Titolo: Il viaggio del divano letto

Autore: Pierre Jourde

Editore: Prehistorica

Collana: Ombre lunghe

Pagine: 240

Prezzo: € 18,00

Uscita: 3 maggio 2024

Traduzione: Silvia Turato

Recensione

Pierre Jourde, nato nel 1955, autore dei libri “La prima pietra”, “Paese perduto” e “Il Tibet in tre semplici passi” di cui trovate le recensioni sul mio blog tutti pubblicati con “Prehistorica”, è tornato in libreria con “Il viaggio del divano letto” sempre con la stessa casa editrice.

“Il viaggio del divano letto” di Pierre Hours è un romanzo che combina umorismo, avventura e permette anche di riflettere sulle relazioni umane.

La storia ruota attorno a un divano letto, un oggetto apparentemente normale, che diventa il protagonista di una serie di eventi particolari e di incontri inaspettati. Infatti i tre protagonisti, tra cui due fratelli, ricevono il compito dal padre di trasportare un divano dopo la morte della nonna.

Durante il viaggio si affrontano vari argomenti, si percepisce un po’ di nostalgia, di desiderio per ciò che ci si aspetta, oltre a riflettere sugli affetti familiari.

Sia loro che i lettori percepiscono diverse emozioni, inoltre i tre personaggi si confrontano sul passato e sulle loro aspirazioni.

Ciò che colpisce moltissimo è sicuramente la scrittura di Pierre Jourde che è molto vivace, parecchio ironica e coinvolgente, tutto ciò è, a mio avviso, il punto forte del libro. Inoltre, l’autore è davvero bravo ad unire i periodi di leggerezza con i momenti di riflessione più intensi, ma pure i dialoghi sono brillanti, elettrizzanti e movimentati che si intrecciano nel modo migliore.

Il romanzo si snoda in una serie di avventure e con un ritmo vivace che tiene il lettore attaccato alla storia curioso di scoprire come procede, oltre a fermarsi per riflettere sui vari argomenti affrontati.

Chissà se il divano può essere usato anche come metafora per quanto riguarda i rapporti umani e le varie relazioni… è un dubbio che viene durante la lettura.

“Il viaggio del divano letto” è sicuramente un romanzo originale e particolare, è un mix di avventura e di introspezione che riesce ad intrattenere anche in modo costruttivo.

Se volete leggere, quindi, un romanzo che vi faccia anche viaggiare oltre che avvincente allora questo ultimo lavoro di Pierre Jourde fa per voi.

Qui sotto trovate l’incipit:

“Mia nonna è morta in piena forma. Morta di quella che chiamano una bella morte, nel lezioso appartamentino che occupava all’interno di una lussuosa casa di riposo, a Santeny, nella Valle della Marna, inserita in un ampio parco alberato, vero “gioiellino della natura”, come dice il sito della struttura. Un mattino, dentro a quel gioiellino della natura, hanno ritrovato la mia antenata con il naso nelle fette imburrate della colazione, alla venerabile età di novantatré anni e risparmiata da infermità degne di nota. Se n’è andata di colpo, senza sofferenze e senza agonia. Come suo padre. Una morte, in breve, che ha molto di una grazia. Mia nonna si è vista offrire dalla vita quest’ultimo regalo nonostante quel suo zelo meticoloso nell’avvelenare l’esistenza di mia madre sin dall’infanzia…”

Trama

Alla morte della madre, che non l’aveva mai davvero amata, riceve in eredità un divano letto particolarmente brutto. Incarica quindi i due figli e la nuora di trasportare la reliquia dalla banlieue parigina fino alla casa di famiglia, in Alvernia – nel cuore del Massiccio Centrale. Durante questa traversata della Francia in furgone, i tre accompagnatori si scambiano ricordi mentre altri oggetti, non meno ridicoli e ingombranti del divano, finiscono per occupare un posto determinante.

Tramite la storia del divano e di questi oggetti è tutta la storia della famiglia a essere raccontata, così come la relazione stretta e conflittuale tra i due fratelli. Ruotando attorno alla figura della madre, prende corpo una narrazione giubilante, ora esilarante ora feroce nella descrizione di certe nevrosi familiari, colma di ruvida tenerezza, di comica collera, d’irridente erudizione.