante persone raccontarmi che le parole del romanzo era quelle ‘giuste’, quelle che anche loro avrebbero detto in quella situazione.

9 – Come ti descriveresti con tre aggettivi e quali passioni/hobby hai nel tempo libero?

Gentile, appassionato, distratto. Gli hobby che mi accompagnano da sempre sono i videogiochi e la musica (ovviamente presenti nel romanzo!), suonata e ascoltata, oltre alla lettura. In tutti questi campi sono abbastanza onnivoro; le mie playlist e la mia libreria ideale vanno dal blues acustico anni ’30 a Stephen King passando per i Queen, Paul Auster, la musica anni ’80 e Tex.

10 – Infine una curiosità: qual è stato l‘ultimo libro che hai comprato e/o letto?

Ho letto un testo stranissimo ma interessante: L’opossum di Schrödinger di Susana Monsó, un libro nel quale, in modo molto divulgativo, l’autrice spiega come gli animali vivono la morte e il lutto e cosa questo ci racconta di come lo viviamo e lo elaboriamo noi.

Biografia

Armando Bisogno

Armando Bisogno insegna storia della filosofia medievale all’Università di Salerno. Musicofilo onnivoro, chitarrista dilettante e appassionato da sempre di tecnologia e videogiochi, usa la scrittura per parlare un po’ con i suoi pensieri, sperando così di capirci qualcosa.

Grazie di aver riposto alle mie domande!

Alla prossima
Gabrio

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