Un saluto a tutti voi!
Vi propongo una nuova intervista. Questa volta ho il piacere di avere come ospite Anna Vera Viva, autrice del libro “Questioni di sangue” pubblicato da “Garzanti”.
Per recuperare la mia recensione potete cliccare qui.
Intervista
1 – Come è nata l’idea di scrivere il tuo libro “Questioni di sangue”?
L’idea di scrivere “Questioni di sangue” è nata da due scoperte: la prima quella del Rione Sanità, avvenuta a distanza di molti anni dal mio arrivo a Napoli; la seconda, e forse la principale, quella della Basilica di Santa Maria alla Sanità, detta anche San Vincenzo oppure u’ Cuppulone.
L’energia e le suggestioni che questi luoghi emanavano e che io ammiravo stupefatta e incredula di averci messo tanto per scoprirli, mi spinsero a volerli come scenografia per un mio romanzo, costringendomi a creare dei personaggi che li attraversassero. E per una chiesa quale miglior inquilino di un prete? Da quel punto in poi gli altri soggetti andarono via via aggregandosi in modo così naturale che sembrava quasi fossero sempre stati lì, in attesa, e che ora rispondessero a una sorta d’appello. Quello che invece non potevo immaginare fu che, lo stesso quartiere, smise di essere un semplice palcoscenico diventando personaggio anch’esso, e protagonista indiscusso della narrazione.
2 – Mi descriveresti il tuo romanzo con tre aggettivi?
Passionale, coinvolgente, colorato.
3 – Ci puoi indicare un pregio e un difetto di Raffaele e Peppino?
Di Raffaele il pregio più grande è un senso etico straordinario, il difetto più rimarchevole, invece, l’impulsività che spesso non riesce a controllare.
Per quanto riguarda Peppino la dote principale è l’intelligenza, il difetto (sorvolando sul più ovvio e scontato timbro criminale), l’incapacità di perdere il controllo, di lasciarsi andare.
4 – Tra i vari personaggi quale è il tuo preferito o a quale sei più legata e perché?
È molto difficile per me scegliere tra i tre protagonisti, Raffaele, Peppino e Assuntina, perché sono stati partoriti con egual passione, costruiti, scolpiti e sfaccettati a tal punto che, le loro vite immaginate, nella mia testa, non hanno differenze con delle vite ricordate. Come se un parto della fantasia fosse divenuto il ricordo di qualcosa che ho vissuto personalmente. Però dovendo scegliere propenderei sicuramente per Raffaele per il solo motivo che tra tutti i sentimenti e gli istinti umani che uno scrittore può immaginare e riprodurre, ce n’è uno che non può essere inventato, la cui forma conosciamo già e che ci deve appartenere intimamente per poter essere espressa ed è il senso della giustizia, del giusto, l’etica.
Quel che è giusto per un nostro personaggio è giusto per lo scrittore. È la parte di se stesso che mette nell’opera. Dunque Raffaele possiede quello che io sento il mio senso del giusto, che per me è un senso etico che deve prescindere da tutto, dogmi della chiesa compresi.
5 – Dove trovi l’ispirazione per scrivere e quando è nata la tua passione per la scrittura?
La passione per la scrittura è nata prestissimo, in un primo tempo da lettrice onnivora e compulsiva per la quale, l’Olimpo degli Dei, era popolato unicamente da scrittori di cui ambivo emulare le gesta. Successivamente ho provato a farlo.
L’ispirazione la trovo ovunque. L’idea iniziale è piccola come una scintilla e, a me, che sono curiosa per natura e che ho tantissima voglia di conoscere il più possibile, di queste scintille se ne accendono tante. Quella giusta la riconosco subito però. Si manifesta esattamente come le altre ma, mentre le altre si accendono e restano lì da sole, quella giusta è come una potente calamita che attira e organizza intorno a sé una miriade di altre idee, delineandoti una storia che pareva essere sempre stata lì in attesa che tu l’intercettassi.
Spesso la mia curiosità mi attira verso mondi che non conosco e provo a entrarci dentro, a indagarli, li esploro per capirne il funzionamento, la sostanza, tutto quello che è lontano dall’idea preconcetta che ognuno di noi si fa di ciò che non conosce. Ho fatto questo, con le Drug Queen, con Cartomanti e Astrologi, Ebrei, Attori, e ne è sempre nato un romanzo.
6 – Scaletta sì o scaletta no e come ti sei organizzata per la stesura?
Assolutamente si, ma c’è di più. Avendo una formazione da sceneggiatrice il percorso è obbligatoriamente questo: Idea, Ricerca, Soggetto, Schede personaggi, Scaletta, Sceneggiatura, Trasposizione letteraria della sceneggiatura. È un percorso che itero per ogni romanzo e che non mi ha mai tradita, presentando dei vantaggi innegabili.
Nessun elemento, per quanto piccolo, può essere trascurato; non esistono fili sciolti ma tutti si annodano per ordire la trama; non so cosa significhi blocco dello scrittore o sindrome della pagina bianca, in quanto, nel momento in cui mi accingo a scrivere il romanzo questo esiste già, completo dei più trascurabili particolari, di tutte le scene, le ambientazioni, i dialoghi eccetera.
7 – Ci puoi raccontare, se c’è, un aneddoto sul tuo libro?
Dopo aver scritto questo romanzo volli conoscere il vero prete di quella basilica e con mia enorme sorpresa somigliava incredibilmente al mio Raffaele per il suo modo di agire sul territorio, per le soluzioni che aveva ideato per coinvolgere i ragazzi. In un primo momento mi sembrò quasi un miracolo poi, riflettendoci, capì che non c’era nulla di miracoloso ma, semplicemente, la mia idea di esercitare questa missione in modo efficace era, effettivamente, l’unico modo per esercitarla in maniera efficace.
8 – Come ti descriveresti con tre aggettivi?
Libera, giusta (credo), tenace.
9 – Quali sono le tue passioni e hobby?
Viaggiare, Conoscere. Viaggiare e conoscere. Dovunque, qualunque cosa e il più possibile.
Questa è la tavolozza sulla quale poi stendo i colori: dell’arte, della natura, della musica e delle tantissime cose che amo.
10 – Infine una curiosità: qual è stato il tuo ultimo libro che hai comprato e/o letto?
Le Cattive. Camila Sosa Villada. Bellissimo e terribile, un grande romanzo.
Biografia
Anna Vera Viva
salentina, si trasferisce a Napoli nel 1982. Scrive da molti anni ed è sceneggiatrice di docufilm e cortometraggi tra cui La consegna e Specchio delle mie brame, candidati al David di Donatello.
Le sue passioni sono viaggiare e gironzolare per musei e gallerie
d’arte contemporanea. Soggiorna spesso a Parigi e tra le montagne abruzzesi.
Ti ringrazio molto di aver partecipato.
Alla prossima!
Gabrio