Titolo: Il mantello dell’instabilità
Autore: Fei Ge
Editore: Fazi
Collana: Le strade
Pagine: 144
Prezzo: € 18,00
Uscita: 5 marzo 2024
Traduzione: Barbara Leonesi, Caterina Viglione
Recensione
“Il mantello dell’instabilità” è un libro scritto da Fei Ge (pseudonimo di Liu Young) che è arrivato in libreria grazie a “Fazi Editore”.
Il romanzo ha come protagonista il signor Cui e durante la storia seguiamo la sua quotidianità. Egli è uno di quei personaggi che fa molta tenerezza, quasi pena, perché sembra essere un perdente. Mi ha ricordato molto Stoner, il meraviglioso libro, sempre pubblicato da “Fazi”.
Il signor Cui è divorziato e non ha figli, vive momentaneamente da sua sorella, ma il marito di lei non gradisce averlo in casa. La sua passione sono gli impianti audio, anche vintage, e la musica classica, ma non sopporta i suoi clienti.
Nel corso delle pagine si entra, quindi, nella sua vita e vi confido che ci sono dei passaggi molto tristi e delicati. L’autore affronta diverse tematiche della quotidianità e devo ammettere che il protagonista è davvero sfortunato, perché gli succede un po’ di tutto. Infatti, deve affrontare lutti, un terremoto, la difficoltà nel trovare lavoro e una casa, il complicato rapporto con la sorella, il rapporto con l’ex moglie, la sua dipendenza dall’alcool, il cancro di Meiju (la ragazza che gli presentò sua sorella) … Insomma, la sua vita è sempre costellata da disgrazie e da difficoltà di vario genere.
Come avrete facilmente intuito, il romanzo è parecchio triste e occorre essere forti per continuare la lettura.
La penna di Fei Ge è molto precisa, gentile, nonostante le disgrazie varie, ma sa raccontarle con garbo e delicatezza.
“Il mantello dell’instabilità” mi è piaciuto, ma non posso negare che è necessaria tanta forza per leggerlo interamente perché il povero signor Cui trasmette tristezza e solitudine, depressione e infelicità, ma … ci sarà forse un colpo di scena.
Il libro scorre abbastanza, perché, appunto, è scritto bene, seppure, a mio avviso, ci sono alcuni passaggi un po’ troppo tecnici che mi hanno appesantito la lettura, ma sono comunque sicuramente utili per illustrare il lavoro del protagonista ed istruire il lettore circa gli elementi del campo lavorativo e circa le sue passioni.
C’è chi ha trovato dei lati di umorismo all’interno della storia, ma io no, forse perché, in alcuni casi, mi sono troppo immedesimato in ciò che leggevo, specialmente nei lutti. “Il mantello dell’instabilità” è comunque un libro breve, intenso e profondo che merita di essere letto perché propone un personaggio molto particolare e una storia tagliente ricca di sfaccettature.
Qui sotto l’incipit:
“Alle nove del mattino, puntualissimo, ero davanti a una palazzina del complesso residenziale Brownstones. Situato a est del Vecchio Palazzo d’Estate e a sud della sopraelevata del quinto anello, Brownstones per un lungo periodo godette di un’immensa fama in seguito al caso Zhou Liangluo, che con il suo giro di mazzette nell’attribuzione degli appalti immobiliari aveva suscitato grande scalpore. Comunque, era la prima volta che ci andavo. Avevo costruito un amplificatore valvolare KT88 per un cliente della palazzina 8 che si era appena comprato degli Acapella. A Pechino si vedevano di rado diffusori a tromba Campanile della Acapella: quando si accendono, un arco blu scintilla sulla superficie del tweeter…”
Trama
Il signor Cui vive nella Pechino contemporanea, città governata da forze più potenti e terribili della malavita, dove imperano l’egoismo, il brutale senso della competizione e la disperata corsa all’arrampicata sociale del capitalismo più sfrenato. Qui tutti fanno del loro meglio per salire la scala del successo; Cui, al contrario, è un perdente.
Alle soglie della mezza età, senza figli e con poca iniziativa, divorziato ma ancora innamorato dell’ex moglie che lo ha lasciato per un uomo in carriera, vive in periferia a casa della sorella – ma il marito di lei lo vuole fuori dai piedi –, in un appartamento segnato da una crepa nel muro dalla quale entra il vento del Nord.
Si guadagna modestamente da vivere assemblando impianti audio personalizzati per ricchi audiofili (o sedicenti tali): gente che non ha nessun senso del valore della musica e del lavoro artigianale, ma spende cifre da capogiro per mettersi in mostra e ascoltare le ultime canzoni pop cinesi. Cui prova disprezzo per i suoi clienti e per se stesso, e le uniche cose che gli piacciono davvero sono la musica classica e gli altoparlanti vintage. Finché un vecchio amico gli procura un ingaggio speciale: un individuo losco ma molto danaroso vuole l’impianto acustico migliore del mondo. Un po’ rischioso, certo, ma basterà non fare troppe domande. È forse arrivata, per questo perdente, l’occasione giusta?