Titolo: Parola di Dante
Autore: Luca Serianni
Editore: Il Mulino
Collana: Intersezioni
Pagine: 192
Prezzo: € 15,00
Uscita: 2 settembre 2021
Trama
La Commedia di Dante non è soltanto un esempio insuperato di creazione poetica, ma anche un serbatoio linguistico che nel tempo ha riccamente alimentato il vocabolario dell’italiano. L’eredità dantesca è fatta di parole ed espressioni dalla storia diversa. Alcune resistono nella nostra lingua fino a oggi, a volte cambiando in tutto o in parte il significato.
Altre è stato Dante stesso a coniarle, o a usarle per primo in italiano. Ma in un’opera letteraria come la sua le parole non possono essere staccate dalla poesia, e così il libro si sofferma su alcuni casi esemplari, ne tratteggia il profilo in riferimento al contesto in cui occorrono e alle implicazioni di senso di cui sono portatrici. Serianni guida il lettore ad accostarsi al genio linguistico del nostro poeta nazionale.
Quarta di copertina
Parola di Dante
Da qualche anno, nei dibattiti televisivi o in presenza, si sente l’oratore di turno che non si risolve a terminare il suo intervento e dice «Un’ultima cosa e poi mi taccio». Si tratta di una lepida formula anticheggiante restata inconsapevolmente nell’orecchio dal canto di Farinata, uno dei più famosi: «qui dentro è ‘l secondo Federico / e ‘l Cardinale; e degli altri mi taccio». La memorabilità di questa clausola ha probabilmente generato questo uso imperversante, senza nessuna consapevolezza da parte di chi usa questa formula.
Incipit capitolo primo
“Che Dante sia il creatore della lingua (e della letteratura) italiana non è solo una percezione corrente, ma un dato di fatto che prescinde dall’occasione rituale del settecentenario della morte. Lingua poetica declinata in tutto il ventaglio dei suoi registri, certamente, ma anche lingua della prosa scientifico argomentativa, col Convivio.
Si può discutere in che misura la lingua di Dante sia trasparente per un lettore di oggi. Alcuni studiosi – a differenza di chi scrive e di altri¹ – considerano italiano di Dante e italiano contemporaneo due lingue diverse: da un lato deprimendo l’innegabile condivisione dei tratti fonetici e morfologici, dall’altro accentuando le differenze lessicali² e microsintattiche.
Ma anche chi ritiene che quello della continuità tra le due fasi sia un «mito da sfatare» deve riconoscere la parte decisiva e specifica avuta da Dante nello svolgimento della storia linguistica dell’italiano, in quanto l’Alighieri «è stato il primo a provare più generi, anzi è stato il primo a provare quanto» la lingua da lui adoperata «fosse duttile e predisposta, nel medesimo autore, a impieghi diversi»³…”
Biografia
Luca Serianni è professore emerito di Storia della lingua italiana alla Sapienza Università di Roma. Fra gli ultimi volumi pubblicati con il Mulino ricordiamo: «Parola» (2016); «Per l’italiano di ieri e di oggi» (2017) e «Il sentimento della lingua» (con G. Antonelli, 2019).
Indice
Introduzione
Avvertenze e abbreviazioni bibliografiche
- Lingua della Commedia e lingua di Dante
- Continuità reale e apparente
III. Parole assenti
- Parole stravolte
- I latinismi e il dinamismo linguistico
- Prime attestazioni
VII. Plurilinguismo
VIII. Pluristilismo
- Comico e tragico nelle tre cantiche
- L’arte della variazione
Indice dei passi citati
Indice delle parole
Indice dei nomi