Il fascino delle solitudini

Titolo: Il fascino delle solitudini

Autrice: Annie Vivanti

Editore: Readerforblind

Collana: Le polveri

Pagine: 211

Prezzo: € 17,00

Uscita: 15 novembre 2022

Curatrice: Nadia Terranova

Recensione

“Il fascino delle solitudini” è il titolo, a mio avviso, stupendo di questa raccolta scritta da Annie Vivanti (nata a Norwood nel 1868) e pubblicata da Readerforblind. Una curiosità: in origine si intitolava “Zingaresca”.

Il libro è curato in tutti i suoi particolari, dalla bella copertina, piacevole anche al tatto, alla carta interna. Inoltre, ogni prima edizione della collana, è numerata e trovo che ciò sia veramente fantastico, perché dona un valore aggiunto all’opera. Inoltre, Nadia Terranova, la nostra famosa scrittrice, si occupa di curarne la prefazione.

Ma veniamo al suo contenuto. Si tratta di tante storie che ci intrattengono, capitolo dopo capitolo, con vicissitudini diverse di vita, trasmettendoci molte emozioni e sensazioni di vario genere. Si trova, per esempio, la felicità:

“Che importava! Eravamo felici. Felici di una felicità selvaggia, fisica, attiva, quale non è sognabile nella snervante vita europea…”

Ogni capitolo affronta un argomento, un tema, un qualcosa della vita e lo fa con grande carica e convinzione. Si racconta del tempo che passa, del futuro e di come affrontarlo o a cosa è più giusto dedicarsi secondo punti diversi. Si narra delle varie difficoltà da sostenere e da cui difendersi per restare a galla e continuare la propria vita, nonostante i problemi quotidiani.

Tra le varie storie narrate ho gradito parecchio: quella che dà il titolo al libro “Il fascino delle solitudini”, intensa e profonda; “La storia di Vivien” ricca di emozioni; “La visita a un penitenziario” toccante e a tratti forte; “Giosuè Carducci” super interessante specialmente per chi, come me, adora questo poeta.

Per quanto riguarda la scrittura di Annie Vivanti l’ho trovata assolutamente incisiva, carica a livello emozionale, profonda ed intensa, molto curata nella ricerca dei dettagli. Con la sua penna riesce perfettamente a trasmetterci lo stato psico-fisico dei personaggi, le loro apprensioni, trepidazioni, commozioni ecc.

Le varie storie sono avvolte, spesso, in un’atmosfera particolare, a volte magari cupa, ma comunque sempre con quel fascino ed interesse in grado di coinvolgere il lettore emotivamente e di provocargli il desiderio di continuare nella lettura.

Mi ha fatto davvero piacere scoprire questa scrittrice grazie a “Il fascino delle solitudini”. Una lettura a volte potente ed intensa che arriva in tutto il suo splendore lasciando un segno. Questo libro è, secondo me, a tratti anche poetico, dà spazio al passato, ai ricordi, alle sensazioni vissute e a quelle future, tra difficoltà, decisioni e speranze.

Se vi ha colpito tutto ciò, allora dedicategli qualche ora, in modo tale da scoprire pure voi questa scrittrice, se già non la conoscete, e questo suo libro.

Ed ora vi propongo l’incipit della prima storia, quella che dà il titolo al volume:

“Si pranzava da Tornielli all’Ambasciata in Grosvenor Square.

Davanti a noi era lo scintillio dello champagne nei limpidi cristalli, lo sfavillio della stemmata argenteria sulla candida tovaglia; e i superbi fiori, ammassati in conche dorate nel centro della tavola, avevano l’aria di non volersi ricordare ch’erano nati in lontani e semplici giardini. Pare- vano voler sembrare delle imitazioni di fiori artificiali. Le rose erano violente e profumate come delle cortigiane: e i chiomati crisantemi parevano teste incanutite di virtuosi musicisti.

Intorno alla tavola brillavano le risa, i motti arguti, i gioielli, e le patetiche spalle bianche delle donne (nulla di più commovente che le spalle nude d’una donna. Timide delle grandi luci, esse paiono invocare l’ombra d’un velo, o il rifugio d’un braccio protettore) …”

Trama

«Annie Vivanti non è più vincolata a niente e nessuno, neppure al letterato che per primo l’aveva valorizzata, può inventarsi una lingua nuova e un coraggio tutto suo mescolando pagine liriche a righe di spiazzante ironia, sempre con intelligenza e sagacia, e soprattutto con magistrale consapevolezza. Che parli delle vacche del West o del marito ideale per una donna, Vivanti fa sorridere mentre scende in profondità: le sue notazioni di costume sono una scusa per sviscerare temi letterari come la disillusione e la salvezza, l’amore e la vita quotidiana.

Il suo femminismo consiste nel raccontare le donne senza edulcorarle, senza dipingerle come vittime o eroine, ma nel descriverne i sentimenti, le cadute, le possibilità e soprattutto la volontà e le determinazioni. Oggi possiamo leggerla godendo della polifonica erudizione di cui non fa sfoggio, nascondendola dietro una letteraria svagatezza e lasciandola emergere a un occhio attento da scelte stilistiche curate e mai banali.

Grazie a raccolte come Il fascino delle solitudini, dobbiamo aggiungere alla fama dei suoi romanzi anche un tributo di riconoscenza alla sua capacità nel racconto: Annie Vivanti era anche una maestra della forma breve, che portava avanti con acume e profondità, con l’incedere deciso e mai sovraccarico che ha caratterizzato la sua vita e le sue opere». Dalla prefazione di Nadia Terranova

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