Ciao lettrici e ciao lettori,
oggi ho il grande piacere di proporvi l’intervista a Marta Giarrizzo, autrice del libro “Volevo solo giocare” pubblicato da “Pathos edizioni”
Se volete leggere anche la mia recensione, la trovate qui.
Intervista
1 – Chi è Marta Giarrizzo e che tipo di scrittrice sei?
Marta Giarrizzo è una ragazza di ventisei anni che si divide tra il dipartimento di Farmacia dell’università di Torino e, nel tempo libero, la scrittura.
Non riesco ancora a definirmi una vera e propria scrittrice, ma metto nero su bianco le idee che mi vengono, cercando di farne uscire qualcosa che abbia un filo logico, ma soprattutto che possa lasciare anche un piccolo spunto di riflessione.
2– Come, o da dove, è nata l’idea di scrivere il tuo libro “Volevo solo giocare” sdoganando un tema così importante?
“Volevo solo giocare” è nato nell’estate del 2021 durante gli Europei, in cui abbiamo visto l’Italia vincitrice. Ricordo che la scintilla nella mia testa è partita a seguito di una polemica che ha visto coinvolta la nazionale tedesca. Gran parte della squadra della Germania si era vista sostenitrice dei diritti LGBTQ+ anche in campo, e la UEFA aveva contestato loro qualsiasi forma di schieramento a riguardo. In quel momento ho pensato a come ancora in un contesto sportivo, ma soprattutto maschile, sia difficile parlare di questi argomenti e che mi sarebbe piaciuto far vedere a più persone possibili che l’omosessualità nel calcio, e nello sport in generale, non compromette in alcun modo la bravura del giocatore e la sua interazione con altri compagni di squadra.
3 – Mi descriveresti il tuo romanzo con tre aggettivi?
Semplice, riflessivo, verde. Quest’ultimo aggettivo non si riferisce soltanto alla copertina del libro, ma racchiude tanto, dalla cosa più semplice come il colore dei campi da calcio, alla speranza di un futuro diverso.
4 – Un pregio e un difetto di Alessandro e com’è in generale di carattere?
Il pregio di Alex potrebbe essere la tenacia, nonostante tutto ciò che gli accade in quell’anno pieno di alti e bassi (soprattutto bassi), lui continua a stare in piedi. Il difetto è sicuramente l’egocentrismo: molto spesso pensa a se stesso, senza dare peso alle conseguenze.
In generale è un ragazzo molto dolce con la sua famiglia, molto concentrato sul suo lavoro, ma riesce a distrarsi facilmente se un pensiero gli occupa la mente più del dovuto.
5 – Quanto ci hai messo per scriverlo e come ti sei organizzata?
La stesura è durata in totale un anno intero. Non avevo una tabella di marcia da seguire, quando la lampadina nella mia testa si accendeva cercavo di buttare giù ogni parola. Ci sono state settimane molto produttive, come la prima in cui ho scritto dieci capitoli, ma ci sono stati mesi in cui non riuscivo neanche ad aprire il documento sul computer.
6 – Quali difficoltà hai riscontrato durante la stesura?
Non ho avuto particolari difficoltà, proprio perché scrivevo nei momenti in cui l’idea di un particolare momento della storia si materializzava nella mia testa. Solo in alcuni momenti, quelli in cui non scrivevo nulla, mi mettevo un po’ di pressione da sola per riuscire a trovare alcuni incastri che non provocassero buchi di trama o incongruenze.
7 – Hai ricevuto critiche? Chi invece ti ha incoraggiato a proseguire nella scrittura del libro?
Fino a ora non ho ricevuto critiche, ma non escludo che non ci possano essere in futuro. Ci sarà sempre qualcuno che non condividerà delle idee o a cui non piacerà il mio stile di scrittura.
A incoraggiarmi è stata sempre la mia migliore amica che ha seguito ogni sviluppo di questa storia. Leggeva ogni capitolo, a mano a mano che lo scrivevo, e alla fine mi chiedeva sempre il seguito. Quando ho finito tutta la stesura è stata lei a convincermi per sottoporre il manoscritto a una casa editrice. Ho seguito il suo consiglio, ma ero abbastanza convinta che nessuno avrebbe mai accettato di pubblicare il mio romanzo. Invece, tutto ha superato le mie aspettative e mi sono ritrovata in un battito di ciglia al Salone del Libro con la copia cartacea del mio romanzo tra le mani.
8 – Ci puoi raccontare un aneddoto in particolare?
Riguardo al romanzo ne potrei raccontare diversi, ma quello che più mi è rimasto impresso riguarda il primo libro che ho firmato. Sul retro ho voluto riportare una frase estrapolata da un’intervista di Claudio Marchisio, così quando ho saputo che faceva un evento a Torino ci sono andata per regalargli una copia. Quando mi sono trovata davanti a lui, l’emozione era così forte che non riuscivo quasi a parlare. Alla frase “mi farebbe piacere regalartene una copia”, lui mi ha guardato sorpreso e ha risposto “Io pensavo solo che lo volessi firmato, allora puoi firmarmelo tu”. A quel punto la persona sorpresa ero io. Posso, quindi, dire che il mio primo “autografo” l’ho fatto a una persona famosa.
9 – Come ti descriveresti con tre aggettivi e quali passioni/hobby hai nel tempo libero?
I tre aggettivi sono sicuramente: introversa, razionale e disordinata.
Oltre alla lettura e alla scrittura, seguo gli sport, in particolare calcio, formula 1 e pallavolo. Quando ci sono delle belle giornate mi piace andare in giro a scoprire nuovi scorci di Torino e visitare musei, per fortuna questa città ne è piena.
10 – Infine una curiosità: qual è stato l‘ultimo libro che hai comprato e/o letto?
Al salone ho comprato un paio di libri, non ricordo quale sia stato l’ultimo tra quelli, ma l’ultimo che ho letto è stato “Un animale selvaggio” di Joël Dicker, autore che ho avuto piacere di incontrare a questo Salone del Libro 2024.
Biografia
Marta Giarrizzo nasce il 6 gennaio 1998 a Enna, a 19 anni si trasferisce a Torino per iniziare gli studi in Farmacia all’Università degli Studi di Torino. È una scrittrice esordiente, ha mosso i suoi primi passi su Wattpad e da pochi anni si cimenta principalmente nel genere new adult. Ha scritto un racconto intitolato “Josephine” che è stato pubblicato nell’antologia “I segreti di Torino” edito da Rudis Edizioni. Nel 2023 ha pubblicato un romanzo di genere new adult con la casa editrice Pathos Edizioni dal titolo “Volevo solo giocare”
Grazie di aver risposto alle mie domande
Gabrio