Titolo: Il Tibet in tre semplici passi
Autore: Pierre Jourde
Editore: Prehistorica Editore
Pagine: 153
Prezzo: € 15,00
Uscita: 3 settembre 2020
Traduzione: Silvia Turato
Recensione
Se amate viaggiare, se vi piace l’avventura e provare emozioni allora “Il Tibet in tre semplici passi”, scritto da Pierre Jourde e firmato da “Prehistorica Editore”, fa al caso vostro.
Inoltre vi segnalo che anche questo il libro, come tutti quelli della stessa casa editrice, è molto ben curato in tutti i suoi dettagli, a partire dalla carta della copertina e delle pagine interne che sono assolutamente assai piacevoli pure al tatto. Durante la lettura avevo quasi timore a sottolineare i vari passaggi, seppur rigorosamente a matita. Tutto ciò attira parecchio, invogliando maggiormente a leggere.
Tornando al libro lo scrittore è riuscito a descrivere molto bene le molteplici scene, infatti percepivo le varie sensazioni riguardanti le situazioni e i luoghi narrati, tanto da provare, per esempio, freddo quando parlava della neve. La scrittura di Pierre Jourde ha un certo fascino che conquista ed incanta. I suoi racconti sono come diapositive con frasi coinvolgenti ed appassionanti.
Sicuramente questo libro catturerà immediatamente gli amanti del Tibet, della cultura del luogo e anche dei vari messaggi che possono scaturire.
I temi trattati sono diversi, non solo viaggio, ma anche riflessioni e rapporti di amicizia, a cui l’autore, con mio grande piacere, dà molta importanza, almeno così mi è sembrato.
“Il Tibet in tre semplici passi” racconta pure le difficoltà durante il percorso dei vari luoghi, ma è bello notare che non ci si ferma davanti agli ostacoli, ma si va oltre e si superano anche i momenti più difficili e complicati. Si sente, ogni tanto, la stanchezza provocata dai percorsi, come pure la carica e l’energia nel voler continuare. Come potete notare le sensazioni che arrivano al lettore sono, indubbiamente, molte ed esse stimolano, chi legge, a continuare nella storia.
All’interno del romanzo sono presenti anche alcune illustrazioni in bianco e nero che ho gradito molto, infatti devo ammettere che ne avrei volute in numero maggiore, avrebbero arricchito ulteriormente.
“Il Tibet in tre semplici passi” è una lettura sicuramente appassionante e coinvolgente, ma non indicata a chi non ama il genere e la montagna. Inoltre, essendo molto descrittivo, è adatto a chi ama leggere in modo lento, gustandosi i vari passaggi, personalmente, pur sapendo che è una specie di diario, avrei gradito dei dialoghi per alleggerire un po’ la lettura e prendere una boccata d’aria.
Le diverse difficoltà che i personaggi incontrano provocano una piacevole dose di adrenalina, dando vita a un ritmo movimentato e ricco di azioni.
La scrittura, a mio avviso, è precisa, incisiva e coinvolgente, tutto è molto ben costruito e adatto alla situazione descritta. Indubbiamente le varie descrizioni provocano anche un certo senso di agitazione, di ansia (almeno per me è stato così), per poi tornare in a respirare con più calma.
L’avventura narrata da Pierre Jourde conquista parecchio, ma occorre, secondo me, essere appassionati dell’argomento. Inoltre, a mio avviso, è un libro anche parecchio istruttivo perché ci fa scoprire luoghi e tanto altro, magari a noi sconosciuti.
Concludo con un passaggio:
“Il paesaggio opera una specie di rivoluzione completa, mandandoci gambe all’aria. Il cielo è diventato nero e granuloso come l’asfalto, picchiettato di licheni biancastri. I punti di riferimento terrestri, colori e forme, sono scomparsi, per fondersi in una bianca uniformità. I primi fiocchi percorrono i loro aleatori tragitti. E pur rivolgendoci piccoli segni per confermare con disinvoltura che, effettivamente, sono proprio lì, nella loro esitazione sembrano imitare il nostro incedere titubante…”
Trama
A tre riprese, a cavallo degli anni Settanta e Ottanta, Pierre Jourde va a esplorare le piste di Zanskar, vallata desertica dell’Himalaya a oltrequattromila metri di altitudine.
Il Tibet in tre semplici passi racconta proprio quei lunghi peripli sotto forma di stramba epopea, descrivendo i tormenti, lo stupore e quanto di ridicolo potesse appartiene a dei ragazzotti occidentali di banlieue abbandonati a una natura smisurata.
Gestita con grande maestria, una narrazione giubilante screziata di metafisica e misticismo accompagnerà il lettore dentro un testo vertiginoso, in bilico tra romanzo di formazione e racconto di viaggi, non senza riuscire ricco di colpi di scena e altamente spiazzante.
Ben lungi dalle ricette dell’esotismo _ne a se stesso e dell’ingenuità a ispirazione realista, questo romanzo si prefigge di rendere sensibile il grande enigma del mondo e della bellezza.
Uno degli ultimi viaggi autentici, di un’epoca preglobale: senza rete. Una scrittura vivida alla Bouvier, ma che farà scoprire anche un altro aspetto intrinseco dell’avventura: l’umorismo.