Titolo: Come arcipelaghi
Autrice: Caterina Perali
Editore: Neo Edizioni
Collana: Dry
Pagine: 171
Prezzo: € 16,00
Uscita: 2 ottobre 2024
Recensione
Caterina Perali è tornata in libreria per chiudere la trilogia della “casa di ringhiera” col suo nuovo libro, pubblicato da “Neo Edizioni”, intitolato “Come arcipelaghi”. I precedenti sono stati “Crepa” e “Le Affacciate”. Non dovete però preoccuparvi perché si possono leggere anche separatamente, come ho fatto io; infatti, ho iniziato da quest’ultimo suo romanzo e non ho avuto problemi per quanto riguarda la comprensione dei personaggi e della storia che mi è piaciuta molto!!!
Il romanzo inizia subito in modo molto incisivo e forte, infatti attira immediatamente l’attenzione del lettore. Le protagoniste principali sono due: Jean, che sta con Carlo, ma in due città diverse, infatti lei a Milano e lui a Roma, e poi Chiara che arriva nel condominio milanese con tutti i suoi scatoloni e con un suo sogno da realizzare.
Jean cura una rubrica su Instagram che risulta molto seguita (e un po’ mi ci sono ritrovato se penso alle mie interviste e alle varie dirette che faccio su quel social), mentre Chiara vorrebbe diventare una mamma single.
“Le relazioni dovrebbero essere punti di incontro nell’universo dell’altro. Siamo arcipelaghi, non isole, per questo la mia Rubrica di Sostegno Generico funziona: è un approdo per profughi dell’anima, uno scalo per un altrove lontano, una possibilità di relazione tra tante solitudini connesse. Una carezza. A volte un pugno…”
Caterina Perali, con un’ottima scrittura incisiva, scorrevole ed avvincente, ci intrattiene toccando varie tematiche importanti ed attuali. Infatti, c’è il tema dell’amicizia, come quella che nasce tra le due protagoniste, che diventa sempre più forte, aiutandosi a vicenda, specialmente Jean sta vicino a Chiara nel suo percorso per tentare di diventare madre.
La maternità è un altro tema che fa riflettere molto entrambe e sul quale hanno desideri diversi.
Il lettore segue con attenzione e pathos le varie vicende. Ci sono momenti di gioia e di tristezza, di delusione e di entusiasmo, proprio come è la vita, fatta di alti e di bassi. Una storia delicata, profonda e che porta il lettore a riflettere sul tema principale della maternità, specialmente quella per una donna single.
“Come arcipelaghi” mi è piaciuto anche perché mi sono sentito a casa; infatti, l’autrice ha deciso di ambientare la storia a Milano, la mia città, e nel corso delle pagine ha citato varie zone e varie vie che conosco bene; quindi, è stato davvero piacevole leggere questa storia pure per questo motivo.
Il romanzo è, inoltre, carico di emozioni e di sentimenti, anche contrastanti, che provano non solo le protagoniste, ma che percepiamo pure noi lettori. Infatti, vi invito a leggere “Come arcipelaghi” per provare tutto ciò sulla vostra pelle.
Durante la lettura sono parecchi gli spunti su cui riflettere e sui quali sorgono domande, inoltre ci sono diversi passaggi interessanti che colpiscono l’attenzione di chi legge. La stessa Jean è portata a riflettere su alcuni punti essenziali della sua vita.
Se desiderate una lettura che vi faccia riflettere su un tema attuale ed importante come quella della maternità, se volete leggere un romanzo schietto e sincero, scritto molto bene, in cui anche il tema dell’amicizia tra due donne è al centro della storia, allora “Come arcipelaghi” è quello giusto per voi.
Qui sotto vi propongo l’incipit:
“Sperma era una parola che non sentivo da tempo. Sicuramente in campo medico o pornografico era più frequente che nella mia vita, ma se dal secondo piano non avessero urlato «mi basta il suo sperma!» avrei pensato fosse caduta in disuso, come musicassetta o ramanzina.
Teresita, l’ex cartomante bionda sempre vestita animalier, avrebbe usato di certo un’espressione più colorita; Adele, che le abita di fronte, è troppo raffinata per uscite del genere, e Svetlana, che con la signora Adele ci vive, ha un accento da film di Kusturica che riconoscerei dappertutto. Anche la rossa della coppietta radical chic del terzo piano, non avrebbe urlato “sperma” in un contesto culturalmente così pop, avrebbe optato per “seme”.
È stato per sottrazione che ne ho riconosciuto la provenienza…”
Trama
Jean, che dice di avere la nonna marsigliese, vive in un condominio di ringhiera a Milano. Cura una rubrica molto seguita di “Sostegno Generico” su Instagram. Ha 40 anni, lavora da casa e una mattina sente gridare dal ballatoio: «Mi basta il suo sperma!»
È così che conosce Chiara, la nuova inquilina, single e decisa a diventare madre, in Spagna, perché in Italia a lei non è concesso. L’incontro per Jean è detonante: da un lato la scoperta di un mondo taciuto, dall’altro uno sguardo nuovo su tutto ciò che la circonda, compresa la relazione con Carlo che da anni vive serenamente a distanza.
E mentre una costellazione di affetti si costruisce attorno alle due donne, in un andare tra Milano e Valencia, Jean si interroga sul presente sospeso di un’intera generazione, sul concetto di genitorialità, su come certe convinzioni possano rinnovarsi.