Ciao lettrici e lettori,
questa settimana vi propongo l’intervista a Valentina Durante, autrice di “Enne” edito “Voland”
Se volete leggere la mia recensione, potete cliccare qui.
Intervista
1 – Come è nata l’idea di scrivere il tuo libro “Enne”
Spesso le storie nascono da sollecitazioni esterne anche banali (un evento di poco conto, un articolo di cronaca…), che funzionano da richiamo per qualcosa che sta dentro di noi, un pensiero che non ha trovato ancora la forma e la forza di esprimersi. Nel 2016 mi è capitato di leggere su un quotidiano la storia del primo codista d’Italia, un uomo che, perso il lavoro, si era reinventato come tuttofare: una sorta di “professionista a ore” che si metteva in coda negli uffici pubblici per conto di altri. Ho trovato la notizia curiosa e ho cominciato a pormi domande: cosa significa farsi carico della parte frustrante e vuota della quotidianità altrui? E quanta vita è nascosta, quali storie, in quelle spedizioni e in quei documenti che un codista tiene in mano come se fossero suoi ma che gli restano inaccessibili?
2 – Mi descriveresti il tuo libro con tre aggettivi?
Meticoloso, strutturato, immaginifico.
3 – Un pregio e un difetto del protagonista?
I difetti sono certo più evidenti dei pregi e il più evidente di tutti è l’ossessività. Il pregio è un rigore intellettuale che non sacrifica nulla all’immaginazione.
4 – C’è un evento nel libro che hai particolarmente amato scrivere?
Ho amato scrivere tutte le immaginazioni al futuro, per i contenuti ma soprattutto per la forma: è insolito trovare narrazioni che poggiano su questo tempo verbale per lunghe porzioni di testo.
5 – C’è un messaggio che vorresti far arrivare ai tuoi lettori?
Secondo il modello di Jakobson, è “messaggio” tutto ciò che viene inviato da un mittente a un destinatario della comunicazione. In questo senso, che prendo per buono, considero “messaggio” tutto ciò che è libro e nel libro; e spero che arrivi al lettore nel modo migliore, ossia con una forza sufficiente a lasciare qualcosa (anche poco, eh).
6 – Puoi anticiparci se hai in progetto un altro libro?
Ho un romanzo finito, ora in mano alla mia agente, e un romanzo in lavorazione, che resterà tale ancora per qualche tempo (spero né troppo né troppo poco).
7 – Come ti descriveresti con tre aggettivi?
Introversa, empatica, intellettualmente mobile.
8 – Ci puoi raccontare, se c’è, un aneddoto sul tuo libro?
Subito dopo l’uscita di “Enne”, mi ha intervistata la giornalista di un quotidiano nazionale, per la sezione “Cultura” del dorso veneto. Mi ha chiesto, come hai fatto anche tu, della genesi dell’opera e io ho dato la stessa risposta che ho dato a te. Ed è stato spassoso scoprire che era stata proprio lei a scrivere di quel codista! Un vero cortocircuito fra realtà e finzione, come nel mio romanzo e a proposito del mio romanzo, quasi una mise en abyme.
9 – Quali sono i tuoi autori e libri preferiti: puoi citarmene un paio?
Non ho uno o più autori preferiti perché sono incostante; mi sposto a seconda di ciò che sto vivendo e scrivendo. Ci sono testi ai quali faccio spesso ritorno, e mi accorgo che sono più spesso poesia che prosa: T.S. Eliot (Il canto d’amore di J. Alfred Prufrock e La terra desolata), Elio Pagliarani (La ragazza Carla), alcune poesie di Antonio Porta, Giovanni Giudici, Anne Sexton e Sylvia Plath. Quanto alla prosa, rileggo Giulio Mozzi, che è stato ed è tuttora per me un maestro. E ho una grande ammirazione per il modo in cui è riuscito a essere scrittore Giuseppe Pontiggia.
10 – Infine una curiosità: qual è stato il tuo ultimo libro che hai comprato e/o letto?
L’invenzione della solitudine di Paul Auster.
Biografia
Valentina Durante (Montebelluna, 1975) è copywriter e consulente di comunicazione freelance. Ha pubblicato due romanzi: La proibizione (Laurana, 2019) ed Enne (Voland, 2020). Suoi racconti sono comparsi nelle riviste Altri Animali, Leggendaria, L’ircocervo e Vibrisse e nella raccolta Polittico (Caffèorchidea, 2019). Dal 2019 collabora con la Bottega di narrazione di Giulio Mozzi, dove segue in modo particolare i rapporti fra scrittura e arti figurative.
Grazie di aver partecipato all’intervista.
ciao
Gabrio