Riccardo, la pandàfeche ed io

Titolo:  Riccardo, la pandàfeche ed io

Autrice: Gaia Micolucci

Editore: Robin Edizioni

Collana: Libera mente

Pagine: 360

Prezzo: € 18,00

Uscita: 29 aprile 2019

 Recensione

Quella narrata da Gaia Micolucci nel suo libro “Riccardo, la pandàfeche ed io” è una storia molto importante e racconta anche il sentimento, ma non melenso, ci invita a riflettere sul tema affrontato. La penna della scrittrice scivola leggiadra sulle pagine e ci intrattiene con le sue precise descrizioni ed i protagonisti che appaiono molto veri, reali. Tutto ciò mi ha permesso di apprezzare molto la lettura di questo romanzo, infatti la narrazione, che risulta essere molto scorrevole ed appassionante, mi ha conquistato e travolto.

Per prima cosa sono andato a informarmi sul termine “pandàfeche“ e ho scoperto ciò:

 La pandàfeche, o pantafa, è una manifestazione onirica, diffusa nell’immaginario della cultura marchigiana e abruzzese. Si tratta di una paralisi nel sonno in cui il soggetto è in condizione di dormisemiveglia; la sensazione di soffocamento è accompagnata dalla visione di una figura spettrale delle fattezze di una donna, collocata al fianco o al di sopra del dormiente.

Uno dei due protagonisti ha un carattere che lo spinge a maturare e, per il suo bene, occorre che ciò avvenga il prima possibile, data la situazione che sta vivendo e che la società, purtroppo, gli impone.

Si respira molta insofferenza, a volte indecisione e difficoltà nel poter essere se stessi, ma pure voglia di vivere ed amare.

Tutto è incentrato anche su temi molto importanti e, purtroppo, maledettamente attuali. Tra questi, il principale, è la lotta contro l’omofobia. Infatti, l’omofobia (e ripeto intenzionalmente la parola) sembra non placarsi, ma essere sempre presente, per colpa del modo di pensare di alcune persone che non permettono, a chi si innamora di una persona del proprio sesso, di vivere serenamente.

Questo romanzo, scritto in modo semplice e chiaro, da Gaia Micolucci risulta essere, secondo me, un chiaro e forte segnale di allarme contro questo tema ancora troppo presente.

La scrittrice, con la sua penna, ci racconta, specialmente nella prima parte, gli aspetti negativi nella società di gente omofoba. Il togliere la libertà a qualcuno è semplicemente destabilizzante, inumano e dimostra quanto alcune persone siano egoiste. Infatti non si rendono conto dei danni gravi che possono arrecare e delle ferite che non sempre è detto guariscano.

Gaia Micolucci con “Riccardo, la pandàfeche ed io” vuole, a mio parere, dare una mano a combattere l’omofobia e lo fa in modo educato, gentile, ma diretto. Il romanzo ci aiuta a capire meglio molti temi e molte situazioni.

Sicuramente è una storia istruttiva e costruttiva che può essere interpretata, secondo me,  in modi diversi a seconda degli individui che leggono il libro e dal loro vissuto personale. Si può, infatti, essere molto presi e coinvolti fino alle lacrime, o anche solo entrare nella vicenda facendosi aprire, si spera, sia gli occhi, ma anche il cuore.

Questo lavoro di Gaia Micolucci è illuminante e serve pure a dare una mano alla comunità LGBT in modo deciso. Consiglio a tutti di leggere “Riccardo, la pandàfeche ed io”, dai più giovani, agli adulti, perché è una lettura sicuramente utile, scritta bene, scorrevole e che può arrivare al cuore e alla mente. Non per nulla, la collana di cui fa parte questo libro, si chiama “Libera Mente”.

Qui sotto concludo con l’incipit:

 “Ancora oggi, a distanza di decenni, ho un ricordo piuttosto vivido della prima volta che mi capita di sentire un insulto omofobo. Avevo circa sei anni, ero a cena con la mia famiglia e, come da protocollo, il televisore era sintonizzato sul telegiornale della sera. A essere sincero, non ricordo con precisione la notizia che passò in quel momento, ma dopotutto non ha molta importanza la notizia in sé, quanto piuttosto la reazione di mio padre..”

 Trama

Nato in un paesino dell’Abruzzo circondato da foreste e montagne, Victor è un ragazzo semplice: frequenta l’ultimo anno del Liceo Scientifico, ama la natura e giocare a calcio. A causa dell’educazione ricevuta, soffre di un’omofobia talmente interiorizzata che il solo pensiero di poter “diventare” gay lo terrorizza. Per questo non riesce a capire né ad accettare ciò che prova per il suo amico d’infanzia, Riccardo: un ragazzo che ha imparato a vivere la propria omosessualità molto più serenamente.

Tentare di reprimere la propria natura è doloroso e frustrante, eppure può sembrarci l’unica scelta ragionevole, quando la paura ha la meglio sul nostro spirito. La resa dei conti, tuttavia, è inevitabile: prima o poi, dobbiamo confrontarci con i nostri errori e le nostre ansie. A quel punto, abbiamo due possibilità: continuare a sbagliare, oppure crescere e smettere di mentire a noi stessi.

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