Baby rosa gang

Titolo: Baby rosa gang

Autrice: Paola della Mariga

Editore: Scatole Parlanti

Collana: Voci

Pagine: 172

Prezzo: € 14,00

Uscita: 21 dicembre 2021

Recensione

Paola della Mariga, nel suo libro “Baby rosa gang” pubblicato da “Scatole Parlanti”, affronta temi importanti come il bullismo e tutto ciò ad esso legato, oltre al mondo degli assistenti sociali, della scuola e dei rapporti personali. La particolarità è che tutto è declinato al femminile, cosa in genere rara o di cui si parla molto meno spesso.

L’autrice ci racconta, quindi, le azioni compiute dalle quattro protagoniste adolescenti: Rosaria, Arianna, Betta e Chicca. Grazie alle varie descrizioni riusciamo ad inquadrarle e, quindi, a conoscerle meglio e più nei dettagli. Indubbiamente ci si apre un mondo parecchio problematico.

Il romanzo è scritto in modo schietto e sincero, infatti la penna di Paola della Mariga è scorrevole e diretta, inoltre, senza tanti giri di parole, ci racconta le varie vicende che sono arricchite con qualche colpo di scena. Il ritmo è avvincente e rende la lettura sicuramente interessante, incuriosendo il lettore dalla prima all’ultima pagina. Devo ammettere, infatti che l’ho letto con piacere e con curiosità, scoprendo come anche il bullismo al femminile sia ugualmente fatale, crudele e forte. Tutto ciò va però inquadrato nei giusti contesti, seguendo le storie delle quattro ragazze e ciò che si nasconde in esse.

“Baby rosa gang” è, a mio parere, anche un romanzo psicologico ed abbastanza intenso. Ѐ utile ed interessante sapere che la scrittrice è pure insegnante di scuola primaria dal 1994, quindi sicuramente è parecchio informata circa il mondo degli adolescenti e sull’argomento del bullismo che, purtroppo, è un tema sempre attuale.

Ciò che ho notato con piacere è che la storia viene raccontata in modo chiaro, senza sensazionalismi e senza giudizi da parte di Paola della Mariga, in modo da lasciare, a noi lettori, la libertà di parola nell’esprimerci sugli argomenti trattati. Ho anche apprezzato che la storia sia stata ambientata a Milano e dintorni, perché sono state citate zone a me molto famose e, quindi, mi sono sentito a casa.

Il comportamento sbagliato delle quattro ragazze, tra furti, litigi, atti contro le persone, colpisce parecchio, ma si notano anche le loro difficoltà nell’affrontare la vita per colpa delle proprie famiglie che hanno una grande responsabilità nei loro confronti e dei motivi per cui esse agiscono in modo aggressivo e violento.

Ho notato anche la difficoltà, secondo me, degli assistenti sociali a svolgere il loro lavoro e ciò mi è dispiaciuto parecchio, oltre ad essermi posto alcune domande.

In “Baby rosa gang” di buono e positivo c’è la bella amicizia tra le quattro ragazze che insieme cercano di combattere la dura quotidianità condita da problemi più o meno grossi. L’autrice, quindi, affronta pure il tema importante dell’amicizia e del sostegno. Ѐ un romanzo particolare con spunti interessanti in cui si nota l’impronta giornalistica della scrittrice, dato che ha ricoperto anche questo lavoro.

Durante la lettura si risvegliano nel lettore pure diverse sensazioni ed emozioni di vario genere: rabbia, paura, tristezza, delusione, ma in lontananza anche un filo di speranza appeso ad un sottile filo. Le varie scene sono descritte davvero bene e regalano una visione chiara e precisa delle situazioni narrate.

“Baby rosa gang” è un libro che a tratti fa male, ma è da leggere perché ci permette di riflettere seriamente sul problema e di farci capire l’importanza che qualcuno intervenga seriamente in situazioni del genere, inoltre è scritto molto bene. Se siete interessati all’argomento, vi consiglio allora di procurarvelo assolutamente perché vi colpirà parecchio e vi permetterà di ampliare la vostra conoscenza sul tema.

Qui sotto vi propongo l’incipit:

“Entrano perennemente, stagione dopo stagione, quattro dita di luce dalla persiana rotta della stanza di Rosaria. Quattro dita di luce che rivelano la stessa cosa che ci riserva il buio: nulla. Un letto in mezzo alla stanza, lenzuola sudice, pareti spoglie e due file di una sorta di libreria a muro, montata a grossi quadri, in cui è accatastato di tutto tranne che parole scritte. Rosaria dorme, forse.

Ma potrebbe anche essere immobile a pensare ai suoi quattordici anni passati ancora in seconda media, o alla sua assoluta trasandatezza che ben si accompagna a quelle quattro mura affidate a sua madre dalla pietà comunale. Oppure, potrebbe essere immobile a pensare alla stessa madre che in questo momento sta facendo la cameriera in un bar del paese e più tardi potrebbe rientrare portando con sé un cliente, di cui non importa il tasso di repellenza. L’importante è arrotondare il magro stipendio. Dorme, o pensa, immobile, Rosaria. Forse se dormisse e sognasse lo stimolo dei suoi pensieri e di quella poca fantasia rimasta sarebbero più qualificanti. Non lo sappiamo e non ha nessuna importanza…”

Trama

Quattro amiche adolescenti cercano di difendersi dalla fatica di vivere negli anonimi paesi dell’hinterland milanese; si portano addosso i problemi delle proprie famiglie, ma tutto sparisce quando si ritrovano nella polverosa piazzetta, dove decidono di vendicarsi. E allora scatta la ribellione sociale: furti, atti vandalici, situazioni borderline, pericolose eppure magiche. Passano le giornate a scuola solo perché obbligate, tra piccoli episodi di bullismo al femminile, assistenti sociali che non ce la fanno più, famigliari dediti alla piccola malavita o allo squallore inesorabile della loro quotidianità.

Le quattro amiche vivono tutto senza una vera cattiveria, ma con addosso l’imprinting del luogo che gli ha insegnato che bisogna difendersi per tirare avanti. Sono illegali a loro insaputa. Inconsapevoli per educazione. A loro modo diventano ciniche, nella quotidiana ricerca di piccole gioie che possano riscattare la “bruttezza” di cui sono circondate. Una “bruttezza” senza speranza.

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