L’ isola che non c’era

Titolo: L’ isola che non c’era

Autore: Ettore Caputo

Editore: Scatole Parlanti

Collana: Voci

Pagine: 160

Prezzo: € 15,00

Uscita: marzo 2022

Recensione

“L’ isola che non c’era” è il romanzo d’esordio di Ettore Caputo (classe 1973), pubblicato da “Scatole Parlanti”.

La storia è avvincente e, man mano che si procede nella lettura, diventa anche appassionante e ricca di sfumature, inoltre è in grado di stimolare la curiosità del lettore. Infatti, si tratta di un giallo che mira a scoprire, ovviamente, il responsabile di tragiche azioni.

Ciò che ho trovato molto interessante è, prima di tutto, l’ambientazione. Infatti, Michele, il protagonista, arrivato alla pensione, si trasferisce in una piccola isola dove spera di trovare pace e tranquillità, dopo una vita passata a svolgere, molto bene, il suo lavoro di maresciallo maggiore.

Devo ammettere che ambientare la storia su un’isola ha il suo fascino e dona al libro una marcia in più fin da subito. Purtroppo per Michele, avrà pane per i suoi denti, dato che si troverà ad accettare di scoprire, se possibile, l’assassino e le motivazioni dei suoi terribili atti.

“L’ isola che non c’era” riesce nell’intento di intrattenere, in modo gradevole, gli amanti di questo genere di lettura, soddisfando le loro aspettative.

Un punto forte, a mio avviso, è Michele, perché ha una personalità carismatica ed interessante, infatti, riesce a lasciare un segno in ogni cosa che fa, ha un carattere degno di nota e, in poco tempo, si fa apprezzare da tutta la comunità diventando il punto di riferimento in quel momento difficile e tragico.

Ho letto il libro con piacere e l’ho trovato scorrevole, inoltre è riuscito a convincermi a non staccarmi dalle pagine, creando in me una certa dose di curiosità per scoprire chi si cela dietro agli atti tragici. Ovviamente chi si tuffa tra le sue pagine, si sente coinvolto e gioca a indovinare, infatti così ho fatto io. Nei gialli si cerca sempre di arrivare, prima della fine, con la risposta, ma qui non è così facile e ciò rende la lettura stuzzicante.

Inoltre, anche le descrizioni hanno un loro ruolo importante all’interno del libro e riescono a regalare significativi elementi della vicenda e delle persone.

Per quanto riguarda il ritmo, devo ammettere che Ettore Caputo ha saputo dosarlo ed utilizzarlo davvero al meglio dando vita a un romanzo che fa, anche di questo elemento, il suo pezzo forte in grado di conquistare il lettore e non mollarlo fino alla fine della lettura.

Se amate il giallo classico o comunque il genere, allora non dovete perdervi “L’ isola che non c’era”, date una possibilità a questo libro di conquistarvi.

Concludo con l’incipit che trovo molto affascinante e in grado di attirare subito la nostra attenzione invogliandoci a leggere con gusto tutto il libro:

“Non avevo scelto quest’isoletta del Mediterraneo a caso. Non era stata neanche una scelta esotica, turistica o altro del genere. Di esotico c’era ben poco in quei miseri chilometri quadrati di terraferma che il vento accarezzava d’estate e percuoteva d’inverno. Da un punto di vista paesaggistico, per via dell’architettura spontanea, aveva delle rare bellezze, non voglio anticiparle ora, la nostra storia le lascerà apparire con la calma e la magia con cui le immagini di una fotografia prendono forma nelle vaschette della camera oscura.

La scelta era stata orientata dalle letture di alcune memorie di un confinato, che sembrava aver trovato redenzione e pentimento per le sue malefatte proprio nella bellezza e semplicità di quel luogo di espiazione. In verità cercavo un nuovo inizio o, meglio ancora, l’inizio della fine: la pensione! Volevo mettere un po’ di distanza tra me e il mio passato; una distanza che non fosse determinata dai semplici confini amministrativi della terraferma…”

Trama

Michele è un maresciallo maggiore dei carabinieri in pensione che, per cercare di sfuggire agli incubi della guerra, decide di andare a vivere su una piccola isola del Mediterraneo. A due giorni dal suo arrivo, però, una terribile tempesta rende il mare innavigabile e taglia fuori gli isolani dal resto del continente. Nel frattempo, una tremenda scoperta sconvolge il paese: il cadavere di una giovane donna viene trovato all’interno dell’ossuario della chiesa.

Costretto dalla situazione, Michele assume la direzione delle indagini, facendosi aiutare dal sacerdote – un ex partigiano delle brigate cattoliche –, dal barista dell’unico esercizio pubblico – un vecchio faro della Marina militare, gestito dal suo ultimo comandante, anch’egli in pensione – e dal giovane che gli ha venduto la casa e che sta per emigrare negli Stati Uniti.

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