Titolo: I morti non fanno festa
Autore: Massimo Blasi, Laura Zadra
Editore: Alter Ego
Collana: Spettri
Pagine: 253
Prezzo: € 15,00
Uscita: 13 aprile 2018
Recensione
“I morti non fanno festa” è un libro scritto a quattro mani ed è adatto a chi ama il genere giallo e storico, infatti qui ritroviamo entrambi. A me ha appassionato specialmente la parte ricoperta dal mistero, dalla storia gialla che ho trovato abbastanza avvincente. La narrazione scorre bene ed intrattiene, svegliando in noi curiosità ed interesse. Per quanto riguarda la parte di storia, non essendo un appassionato di tale genere (non può piacermi tutto), non ha destato in me particolare entusiasmo.
Un punto positivo è rappresentato, sicuramente, dai personaggi che animano la storia e che trasmettono diverse sensazioni riuscendo a catturare la nostra attenzione invogliandoci nella lettura.
Il protagonista Lart è assolutamente molto ben riuscito, nel senso che è dettagliatamente descritto e ben rappresentato. Inoltre questa è la sua seconda avventura in cui è al centro di un libro, quindi chi ha già letto il primo, può approfondire la sua conoscenza grazie a “I morti non fanno festa”. Vi propongo un profondo passaggio che mi ha colpito molto:
“…Il mare biancheggiava tra i pini, offrendo uno spettacolo così bello da far male al cuore. Il solo guardarlo metteva addosso un’irresistibile frenesia di prendere il largo e raggiungere il luogo dove, si dice, i ricordi si arenino. Come mi piacerebbe farlo, pensò Lart. Lasciare tutto e tutti, fuggire lontano e ricominciare una nuova vita… Tutto pur di non tornare in quella maledetta tenuta di campagna”
Durante la lettura vi capiterà di imbattervi in altri intesi pensieri del protagonista in cui si confida, rendendosi molto umano e facendoci affezionare a lui.
Oltre a Lart, comunque, anche gli altri personaggi presenti nel libro sono ben caratterizzati. Durante la lettura ciò che arriva al lettore è un misto di momenti in cui, a mio avviso, si respira affetto, con altri in cui ci arriva odio e voglia di vendetta. Il mistero è un altro ottimo protagonista della storia che risulta, a volte, molto movimentata e a tratti complessa. Una particolarità è quella che i lunghi capitoli sono divisi in paragrafi e ciò, secondo me, alleggerisce la lettura rendendola più scorrevole e piacevole.
Inoltre ho notato molta cura per i dettagli della narrazione, oltre a quella per gli usi e costumi del tempo e l’uso di diverse parole di quell’epoca. A tale proposito ci tengo anche a segnalarvi che, alla fine del libro, troverete il glossario. Infatti, gli autori hanno inserito alcune pagine per illustrarci e spiegarci meglio alcuni termini, per esempio: argileto, cara cognatio, centumcellae …Ma non finisce qui, infatti, dopo c’è una chicca molto speciale: il ricettario dei piatti cucinati nel romanzo che non dovete assolutamente perdere.
Tornando alla storia ho notato un ritmo che cresce pagina dopo pagina, quindi se l’inizio, per i miei gusti, mi è parso un po’ lento, poi si è ripreso animandosi maggiormente.
Consiglio la lettura a chi ama il giallo abbinato alla storia, perché altrimenti potrebbe correre il rischio di trovarsi un pochino in difficoltà come è successo a me pur avendo apprezzato la scrittura degli autori.
Trama
Seppellire il passato non è mai facile. Neanche per il liberto Lart, l’imbalsamatore di cadaveri già protagonista dell’avventura “Quel che è di Cesare”, ambientata nell’antica Roma. Una lettera disperata da parte del suo ex padrone Giusto lo costringe infatti a ritornare in Etruria e a riaprire ferite mai rimarginate del tutto. La morte del piccolo figlio Corvino, che vent’anni prima aveva spinto l’ex schiavo a trasferirsi a Roma nel tentativo di dimenticare un così grande dolore, non è accidentale come sembrava. E nel frattempo l’assassino ha ripreso a uccidere, quasi per onorare con un macabro rituale i Parentalia, la festa dedicata ai defunti iniziata da poco. Lart si trova, suo malgrado, coinvolto in una inquietante catena di delitti; per spezzarla dovrà fare luce su terribili segreti che riguardano anche la sua storia personale, in modo da concedere finalmente ai morti la pace che meritano.