Titolo: Garibaldi fu ferito. Il commissario Incantalupo
Autore: Paolo Domenico Montaldo
Editore: Yowras Editrice
Pagine: 193
Prezzo: € 12,00
Uscita: 5 ottobre 2020
Recensione
“Garibaldi fu ferito” è la terza spettacolare indagine de “Il commissario Incantalupo”, come sempre scritta da Paolo Domenico Montaldo e pubblicata da “Yowras Editrice”.
Le prime due le trovate recensite qui sul mio blog.
Più si procede nella storia e nelle indagini, maggiormente ci si sente parte del gruppo e trovo che ciò sia estremamente piacevole ed affascinante. Infatti, i vari protagonisti, da conoscenti nel primo libro, sono ormai diventati degli amici, un porto sicuro a cui approdare. Tutti loro sono ben descritti e hanno le loro particolarità che li rendono unici e riconoscibili, come la scrittura dell’autore che possiede quella ironia, a volte pungente, che adoro follemente in queste sue indagini. Infatti, a mio avviso, come ho scritto fin dal primo libro, è una delle caratteristiche forti delle varie storie.
In questa nuova indagine notiamo traballare un pochino il rapporto tra il commissario Armando Incantalupo e Marianna Morando e ciò, indubbiamente, a chi come me si sta affezionando a loro come coppia, dispiace parecchio, ma ovviamente in tutte le coppie ci sono anche i momenti negativi. Tutto ciò ci dimostra come siano vicende attuali e ricche di dettagli e particolari della vita di tutti i giorni.
La loro storia d’amore appassiona, indubbiamente, il lettore e lo tiene incollato alle pagine perché è curioso di scoprire l’evolversi. In questa terza indagine, inoltre, può capitare che il lettore, come ho fatto io, si schieri o dalla parte del commissario o di Marianna.
Ma “Garibaldi fu ferito”, titolo curioso e particolare per questa indagine (ma vi invito a leggere il libro per scoprire maggiori dettagli) è, ovviamente, anche un giallo, a causa dei vari cadaveri che si susseguono nel corso della storia e che ci fanno sussultare, oltre a regalarci, giustamente, un ritmo più intenso e molto gradevole per gli amanti dell’adrenalina come me.
Ho letto questo terzo libro con grande piacere, curiosità ed interesse, infatti l’ho divorato in poco tempo. Tutto ciò è come sempre merito anche della scrittura scorrevole ed avvincente di Paolo Domenico Montaldo che si trova molto a suo agio con la penna e con i vari personaggi; infatti, tutto ciò lo si percepisce man mano che si procede, capitolo dopo capitolo, indagine dopo indagine.
“Il commissario Incantalupo” è un personaggio che riesce a conquistare sempre di più tutti noi lettori e, indubbiamente, ci si affeziona a lui e al resto del suo gruppo.
I dialoghi, che spaziano molto seguendo, giustamente, il momento della narrazione, sono ben costruiti e ricchi di particolari, a volte anche “frizzanti”. Tutto scorre assolutamente bene, grazie pure, come ho ricordato sopra, ai momenti maggiormente ironici, come sempre riconoscibili con un font diverso e in corsivo.
“Garibaldi fu ferito” è, quindi, anch’esso un giallo classico che prevede lo svolgimento delle indagini, con i vari particolari e i dettagli che invogliano il lettore a seguire la pista per indagare anche lui e provare a scoprire l’assassino e la motivazione.
Tutto è arricchito con storie personali e quotidiane che donano un attimo di respiro e che adoro. Come sempre, secondo me, tutto è gestito e dosato nel modo migliore, senza eccessi ed è forse, anche questa, la forza delle varie indagini scritte così bene da Paolo Domenico Montaldo.
Inoltre, come ho affermato spesso, il fatto di affezionarsi ai personaggi è importante e significativo. Per ora è tutto, ma circa il commissario Incantalupo ci risentiamo presto con la quarta indagine che sono curiosissimo di scoprire.
Per ora vi propongo l’incipit di questa terza:
“Preferiva fare di testa sua. Non che non volesse ascoltare i pareri degli altri, ma preferiva fare come credeva fosse giusto. Per questo ogni cosa della sua vita, e del suo lavoro, voleva che andasse in una certa direzione, ben precisa, collaudata, sicura. Lui era un commissario di polizia e questo era un fatto importante, almeno per lui lo era. Non voleva sentirsi spinto. Ora basta. Avrebbe preso una decisione e lo avrebbe ro sentito.
«Santini!» chiamò ad alta voce, «venga da me. Grazzieh». Di lì a un attimo Santini apparve nel riquadro della porta dell’ufficio del commissario. Non era mai capitato che lo chiamasse così, in quel modo, a voce alta, con quel “grazie” finale detto con malgarbo. Il commissario Armando Incantalupo era uno di quegli uomini che sanno come fare, sanno come chiamare le persone e sanno essere educati in modo appropriato…”
Trama
Il caveau più blindato della città. Una cassetta di sicurezza scassinata. Una serie di finti suicidi e di omicidi fin troppo veri. Una targa con iniziali misteriose. Un’organizzazione commerciale dallo stile aggressivo. Ingredienti di un piatto molto pesante da digerire per il commissario Armando Incantalupo.
Tra tovaglie a quadrettoni di osterie nascoste e manicaretti succulenti a cui non si può dire di no, le indagini proseguono insieme al fidato vice Santini e agli altri componenti della squadra per capire finalmente cosa c’entra Garibaldi in tutto questo.
Lupo, l’uomo d’azione, e Lupo, l’uomo innamorato, questa volta rischiano entrambi in prima persona seguendo il filo dei cadaveri mentre la neve imbianca allo stesso modo i viali del centro e le strade buie di periferia.