Ciao a tutti!!!
Sono contento di proporvi questa nuova intervista con protagonista Angelo Mosè Bragagnolo, autore del libro “La stanza degli orologi” pubblicato da “La Torre dei Venti”.
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Intervista
1 – Come è nata l’idea di scrivere il tuo libro “La stanza degli orologi”?
Devo ammettere che è complicato da spiegare. Alla fine del libro, su invito dell’editore, ho infatti scritto anche qualche pagina per raccontarne bene l’idea originale. Ma in breve, questo libro è nato da un incubo che mi ha tormentato per anni. Sognavo di trovarmi davanti a un grande orologio. Fissavo il mio riflesso e le lancette ticchettavano, e io rimanevo lì immobile. Ho sempre avuto una strana ossessione per gli orologi, fin da bambino, quando ho imparato a leggere l’ora alle scuole elementari.
Lo scorrere del tempo, forse, mi ha sempre messo un po’ di paura, e gli orologi riescono in qualche modo a tranquillizzarmi col loro ticchettio. Segnano il tempo e, quando si fermano, rimangono fissi in un istante passato (perlomeno fin quando non vengono fatti ripartire). Lo trovo affascinante. Così a volte mi mettevo a pensare a cosa potrebbe accadere se, per qualche ragione, noi potessimo fermare alcuni istanti della nostra vita, belli o brutti che siano, per poi poterli rivivere un’altra volta ancora. L’idea alla base del libro, in fondo, non è altro che questa.
2 – Mi descriveresti il tuo romanzo con tre aggettivi?
Sicuramente direi che è un romanzo introspettivo (molto). E anche un po’ malinconico e nostalgico.
3 – Ci puoi indicare un pregio e un difetto del protagonista?
Essendo un romanzo per larga parte spiccatamente autobiografico, trovare un pregio e un difetto del protagonista è un po’ trovare dei miei personali pregi e difetti! Il mio alter ego nel libro però credo che abbia il grande pregio dell’immaginazione. Un’immaginazione sfrenata e incontrollabile, che è sia la sua maledizione quanto la sua salvezza (e a me piace più vederla in questa luce positiva).
Un enorme difetto, invece (e qui mi sento partecipe), è il poco coraggio che ha di seguire i suoi sogni, o comunque di frenarsi da solo. Per paura di sbagliare. Paura di far soffrire chi gli sta accanto e gli vuol bene. Questo poco coraggio spesso porta le persone a troppe rinunce e ad altrettanta infelicità.
4 – Quali sensazioni hai provato mentre scrivevi il romanzo?
Paura, rabbia, angoscia, melanconia, liberazione, frustrazione, sollievo, gioia, terrore, inadeguatezza? È stato logorante, davvero! Alcune parti della storia non volevano in nessun modo venir fuori. Altre invece volevano fin troppo essere rigurgitate su carta. Credo, però, che la paura sia stata la sensazione che mi ha accompagnato di più. Dopotutto credo che per tutti affrontare se stessi sia un qualcosa di terrificante, perché a noi stessi non possiamo mentire!
5 – Quale messaggio vorresti arrivasse ai tuoi lettori?
Il messaggio che spero di far arrivare alla fine della lettura della mia storia è di non smettere mai di cercare il proprio “istante feliceˮ. Nella vita di tutti, sono convinto, anche nella peggior vita vissuta, c’è sempre almeno un momento felice ed è a quello che ci dobbiamo aggrappare con tutte le forze nei nostri momenti difficili. Un po’ alla Peter Pan. Per volare servono i pensieri felici. Così per superare i momenti bui ciascuno di noi non ha altro che se stesso e i propri ricordi felici.
6 – Scaletta sì o scaletta no e come ti sei organizzato per la stesura?
Decisamente sì. Ho ancora la porta della mia stanza tappezzata da decine di post-it colorati! Senza di quelli non avrei mai potuto gestire la mole di ricordi intrecciati che ho raccontato nel mio libro. Il romanzo si struttura in tre archi temporali alternati al sogno nella Stanza degli orologi, quindi ho utilizzato posti-it di quattro colori diversi e su ciascuno ho scritto in poche parole l’episodio che avrei dovuto raccontare.
Poi ho iniziato a fare letteralmente un puzzle sulla mia porta, cercando di essere il più simmetrico possibile, senza lasciare che un episodio, ad esempio, relativo all’infanzia, si trovasse troppo lontano da quello successivo, in modo da avere un equilibrio nell’arco dell’intera stesura. È stato divertente. Anche se ci sono arrivato tardi, quando ormai avevo abbozzato i primi otto capitoli che poi, inevitabilmente, ho dovuto riscrivere daccapo!
7 – Ci puoi raccontare, se c’è, un aneddoto sul tuo libro?
Un aneddoto divertente ci sarebbe. Riguarda mio padre. Non è un gran lettore, però quello che scrivo io lo ha sempre letto volentieri. Avevo decisamente paura a fargli leggere questo libro (visto anche come a volte descrivo proprio i miei genitori, estremizzando al massimo i loro difetti), ma lui era convinto di volerlo fare, così gli ho concesso di leggere la prima bozza. C’era un episodio piuttosto spinto e sessualmente esplicito in quella versione, che per la verità era una citazione da “Pastorale Americana” di Philip Roth, uno dei miei libri preferiti, ma ovviamente mio padre non lo sapeva. Io mi trovavo nel salotto di casa, stavo studiando, e a un certo punto mi vedo arrivare mio padre scioccato dicendomi (da buon cattolico) «Ma è un libro scandaloso!» Col senno di poi quell’episodio continua a farmi ridere, era davvero sconvolto! Gli voglio bene.
8 – Come ti descriveresti con tre aggettivi?
Mentirei se non dicessi che ho chiesto aiuto per questa domanda. Ma credo che gli aggettivi che sono più appropriati siano: introverso, riflessivo e razionale.
9 – Quali sono le tue passioni e hobby?
Una mia passione, come ben si può capire dal libro, è naturalmente la musica. Il pianoforte, sì, ma più ancora la composizione. Purtroppo col passare degli anni e col lavoro ho dovuto accantonarne lo studio accademico, ma continuo a dare lezioni di pianoforte e a dirigere il coro della mia parrocchia. Insegnare musica mi piace molto.
Poi, anche se scontato, una mia passione è la lettura. Leggo voracemente, anche se non sono molto empatico coi libri, piuttosto mi definirei analitico. Leggo per studiarli, diciamo! Infine, una cosa che mi piace, è il fatto di essere uno dei pochi padovani rimasti a disegnare a mano i papiri di laurea. Disegno da sempre, fin da piccolo, e crescendo ho iniziato a fare il ritrattista.
10 – Infine una curiosità: qual è stato il tuo ultimo libro che hai comprato e/o letto?
Ultimo libro comprato e letto è “La mia vita di uomo” di Philip Roth. Ora sto leggendo 4321 di Paul Auster.
Biografia
Angelo Mosè Bragagnolo è nato a Camposampiero (PD) nel 1989. Ha studiato Pianoforte al Conservatorio “Benedetto Marcello” di Venezia e Composizione al Conservatorio “Cesare Pollini” di Padova. Si è laureato in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Padova e attualmente è Dottore di Studio in uno Studio Notarile del Distretto di Padova. È autore della fiaba “Il Paese dei Sogni Sospesi” (Tabula Fati, 2020) e del romanzo “La Stanza degli Orologi” (La Torre dei Venti, 2022).
Ti ringrazio molto di aver partecipato all’intervista.
Alla prossima!
Gabrio