Fame d’aria

Titolo: Fame d’aria

Autore: Daniele Mencarelli

Editore: Mondadori

Collana: Scrittori italiani e stranieri

Pagine: 173

Prezzo: € 19,00

Uscita: 17 gennaio 2023

Recensione

Lo si aspettava da tanto e, finalmente, è tornato in libreria Daniele Mencarelli col suo nuovo romanzo intitolato “Fame d’aria” sempre pubblicato da “Mondadori”. Dopo il successo dei suoi precedenti libri, primo tra tutti “Tutto chiama salvezza” che è anche diventato una serie tv su “Netflix”, l’autore ci propone una nuova ed emozionante storia da leggere tutta d’un fiato e sulla quale riflettere parecchio.

L’argomento trattato da “Fame d’aria” è l’autismo e i due protagonisti sono Pietro e suo figlio Jacopo che si avventurano in un viaggio che li porta a fermarsi all’improvviso in un paese a causa di un guasto all’auto.

L’autore è bravissimo a narrare la storia, e lo fa in modo intenso ed assolutamente incisivo che lascia il segno. In alcuni momenti è più duro e forte, in altri si torna alla quiete dopo la tempesta, ma dietro l’angolo si nasconde sempre l’insidia, la difficoltà, il cambio di rotta.

Le descrizioni e i dialoghi sono molto accurati, precisi, anche affilati, infatti il ritmo varia, come pure le reazioni di Pietro davanti a determinate domande, specialmente a quelle riguardanti suo figlio. Pietro è un uomo che si sente sulle spalle la grande responsabilità di accudire Jacopo con la moglie.

Ha fatto molte rinunce, ha molti debiti, si sente lasciato solo da una società che non conosce a fondo il vero dramma che vive lui e chi ha un figlio autistico. Più passa il tempo, più si sente soffocare dalla situazione, dai suoi problemi che aumentano, che si ingrandiscono, gli manca l’aria e si arrabbia con tutti, reagisce in modo aggressivo, protegge il figlio con tutte le sue forze, ma si capisce che ogni tanto ce l’ha un po’ con lui perché gli ha tolto una parte della sua vita.

Pietro ha fame d’aria, si sente soffocare, ha questo peso sulle spalle che lo sta schiacciando.

Daniele Mencarelli ci racconta, con tanta sensibilità, questa storia di grande dolore che pure noi riusciamo a percepire  leggendo le pagine di “Fame d’aria”, arriva a toccare le corde del nostro cuore e a farci venire i brividi. Ci si rattrista, si soffre insieme a Pietro, a volte si cerca di comprendere le sue brusche reazioni anche durante le conversazioni.

I dialoghi presenti nel romanzo sono davvero molto ben scritti, hanno una loro potenza con la quale si capiscono tutti gli stati d’animo. Tra i vari personaggi risulta molto interessante Gaia, alla quale avrei dato maggior spazio perché sarei curioso di saperne di più di lei e della sua vita, poi troviamo anche Agata e Oliviero. Tutti danno un tocco in più con i loro interventi e le loro azioni, permettono di restare incollati alle pagine e di seguire con lo sguardo e col cuore lo svolgersi della storia.

“Fame d’aria” mostra anche le varie debolezze dell’essere umano, ci fa riflettere con varie domande che scaturiscono durante l’attenta lettura. Ci pone davanti ad un protagonista che non ha più la sua vita, che si trova a sostenere un peso enorme che lo soffoca.

Ho apprezzato parecchio questo nuovo romanzo di Daniele Mencarelli e lo consiglio caldamente a tutti voi. Un libro che ci mostra chiaramente il problema dell’autismo, specialmente dalla parte di chi deve assistere il malato e le varie problematiche che deve affrontare in tutti i campi, a volte la mancanza di aiuto e l’essere lasciato da solo. Ci sarebbe molto da raccontare di questo libro, ma è anche giusto lasciare un po’ di mistero per darvi la possibilità di leggerlo e di farvi catturare dalle varie emozioni che nascono, dalle domande che sorgono e a cui dare delle risposta.

Vi propongo, però, l’incipit:

“È pura trasparenza, turchese e smeraldo, l’acqua di Marina di Ginosa.

Pietro cammina, poi corre perché la sabbia è rovente, ha lasciato gli amici ad arrostire sui teli per andare a prendersi una birra.

Sul bagnasciuga non si passa per quanta la gente, ammassata come i dialetti e le risa dei felici e le musiche tutte mischiate sino a farne una sola.

O nessuna. L’amore non è un fulmine.

Questo ha sempre pensato Pietro mentre per il sole di fuoco avanza con occhi semichiusi, il mare che si srotola ai suoi piedi di continuo.

L’amore non è un fulmine.

Poi vede lei.

Bianca. Di nome e di pelle. Pietro porta una mano sulla voglia di caffè che ha all’altezza del cuore, la nasconde, si nasconde.

Bianca si volta verso di lui.

Il sorriso le sparisce, resta la grazia.

Si guardano. L’amore non lo conoscevano…”

Trama

Tra colline di pietra bianca, tornanti, e paesi arroccati, Pietro Borzacchi sta viaggiando con il figlio Jacopo. D’un tratto la frizione della sua vecchia Golf lo abbandona, nel momento peggiore: di venerdì pomeriggio, in mezzo al nulla. Per fortuna padre e figlio incontrano Oliviero, un meccanico alla guida del suo carro attrezzi che accetta di scortarli fino al paese più vicino, Sant’Anna del Sannio.

Quando Jacopo scende dall’auto è evidente che qualcosa in lui non va: lo sguardo vuoto, il passo dondolante, la mano sinistra che continua a sfregare la gamba dei pantaloni, avanti e indietro. In attesa che Oliviero ripari l’auto, padre e figlio trovano ospitalità da Agata, proprietaria di un bar che una volta era anche pensione, è proprio in una delle vecchie stanze che si sistemano. Sant’Anna del Sannio, poche centinaia di anime, è un paese bellissimo in cui il tempo sembra essersi fermato, senza futuro apparente, come tanti piccoli centri della provincia italiana. Ad aiutare Agata nel bar c’è Gaia, il cui sorriso è perfetta sintesi del suo nome.

Sarà proprio lei, Gaia, a infrangere con la sua spontaneità ogni apparenza. Perché Pietro è un uomo che vive all’inferno. “I genitori dei figli sani non sanno niente, non sanno che la normalità è una lotteria, e la malattia di un figlio, tanto più se hai un solo reddito, diventa una maledizione.” Ma la povertà non è la cosa peggiore. Pietro lotta ogni giorno contro un nemico che si porta all’altezza del cuore. Il disamore. Per tutto. Un disamore che sfocia spesso in una rabbia nera, cieca. Il dolore di Pietro, però, si troverà di fronte qualcosa di nuovo e inaspettato. Agata, Gaia e Oliviero sono l’umanità che ancora resiste, fatta il più delle volte di un eroismo semplice quanto inconsapevole.

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