Buongiorno lettrici e lettori,
anche quest’anno, con grande piacere, saranno presenti sul mio blog le interviste di molti autori e autrici dei libri che ho letto, che leggerò e che vi segnalerò.
La prima intervista del 2023 ha come ospite Ettore Caputo, autore del libro “L’isola che non c’era” pubblicato da “Scatole Parlanti”.
Potete recuperare anche la mia recensione cliccando qui.
Intervista
1 – Come è nata l’idea di scrivere il tuo libro “L’ isola che non c’era”?
Sono fondamentalmente una persona timida che affida alla scrittura la manifestazione delle proprie emozioni. Leggendo un libro o guardando un film, ho talvolta immaginato una trama alternativa o un profilo diverso di un personaggio, riscontrando inconsapevolmente di avere una certa fantasia. Ho provato quindi a costruire io stesso una storia, che fosse densa di emozioni di miei ricordi di viaggio e di mete utopiche. È stato dunque un esperimento.
2 – Mi descriveresti il tuo romanzo con tre parole?
Approdo (alla meta utopica, lontana dalla frenesia dei giorni, ove essere padroni del proprio tempo), simbiosi (con il luogo, natura, abitanti), condivisione (delle proprie competenze, conoscenze, esperienze, con quelle degli uomini del luogo ospitante, in perfetta osmosi).
3 – Ci puoi indicare un pregio e un difetto di Michele?
Il pregio è senza dubbio la padronanza di sé stesso, che si traduce in cautela, sagacia, talvolta sarcasmo. Grazie a questo pregio sa affrontare la tempesta interiore contro la quale combatte ininterrottamente dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, quella meteorologica che si abbatte sull’isola e quella giudiziaria, affrontando un caso che non gli apparteneva.
Il difetto è sempre più difficile da trovare in un proprio personaggio, poiché essendo una creazione, lo si plasma, anche inconsciamente, ad un modello a cui si vorrebbe aspirare. Se il pregio di cui ho appena parlato, determinava una buona dose di sarcasmo, è forse questo il suo difetto: la sicurezza di sé lo rendeva talvolta saccente.
4 – Dove hai trovato l’ispirazione per scrivere il romanzo?
Scrivo tanto per lavoro, affrontando principalmente questioni giudiziarie, per forza di cose. Ho voluto quindi dar voce ad una scrittura per diletto, rivolta a me stesso, che partisse dalla mia essenza di investigatore, proiettata in un’epoca in cui le indagini venivano condotte sul campo, affidate all’intuito, all’esplorazione cauta e silente, ove la componente umana era al primo posto.
5 – Scaletta sì o scaletta no e come ti sei organizzato per la stesura?
Quando scrivo per diletto, lascio che la fantasia faccia la parte sua. Non ho alcuna scaletta, trama o personaggio definito. Inizio una storia e non so dove andrà a parare. Scrivo velocemente alcune pagine, poi magari abbandono il testo per giorni o settimane, poiché assorbito dalle faccende della vita. Quando la riprendo non ricordo l’evoluzione degli eventi e rileggo rapidamente la storia, per continuarla secondo i suggerimenti della fantasia di quel preciso istante. La trama avrebbe potuto essere completamente difforme, se l’avessi scritta due giorni prima o due giorni dopo. Quando era ormai matura, ho dovuto stilare una scaletta del pregresso, fissando i nomi dei personaggi che si erano materializzati.
6 – Ci puoi raccontare, se c’è, un aneddoto sul tuo libro?
Più che un aneddoto c’è un personaggio inanimato, anche molto forte, che a mio giudizio scandisce i tempi della narrazione: la tempesta. Lei si appropria dell’isola e delle emozioni di Michele, conducendolo come una dama in una danza, al ritmo delle sue coreografiche manifestazioni. Infine, soccombe quando la musica finisce, allorquando l’investigatore rivolve il caso.
7 – Sono curiosissimo di sapere se ci sarà un seguito, un altro libro con protagonista il maresciallo Michele?
Ho appena pubblicato il mio secondo romanzo: “Il tempo che resta”, diametralmente opposto al primo, essendo un fantasy storico con un passaggio del tempo di un giovane soldato della grande guerra. Il seguito è comunque in scrittura, sono voluto tornare al personaggio, che ormai è strutturato. Quindi sì nel 2023 conto di presentare al vaglio della casa editrice: “I delitti dei romanzi”. Michele nella sua isola, divenuta ormai meta turistica, racconterà una vecchia indagine da lui condotta, in cui un omicida seriale aveva innescato un gioco di morte, sfidandolo sulle tracce dei romanzi della letteratura straniera. Spero di essere all’altezza delle aspettative, mie per prime, poiché non ho alcuna velleità di scrittore: scrivo per puro diletto.
8 – Come ti descriveresti con tre aggettivi?
Romantico, patriottico, sognatore.
9 – Quali sono le tue passioni e hobby?
La mia più grande passione è senza dubbio la motocicletta, che vorrei vivere con maggior vocazione avventuriera, anziché di mero mezzo di trasporto, come invece si traduce nel quotidiano. Pratico sport, quando posso. Amo gli scacchi. La vita, lavorativa e familiare, è tuttavia molto intensa, il tempo per scrivere è di per sé risicato, lo è parimente per gli hobbies.
10 – Infine una curiosità: qual è stato il tuo ultimo libro che hai comprato e/o letto?
Ho acquistato e letto diversi libri in questo ultimo periodo, alcuni dei quali pubblicati da conoscenti ed amici presso varie case editrici; per continuità narrativa ho preso da poco “Putin” di Nicolai Lilin che ho dimenticato a casa di mio padre, dopo averlo iniziato; sto leggendo in questo momento “Niente di nuovo sul fronte occidentale” di Erich Maria Remarque, anche in virtù del fatto che ho da poco pubblicato un romanzo ambientato nella Grande Guerra. Guardando l’omonimo film tratto dal libro (successivamente alla mia scrittura) ho riscontrato delle similitudini che io avevo solo potuto immaginare nella mia fantasia.
Biografia
Ettore Caputo, nato in Svizzera nel 1973, da padre italiano e madre spagnola, di Valencia. La componente spagnola è molto forte in me. Sono un Luogotenente dell’Arma dei Carabinieri presso la quale sono in servizio da 26 anni. Mi sono laureato in scienze dell’amministrazione presso l’Università degli Studi di Siena. Prima ancora di intraprendere la vita militare ho svolto il servizio di leva nei Granatieri di Sardegna, per poi lavorare quale operaio in un’azienda locale che si occupava della produzione di serramenti in legno.
Nel 1999, al termine della Scuola Marescialli, sono stato destinato in Calabria ove sono rimasto. Amo questa terra, nella quale ho trascorso più vita rispetto a quella nel paese di origine, che porto comunque nel cuore. Ho tre figli.
Ti ringrazio molto di aver risposto alle mie domande!
Alla prossima
Gabrio