Titolo: I quaderni botanici di Madame Lucie
Autrice: Mélissa Da Costa
Editore: Rizzoli
Collana: Rizzoli narrativa
Pagine: 295
Prezzo: € 18,00
Uscita: 6 aprile 2021
Traduzione: Elena Cappellini
Recensione
Incuriosito dalla sua presenza positiva online e dopo essere stato colpito dalla trama, ho deciso di leggere “I quaderni botanici di Madame Lucie” scritto da Mélissa Da Costa ed edito dalla casa editrice Rizzoli.
Devo ammettere che mi ha conquistato, subito dopo qualche pagina, grazie alla sua scrittura molto scorrevole, appassionante ed avvincente. Inoltre la mia voglia di continuare la lettura è stata grazie, anche, ad un paio di temi affrontati ed in cui mi sono sentito particolarmente coinvolto. Infatti la protagonista, Amande, si ritrova sola dopo la morte improvvisa del marito e si trasferisce a vivere, momentaneamente, in una casa in affitto nelle campagna francesi. Il dolore per la perdita di una persona cara l’ho provato purtroppo, recentemente, anche io e la voglia di andare a vivere fuori città, in particolare in montagna, è spesso molto presente in me.
La storia procede davvero bene e man, mano l’autrice ci propone ulteriori protagonisti che hanno a che fare con la protagonista ed aggiungono dettagli e particolari di vita vissuta.
Il romanzo, in diversi punti, tocca con garbo e delicatezza, il cuore del lettore, ma in modo molto umano senza ricercare la lacrima obbligatoria. Tutto è dosato nella maniera giusta e, ovviamente, colpisce maggiormente gli animi più sensibili.
La storia è l’evolversi degli avvenimenti, come un puzzle, in cui la protagonista aggiunge i vari pezzi per provare, tentare, cercare di tornare a galla. Inizialmente si chiude nel suo immenso doppio dolore, ma poi accade qualcosa che spinge Amande, forse senza rendersene del tutto conto, a reagire, a piccoli passi, per tornare alla sua quotidianità e a riprendere un po’ i contatti col mondo esterno. Ciò avviene grazie alla magia che le trasmette quel nuovo posto in cui si trova e, specialmente, alla nuova passione che non sapeva di possedere: la cura del giardino che le provoca sensazioni positive ed un iniziale leggero benessere.
La storia di Amande è un po’ anche la nostra quando ci accadono eventi così forti, come la morte di persone a noi molto care. Infatti questo dolce e tenero romanzo è adatto a tutti perché, essendo esseri umani, ci si sente coinvolti. Piano, piano l’autrice ci offre una mano, attraverso la protagonista, per risollevarci dal dolore (che comunque ci sarà sempre) per cercare di gestirlo al meglio, affrontandolo nel modo più giusto. Ci invita, inoltre, anche a parlare, a non tenere tutto dentro, ma ad aprirci con gli altri o anche ad esprimere ad alta voce ciò che proviamo e le nostre emozioni, anche di dolore, presenti dentro di noi. Amande è per noi un esempio dato che trova nella natura un’àncora, di salvezza a cui dedicarsi e alla quale rivolgersi.
“I quaderni botanici di Madame Lucie” ha la capacità di tenerci incollati alle pagine con la sua intensità e la sua potenza narrativa. All’interno sono diversi i passaggi che colpiscono e che ci regalano momenti ricchi di emozioni, anche se a volte tristi.
Con questo libro, Mélissa Da Costa, penso voglia mettere in evidenza e farci notare che la vita è un susseguirsi di periodi sereni e tristi, che si alternano nel corso della nostra esistenza, perché così deve andare e noi dobbiamo trovare la forza per reagire, magari dopo un momento di chiusura interiore come è accaduto alla protagonista.
Questo romanzo lo consiglio caldamente a tutti perché, oltre ad essere scritto bene e con una storia appassionante, potrebbe anche essere d’aiuto per i momenti di sconforto.
Concludo riportandovi, qui sotto, l’incipit de “I quaderni botanici di Madame Lucie”:
“La serratura arrugginita oppone resistenza. L’uomo deve forzare, togliere la chiave, riprovare. Anche qui fa terribilmente caldo. Non come in città o in pianura, ma comunque caldo. La temperatura sfiora i trenta gradi. L’uomo sbuffa, sembra riflettere un secondo, quindi dà una leggera spallata alla porta, girando contemporaneamente la chiave. Un clic: il pesante battente di legno con la vernice scrostata cede e si apre verso l’interno, verso l’oscurità e il fresco.
Probabilmente sono mesi che nessuno entra in casa. Aleggia un tenue odore di rancido, ma l’impressione sgradevole è spazzata via dal fresco che vi regna. Ventidue gradi: ho il tempo di calcolare la temperatura interna. Non di più. Perfetto. Sento l’uomo che si muove al mio fianco, posa in terra la valigetta professionale in similpelle. Tintinnio di chiavi. Se le sta infilando nella tasca dei pantaloni.”
Trama
Fuori è l’estate luminosa e insopportabile di luglio quando Amande Luzin, trent’anni, entra per la prima volta nella casa che ha affittato nelle campagne francesi dell’Auvergne. Ad accoglierla, come una benedizione, trova finestre sbarrate, buio, silenzio; un rifugio. È qui, lontano da tutti, che ha deciso di nascondersi dopo la morte improvvisa di suo marito e della bambina che portava in grembo. Fuori è l’estate ma Amande non la guarda, non apre mai le imposte. Non vuole più, nella sua vita, l’interferenza della luce.
inché, in uno di quei giorni tutti uguali, ovattati e spenti, trova alcuni strani appunti lasciati lì dalla vecchia proprietaria, Madame Lucie: su agende e calendari, scritte in una bella grafia tonda, ci sono semplici e dettagliate indicazioni per la cura del giardino, una specie di lunario fatto in casa. La terra è lì, appena oltre la porta, abbandonata e incolta. Amande è una giovane donna di città, che non ha mai indossato un paio di stivali di gomma, eppure suo malgrado si trova a cedere; interra il primo seme, vedrà spuntare un germoglio: nella palude del suo dolore, una piccola, fragrante, promessa di futuro.