Titolo: Le pianure
Autore: Federico Falco
Editore: Edizioni Sur
Collana: Sur. Nuova serie
Pagine: 230
Prezzo: € 17,00
Uscita: 16 marzo 2022
Traduzione: Maria Nicola
Recensione
Federico Falco, nato a General Cabrera (Argentina), dopo una raccolta di racconti, ci propone il suo primo romanzo: “Le pianure” pubblicato dalla casa editrice “ Edizioni Sur”.
Indubbiamente è un libro che conquista per la sua soavità, per la sua delicatezza e pacatezza. Infatti, l’autore ci coinvolge nell’avventura di Federico, il protagonista, che abbandona Buenos Aires per trasferirsi in campagna. Dopo aver letto la trama ed essendo, a volte, anche il mio sogno, ho deciso di tuffarmi tra le pagine de “Le pianure” e di farmi conquistare, sia dalla storia, che dalla penna dello scrittore. E così è stato.
Ѐ un libro che, secondo me, va letto con molta calma e in un ambiente tranquillo per potersi gustare ogni minimo passaggio ed ogni splendida descrizione, io ne sono rimasto incantato.
Federico Falco ci fa immergere, tra le altre cose, nei ricordi del protagonista anche di quando era bambino. Un altro elemento importante, che viene spesso sottolineato, è il tempo, sia quello che passa, sia per come deve essere trascorso. Inoltre, una particolarità del romanzo è il fatto che i nomi dei capitoli fanno riferimento ad un mese, seppure però, non si passa tutto l’anno in compagnia di Federico, dato che vanno da gennaio a settembre.
Anche il modo di scrivere è caratteristico, infatti, spesso ci sono tanti brevi passaggi che, a volte, ci inducono a riflettere.
L’autore, in questo suo romanzo, dà ampio spazio alla natura e così ci illustra i vari problemi a cui va incontro, per esempio, la siccità che gli provoca ansia (e vi confido che anche a me non lascia indifferente…). C’è un delicato passaggio di quando finalmente piove:
“Adesso fa fresco e piove. Piove lentamente nel mattino azzurro. Brillano come verniciate le foglie degli alberi. Zuppi d’acqua, i colori sono più vivi. Continua a piovere. Piove con calma, piove sottile.”
Come potete notare la sua scrittura è anche molto poetica, incantevole e delicata, mi ha conquistato fin dalla prima pagina e leggendo questo libro mi ha trasmesso, ogni tanto, un certo benessere interiore.
Ci racconta del suo orto, della semina e del raccolto. Inoltre, sono indimenticabili le descrizioni che fanno riferimento ai paesaggi, al panorama del posto che risvegliano i vari sensi dell’uomo.
Alcune descrizioni sono davvero illuminanti ed indimenticabili, come quello, per esempio, in cui ci racconta della prima volta che è entrato nella casa in campagna, wow è riuscito, con la sua precisa ed impeccabile capacità nel descriverla, a farmela immaginare chiaramente.
Sono tanti i momenti di riflessione che Federico Falco ci invita a compiere, tra questi c’è, per esempio, il discorso sull’importanza delle fotografie (che io adoro) che afferma essere come “collezioni di storie” e, per me, ha ragione. Altra parte interessantissima è quella che ci racconta di quando si sdraiava a leggere un libro. Mi ha colpito molto:
“… mi lasciavo cadere sul letto, accendevo la lampada sul comodino, aprivo un libro, mi sdraiavo a leggere un romanzo. La trama di un libro era una specie di protezione, di scongiuro contro quei disegni fatti solo di rigacce, tratti pigri, indecisioni. Avevo bisogno di dare alla mia vita una forma immaginaria. Leggevo perché leggere era ordine, armonia, la promessa di un terzo atto in cui tutto andava a posto, in cui tutto trovava un senso…”
Ci sarebbe ancora parecchio di cui parlarvi, ma a questo punto spero di avervi incuriositi un po’ da invogliarvi a leggere “Le pianure” di Federico Falco e di farvi conquistare dalla sua storia, dalla sua scrittura poetica, come poesia sono alcuni passaggi, e da quella sensazione particolare che si respira grazie all’atmosfera di questo romanzo.
Ve lo consiglio davvero tanto e nel caso fatemi sapere un vostro parere.
Concludo anche questa volta con l’incipit:
“In città perdiamo la nozione delle ore del giorno, dello scorrere del tempo. In campagna è impossibile. I suoni del calar della sera, gli uccelli che si sistemano sui rami, il grido dei parrocchetti, gli strilli dei chimanguitos, il batter d’ali delle colombe. Poi, di colpo, calma e silenzio. Si sente pisciare una vacca, un grosso getto che scroscia sulla terra. Un’altra vacca muggisce, lontano. Il richiamo di un toro, ancora più in là. Un abbaiare di cani. Il cielo di una notte senza luna, senza stelle.
È ora di andare dentro. La luce bianca ronzante del neon. Preparo la cena, faccio un bagno. L’acqua porta via il sudore del giorno, odore di sapone da poco, di pulito. Per quanto mi sforzi, sotto le unghie re stano piccoli grumi di terra nera. Leggo seduto sotto la lampada, gli insetti rumoreggiano al di là della zanzariera. Rospi nel portico, qualche uccello che si muove sul suo ramo, una pavoncella che grida…”
Trama
Dopo la brusca e inaspettata fine di una relazione, Federico abbandona Buenos Aires per trasferirsi in campagna: vuole ricominciare da zero, e vivere dei frutti di un orto improvvisato. La ricerca di un nuovo equilibrio passa per una riscoperta del mondo: lì le giornate iniziano e finiscono con il muoversi del sole, braccia e gambe dolgono dopo ore passate nei campi, il cibo varia con le stagioni e, come nella scrittura, quasi nulla dipende dalla volontà del narratore. Fare, ecco la soluzione, fare per non pensare, per non soffrire: rimboccarsi le maniche e affidare ogni speranza a semi e ortaggi, un paio di galline, i consigli di un allevatore sospettoso e di un collezionista di alberi. E così, a poco a poco, rinascere.
Con il ritmo e l’intensità di un diario intimo, Le pianure racconta l’essenziale: il tempo che passa, la solitudine e la vita dopo l’amore. Mescolando stralci di storia personale con ricordi di famiglia – le colline piemontesi abbandonate per fuggire dalla guerra, una nuova vita nell’immensa pianura argentina –, letture illuminanti (da Virginia Woolf a Margaret Atwood e Anne Carson) con un minuzioso resoconto della vita di campagna, Falco ci regala un romanzo onesto e ambizioso in cui ognuno troverà un po’ di sé, e nel quale semplicità e lentezza sono linfa vitale e pura letteratura.