Figli, figlie

Titolo: Figli, figlie

Autrice: Ivana Bodrozic

Editore: Sellerio

Pagine: 368

Prezzo: € 16,00

Uscita: 29 agosto 2023

Traduzione: Estera Miocic

Recensione

“Figli, figlie” è l’intenso libro, pubblicato da “Sellerio”, scritto da Ivana Bodrozic (classe 1982) che è stato finalista al Premio Europeo Rapallo BPER Banca 2023.

Il romanzo è davvero molto coinvolgente e va letto perché, secondo me, oltre ad essere scritto benissimo, è pure ricco di passaggi profondi e carichi emotivamente.

Ci sono tre protagoniste, tre donne: una madre, la figlia e la sua compagna, che raccontano la propria versione dei fatti, ognuna in una delle tre parti in cui è diviso il libro, troviamo così tre punti di vista. L’autrice, tramite le tre versioni, le tre storie, affronta anche tematiche molto importanti, spesso tristi. Infatti, si parla di transizione, di malattia, di problemi accettazione, sia per se stessi che verso gli altri, di amore sia familiare che non, di approvazione

Durante la lettura si scoprono meglio, quindi, le tre protagoniste e i loro caratteri e non sempre si hanno piacevoli sorprese, ma anzi si rimane stupefatti da una in particolare.

Indubbiamente c’è chi ha una mentalità retrograda, che non riesce a vedere il bene di chi ha vicino, che non accetta la felicità degli altri. La prima parte è dedicata alla figlia Lucija, è quella più lunga, molto triste dato che la ragazza è in ospedale per un incidente ed è costretta a vivere prigioniera della situazione. La seconda parte ha come protagonista Dorian, ora uomo, ma quando incontrò Lucija era una donna di nome Dora; quindi, si affronta il delicato tema del cambiamento di sesso. Nella terza ed ultima parte troviamo la madre di Lucija e qui si scopre che la donna è davvero pessima, che non ha mai accettato Dorian, ma oltre a ciò ci sono passaggi in cui i suoi pensieri, le sue idee sono assolutamente crudeli.

“Figli, figlie” è un’ottima lettura, ma anche molto triste e faticosa a livello emotivo. Inoltre, pur essendo un libro quasi privo di dialoghi, riesce comunque ad incantare il lettore e a trattenerlo tra le sue pagine con le sue tre storie potenti e coinvolgenti, senza mai annoiare.

Personalmente ho apprezzato molto questo romanzo e lo consiglio per i diversi motivi che vi ho elencato: la scrittura perfetta e coinvolgente, le tematiche importanti che l’autrice affronta, i personaggi che sono assolutamente molto ben caratterizzati.

Concludo proponendo, qui sotto, l’incipit.

“Povera mamma. Potessi farmi prendere in braccio e raccontarle tutto… Ora però non è più possibile. I miei occhi per la maggior parte della giornata sono inchiodati al soffitto. È spazioso, pieno di dislivelli. Di mattina, spinta dalla luce del sole, l’ombra si ritira come un sipario sul palcoscenico per lasciare spazio a un’altra giornata infinita. Intorno a mezzogiorno, poco prima che il sole inizi ad ardere, il soffitto diventa duro e impenetrabile. Dagli angoli degli occhi inizia a colarmi qualcosa di caldo, i medici dicono che non sono lacrime, bensì un liquido corporeo che bagna la cornea. Mi tocca socchiudere un po’ le palpebre, perché comincia a spargersi nei miei occhi, a scavare buchi nelle iridi, impedendomi di guardare. A volte mi addormento. I cicli di veglia e sonno sono regolari…”

Trama

Una madre, una figlia, la sua compagna, tre donne ma una non può e non vuole esserlo. Tre punti di vista diversi, inattesi, radicali. Lucija, la figlia, è costretta da un incidente a vivere segregata nel proprio corpo e immersa nel proprio pensiero. Nell’inerzia assoluta delle membra ma nella mobilità dello sguardo e della sensibilità prende atto di cosa significhi essere prigionieri di se stessi e degli altri, subire la volontà e i desideri altrui. Attorno a lei si muovono sua madre e Dorian, che dopo Lucija prendono la parola per raccontare la propria storia.

Dorian quando incontra Lucija è ancora Dora, una donna con dentro un uomo, poi ha scelto di iniziare la transizione della propria identità; da quando ha l’aspetto di un uomo tutto è cambiato nella sua vita, «basta alzare la mano, richiamare l’attenzione perché si venga presi sul serio, pagati di più, perché non si venga derisi, sfruttati, non si diventi oggetto di battute».

Dorian comprende e ama Lucija ma non è mai stato accettato dalla madre di lei, perché per questa donna la reazione naturale nei confronti del diverso è reprimerlo, ripudiarlo e punirlo. Eppure soffre a sua volta, succube da sempre della dittatura dell’altro: del padre, del marito, della suocera, della società. È una madre con due figli, Tomislav e Lucija, un maschio e una femmina: non li uccide come Medea, ma li divora per amore. Quando sarà lei a raccontarsi restituirà uno straordinario resoconto della propria vita segnata da ruoli e doveri, silenzio e dolore.

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