Per sempre, altrove

Titolo: Per sempre, altrove

Autrice: Barbara Cagni

Editore: Fazi

Collana: Le strade

Pagine: 199

Prezzo: € 17,00

Uscita: 21 aprile 2022

Recensione

“Per sempre, altrove” è un delicato romanzo scritto da Barbara Cagni e pubblicato da “Fazi Editore”. Anche questo libro ha una cover molto carina, secondo me, un po’ retrò o vintage e risulta assolutamente piacevole.

Il romanzo tratta una storia particolare, non allegra, infatti diversi passaggi, a mio avviso, sono parecchio tristi ed è facile commuoversi. Indubbiamente, però, ci si appassiona e si leggono i vari capitoli con grande interesse affezionandosi ai personaggi.

La scrittura di Barbara Cagni è molto raffinata, poetica, armoniosa ed è davvero curata, riesce a gestire bene l’argomento e la narrazione senza appesantire nulla, ma rendendo tutto molto scorrevole.

L’autrice, con grande tatto ed umanità, affronta vari argomenti e diverse tematiche: il lavoro e la vita nel periodo storico in cui è ambientata la vicenda, la malattia mentale e l’elettroshock, l’emigrazione e il modo con cui vengono trattati. Oltre a tutto ciò il romanzo è pure ricco di aneddoti, di eventi e di passaggi assai interessanti che ci incollano alle pagine.

Indubbiamente “Per sempre, altrove” è completamente avvolto in un velo di tristezza e quindi, magari, non è molto apprezzato da alcuni lettori e lettrici: a loro sconsiglio vivamente di leggerlo. Se invece avete voglia di una storia istruttiva, piena di elementi interessanti, con personaggi ben caratterizzati e descrizioni dettagliate, allora “Per sempre, altrove” fa al caso vostro.

La lettura può conquistarvi il cuore e farvi amare la vicenda, anche rilassare per il ritmo tranquillo con cui è narrata e per la sua pacatezza, nonostante alcuni colpi di scena e momenti particolari. Ѐ un libro vero e schietto, si parla di affetti, di famiglia, di vita e di morte, senza girarci tanto intorno. Lo stesso titolo, secondo me, se da una parte ha in sé una dose di speranza, dall’altra fa intuire che c’è pure il retro della medaglia con le sue sofferenze.

C’è da sottolineare che le varie figure femminili ne escono molto bene, mentre gli uomini sono descritti e raccontati in un modo per nulla edificante, infatti risultano pessimi. Nonostante alcuni passaggi non propriamente allegri, le varie disavventure e il velo di tristezza di cui parlavo, il romanzo “Per sempre, altrove” riesce, grazie alla penna di Barbara Cagni, a regalarci anche un filo di speranza a cui aggrapparsi per andare avanti, per stare a galla.

Ho apprezzato davvero molto la storia, la scrittura così magnetica e curata, le descrizioni e le varie informazioni che man, mano l’autrice ci propone. Il romanzo è un tuffo nel passato che va dal 1955 del primo capitolo e si conclude nel 1963, vorrei quasi lanciarmi a dire che è così raffinato da rappresentare un gioiellino che merita di essere assolutamente letto, specialmente da chi ha vissuto in quegli anni e se li ricorda bene.

A mio avviso è uno di quei libri che, una volta letto, si prova il desiderio di tenerlo a portata di mano per rituffarsi tra le sue pagine per rileggerlo e godersi nuovamente (e magari meglio) i vari passaggi spesso profondi ed intensi narrati dalla grande penna di Barbara Cagni.

Concludo con l’incipit:

“Mandarono a chiamare mio padre una domenica mattina.

«C’è una telefonata dalla Svizzera per voi, Giovanni», esclamò Clarissa appena entrata in casa. Aveva il fiatone e le guance paonazze. Indossava un cappotto grigio, una sciarpa nera avvolta in più giri, un berretto di lana infeltrito e un paio di stivali. Mio padre le si avvicinò, le chiese chi lo avesse cercato e lei alzò le spalle. «Correte, richiamano tra dieci minuti». Si sfregò le mani livide, ci alitò sopra e girò lo sguardo verso di me, che la fissavo con il quaderno dei compiti in mano. Eravamo amiche e anche compagne di classe.

Stavamo sempre insieme; mi piaceva giocare con Clarissa perché era simpatica e mi faceva ridere così tanto che mi veniva il mal di pancia. Era la nipote del migliore amico di mio padre, anche per questo motivo era spesso a casa mia o io frequentavo la sua. I genitori le erano morti sotto una slavina quando lei aveva solo tre anni e così, di punto in bianco, era rimasta orfana e figlia unica, ed era andata a vivere con il nonno, che era vedovo già da un pezzo. Si tolse il berretto di lana, si accomodò su una seggiola e appoggiò i piedi accanto alla stufa. Le suole degli stivali erano bucate…”

Trama

È una domenica d’autunno del 1955 quando una telefonata raggiunge la famiglia della piccola narratrice della storia per avvisare che Berta, la sorella maggiore a cui è più legata e che è da poco emigrata in Svizzera, ha iniziato a dare segni di squilibrio. Il padre parte immediatamente per riportare la figlia a casa, nel piccolo paese di montagna dove il tempo trascorre lento come il Piave giù a valle e dove la comunità affronta la vita con la stessa naturalezza degli alberi del bosco, anche se con radici assai più fragili: sono sempre di più, infatti, i giovani costretti a emigrare per trovare lavoro, così come aveva fatto anche Berta, spinta da una sofferenza profonda e tutta personale.

La protagonista del libro, così, ripercorre la dolorosa vicenda della sorella ma anche tutto il prezioso mosaico di vite del paese in cui ha trascorso l’infanzia, tra gli abbracci della migliore amica Clarissa, le chiacchiere delle comari, i discorsi impegnati del padre, i balli in piazza d’estate e gli addii, purtroppo sempre più numerosi, di coloro che provano a cercare fortuna altrove.

Un’autrice nuova che affronta temi importanti con una scrittura estremamente delicata e un’amorevole cura dei dettagli: in Per sempre, altrove si intrecciano i desideri e le fragili speranze di chi parte e di chi resta, ma anche di chi non sarà più in grado di tornare indietro.

Un romanzo suggestivo che parla di distacchi e lontananza, ma anche e soprattutto una potente riflessione sull’amore, il coraggio e la solidarietà tra donne che, spesso dimenticate, sono da sempre il cuore pulsante di ogni comunità.

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