Il richiamo del dirupo

Titolo: Il richiamo del dirupo

Autrice: Mìcol Mei

Editore: Miraggi Edizioni

Collana: Golem

Pagine: 122

Prezzo: € 12,00

Uscita: 14 luglio 2021

Recensione

“Il richiamo del dirupo” è un romanzo affascinante scritto da Mìcol Mei e pubblicato dalla casa editrice “Miraggi Edizioni”.

La trama mi ha subito convinto ed invogliato a leggerlo e, quindi, ho accettato di tuffarmi tra le sue pagine. Oltre ai vari protagonisti presenti nel libro, che fanno la loro comparsa sulla scena e, precisamente, uno dopo l’altro, anche il mistero gioca un ruolo di assoluto primo piano. Tutti loro si radunano in una villa vittoriana costruita sopra una scogliera a picco sull’oceano (tutto ciò ha già un suo grande fascino) dal nome ‘Il Pallido Rifugio’,

Tutto ciò invoglia noi lettori a desiderare di conoscere ulteriori dettagli della storia e, in particolare, delle loro vite. Ognuno di loro ha i propri lati oscuri e nascosti che lentamente escono permettendo, in tal modo, di farsi conoscere meglio ed arricchendo la trama di ulteriori dettagli, oltre a regalare un ritmo, a volte, più movimentato e significativo.

Oltre a tutto ciò, anche noi siamo desiderosi di capire di più circa l’intera vicenda che viene incrementata da particolari significativi. La quarta di copertina riporta una frase che trovo molto intrigante e a tratti strana:

“La speranza è davvero il peggio che possa capitare a una persona”

Per scoprire la motivazione di tale espressione, occorre leggere attentamente il libro…

Inoltre, durante il corso del romanzo, sorgono diverse domande alle quali si è desiderosi di dare delle risposte che non  è sempre facile ottenere perché il mistero la fa da padrone, stuzzicando la nostra curiosità e la nostra voglia di leggere freneticamente “Il richiamo del dirupo” appassionandoci pagina, dopo pagina.

Ogni tanto ci regala anche qualche brivido che si percepisce lungo la schiena. Inoltre relegarlo ad un genere particolare non è del tutto facile, perché forse è una serie di essi, tanto da non annoiarci mai, ma anzi ha la capacità di provocare delle specie di scosse.

Questo libro, per certi versi, si discosta da molti altri.  La scrittura di Mìcol Mei è sicuramente atipica ed affascinante e, a mio avviso, varia nel corso del romanzo. Inoltre, c’è da segnalare la presenza di diversi passaggi che colpiscono la nostra attenzione, personalmente ne ho sottolineati alcuni. A tutto ciò si aggiungono pezzi di “diari” dei protagonisti che ci tengono incollati alle pagine in modo assai forte, accontentando la nostra sete di curiosità e di mistero.

Alcuni punti sono magari più oscuri di altri, ma indubbiamente ciò stimola la nostra attenzione. Ogni tanto è come se ci fossero dei trabocchetti per noi lettori e ho trovato, tutto ciò, intrigante e particolare.

Tutto è curato nei dettagli nel modo migliore, infatti ci arriva molto bene il lavoro che è stato svolto per dare vita a “Il richiamo del dirupo”, a partire dalla splendida e particolarissima copertina che non può lasciare indifferenti, ma colpisce subito la nostra attenzione. Al suo interno alcune pagine mostrano una particolarità che ci cattura, inoltre, i titoli dei paragrafi e dei capitoli sono fuori dall’usuale. Ebbene sì, è un libro moderno, nuovo, frizzante e davvero curioso in ogni suo particolare.

Qui sotto vi riporto l’incipit:

“Chiunque si fosse trovato a passare per quella costa scoscesa e selvaggia, avrebbe certamente gettato l’occhio su quella bizzarra costruzione color verde pisello, ribattezzata “Pallido Rifugio”.

Essa troneggiava su un promontorio a picco sul mare, proprio dove molti secoli prima si narrava che venissero decapitati i più vigliacchi e pusillanimi cavalieri del signorotto di turno.

La casa, a due piani, era ridicolmente posta a filo con le rocce sgretolate dal vento e dall’erosione del tempo, come se desiderasse lanciarsi giù dalla scogliera da un momento all’altro ma attendesse un attimo preciso e ignoto per decidere di farlo. Nessuna persona ragionevole avrebbe mai comprato quel terreno per costruirci un edificio così imponente e dall’aspetto d’altra epoca, così possente e fragile allo stesso tempo. La casa, in stile vittoriano, era stata pensata per una famiglia numerosa, aveva vetrate aranciate incastonate nelle sue forme arrotondate, completamente in legno e pietra; era come uscita da un lezioso ed eccentrico racconto ottocentesco, e rubava la visuale dell’intero picco…”

Trama

Il Pallido Rifugio è una grande casa vittoriana sospesa su una scogliera a picco sull’oceano, dove si ritrovano una ex tennista, un giovane scultore di successo, una madre che ha perso le tracce della figlia e un giovane affetto da una rara malattia che gli rende la pelle blu. Tutti hanno risposto a un annuncio sul giornale, accettando l’invito del fantomatico e irreperibile proprietario della casa, tal Felice Hernandez, a trascorrervi un periodo in cambio della redazione di un diario del loro soggiorno. Tutti hanno i loro motivi per fuggire, per isolarsi in un luogo letteralmente alla fine del mondo. Ma in quella casa persino il tempo sembra scorrere in modo diverso…

Sembrano i perfetti ingredienti per una classica storia del mistero, ma qualcosa non torna. Ben presto l’intreccio dei racconti dei protagonisti si rivela un altro e più profondo viaggio, che trascina il lettore nella regione dei fantasmi della mente, nel pozzo delle ferite dell’anima, della sofferenza da cui soltanto può nascere la felicità. O la possibilità di essere almeno qualcosa. Qualcosa più di niente..

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