Il banchiere

Titolo: Il banchiere

Autore: Régis Jauffret

Editore: Edizioni Clichy

Collana: Gare du Nord

Pagine: 158

Prezzo: € 17,00

Uscita: 2 ottobre 2018

Traduzione: Giuseppe Girimonti Greco e Maria Laura Vanorio

Quarta di copertina

L’ho incontrato una sera di primavera. Sono diventata la sua amante. La tuta di latex che aveva addosso quando è morto gliel’ho comprata io. Sono stata la sua segretaria sessuale. È lui che mi ha iniziato all’uso delle armi. Mi ha regalato una pistola. Gli ho estorto un milione di dollari. Lui me l’ha ripreso. L’ho ammazzato piantandogli una pallottola in mezzo alla fronte. È caduto dalla sedia su cui l’avevo legato. Respirava ancora. Gli ho dato il colpo di grazia. Sono andata a farmi una doccia. Ho raccolto i bossoli. Li ho messi nella borsa insieme alla pistola. Uscendo ho sbattuto la porta

Trama

Un banchiere svizzero ucciso alla fine di un gioco erotico sado-maso, un’amante assassina, uno dei più grandi scandali sessuali recenti in un romanzo-verità di enorme successo. Un libro che lascia senza fiato e che in Francia è diventato un caso giudiziario che ha messo in discussione la libertà di espressione degli scrittori: la famiglia del banchiere Edouard Stern, di cui questo romanzo racconta, ha chiesto il ritiro e la distruzione di tutte le copie del libro.

Biografia

Nasce a Marsiglia nel 1955. Debutta come scrittore nel 1985 con Seule au milieu d’elle. Il primo successo arriva nel 1998 con Histoire d’amour. Nel 2003, con Univers, univers (Prix Décembre), e poi dopo il 2005, con Asiles de fous (Prix Fémina), diventa una delle voci più importanti della letteratura francese contemporeanea. Tra i suoi numerosi libri, ricordiamo Giochi di spiaggia (2002, di prossima pubblicazione con Clichy), Microfictions (2007), Lacrimosa (2008), Il banchiere (2010, Clichy 2018), Claustria (2012), La ballade de Rikers Island (2014), Dark Paris Blues (2015, Clichy 2016), Cannibali (finalista al Prix Goncourt 2016, Clichy 2017), Microfictions 2018 (Clichy 2019, vincitore del Prix Goncourt del racconto), Papà (2019, Clichy 2020).

Incipit

“L’ho incontrato una sera di primavera. Sono diventata la sua amante. La tuta di latex che aveva addosso quand’è morto gliel’ho comprata io. Sono stata la sua segretaria sessuale. È lui che mi ha iniziato all’uso delle armi. Mi ha regalato una pistola. Gli ho estorto un milione di dollari. Lui me l’ha ripreso. L’ho ammazzato piantandogli una pallottola in mezzo alla fronte. È caduto dalla sedia su cui l’avevo legato. Respirava ancora. Gli ho dato il colpo di grazia. Sono andata a farmi una doccia. Ho raccolto i bossoli. Li ho messi nella borsa insieme alla pistola. Uscendo ho sbattuto la porta.

Il sistema di videosorveglianza ha registrato il momento in cui ho lasciato il palazzo: erano le 21:30. Sono salita in macchina. Sul lago, in lontananza, era scoppiato un temporale. Ho ignorato tutti i semafori rossi. Sono tornata a casa. Ho detto a mio marito che ero in partenza…”

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