Titolo: Il paese della jacaranda
Autrice: Barbara Fettuccia
Editore: Scatole Parlanti
Collana: Voci
Pagine: 174
Prezzo: € 15,00
Uscita: 18 gennaio 2022
Recensione
“Il paese della jacaranda” è il primo libro scritto da Barbara Fettuccia ed è stato pubblicato da “Scatole Parlanti”.
La storia è molto particolare e consiglio di porre attenzione, durante la lettura, fin dal primo capitolo perché ci sono spesso alcuni salti temporali che, seppure interessanti per far capire tutto l’evolversi della situazione e degli avvenimenti, non sempre è facile stare dietro alla narrazione. Inoltre, i personaggi presenti nel romanzo sono diversi, ognuno con le sue problematiche e la propria personalità che se da una parte ho trovato avvincenti, dall’altra ho fatto un po’ fatica, a volte, a seguire bene la vicenda.
La scrittura è, indubbiamente, piacevole e il ritmo bello vivo; infatti, non annoia e non allontana il lettore dalle pagine. Ogni tanto ho trovato alcuni passaggi appassionanti, altre volte avvincenti, ma devo ammettere che in alcuni tratti non ha fatto per me al cento per cento, seppure abbia seguito la vicenda con curiosità.
A mio avviso penso che sia stato dato maggiore spazio, forse troppo, al passato, seppure immagino che sia servito per chiarire e raccontare meglio gli avvenimenti. Ho trovato invece interessante la presenza di un personaggio che lega le due parti, passato e presente, e tutto ciò mi ha affascinato. Inoltre ho apprezzato alcune tematiche importanti che sono state trattate ed affrontate, prima di tutte: la libertà!
Oltre al personaggio che lega i salti temporali, mi è piaciuta Viviana e la sua umanità, infatti è una donna con pregi, ma anche con difetti come, per esempio, il suo mentire che è andato un po’ oltre seppure a fin di bene. Tutto ciò regala un po’ di pepe alla storia. Il suo ex marito e la figlia mi hanno lasciato un po’ dubbioso, ma sono comunque due protagonisti che donano alla vicenda un ulteriore ritmo e la movimentano.
A proposito del ritmo l’ho trovato interessante e ben “tenuto”, infatti fa sì che il romanzo si presenti al lettore sciolto e riccp di momenti da ricordare.
“Il paese della jacaranda” penso che sia un libro non adatto a tutti, perché, da una parte occorre un po’ di concentrazione, quindi non è una lettura per chi cerca svago, dall’altra è per chi ama i vari salti temporali all’interno di un romanzo. Il punto forte è rappresentato dai personaggi che danno veramente un ottimo movimento alla storia e la rendono molto godibile, incuriosendo il lettore che ha sete di scoprire l’evolversi delle scene. Inoltre nulla, secondo me, è prevedibile come pure il finale.
Perciò buona lettura e, se lo leggerete, vi consiglio di lasciarvi catturare e trasportare dalla scrittura di Barbara Fettuccia oltre a farvi conquistare dalla storia ricca di colpi di scena e di avvenimenti con i diversi personaggi!
Concludo con l’incipit:
“Il Duca di Genova era così imponente e grandioso, che Adelaide credette di non poterlo contenere tutto in una volta nei suoi occhi stretti e scuri. Lo osservava con timore e deferenza, mentre il cuore le galoppava nel petto, trasformando in un sordo brusio la voce di sua zia Clara che, concitatamente, cercava di tenere unita la famiglia in quell’enorme folla di anime perse, tra un singhiozzo e una preghiera. Era una donna ruvida e sgarbata, come i suoi lineamenti, avvizziti sotto il peso di un’esistenza umile e spigolosa, di cui Adelaide conosceva qualche dettaglio grazie ai racconti di sua madre, che si era occupata di lei fin dal giorno in cui era nata. «Dio dà, Dio toglie» le aveva detto. «Quel giorno mi ha donato una sorella in piena salute e mi ha tolto la donna che, anni prima, mi aveva dato la vita».
Adelaide non capiva il senso di quelle parole, le sembravano in-giuste e spietate, ma non lo disse mai; si limitava ad annuire, come conveniva fare a una bambina in situazioni come quelle. Quando suo padre, un pittore squattrinato e senza fortuna, le insegnava a leggere e a scrivere sotto la luce fioca dell’unico lampione del carruggio, lei credeva di riuscire a intravedere il bagliore di Dio nel profilarsi incerto delle lettere nere sul foglio sgualcito: le sembravano perfette ed estremamente armoniose e si chiedeva cosa Dio le avrebbe tolto, in cambio di quell’istruzione vaga e scarna, che per lei rappresentava i biglietto per la libertà…”
Trama
Viviana è una psicologa che vive a Milano. La sua vita, che scorre aggrovigliata a un passato di bugie e sensi di colpa, sta per essere sconvolta: dapprima l’incontro con Abril, una paziente chiusa e scostante, poi la ricomparsa del padre di sua figlia adolescente, con la quale da anni non riesce più a comunicare. La donna dovrà fare i conti con se stessa, con le sue paure e gli errori commessi.
Sarà proprio Abril, però, a sbrogliare definitivamente i nodi del passato, ribaltando le sue prospettive: verrà così alla luce la vicenda di Marta – partita per l’Argentina negli anni del regime militare del generale Videla – che permetterà a Viviana di comprendere se stessa e disperdere la nebbia nella quale, da sempre, si era sentita intrappolata. Il paese della jacaranda è un romanzo sapientemente costruito e pone l’accento su temi come l’amore per la pittura, la ricerca della libertà, il riscatto sociale e morale cominciato agli inizi del Novecento, quando Adelaide, la prozia di Marta, lascerà Genova con il grande piroscafo alla volta del Sudamerica.